La mano di Gary era tesa verso Hayley, il palmo rivolto verso l'alto che attendeva di essere riempito.

«Hayley, ti ho detto di darmi le chiavi.»

«No!» replicò la ragazza nascondendole dietro alla schiena.

«Dannazione, devo andare! Smettila di comportarti come una bambina?»

«Una bambina... Io?»

«Non ho le forze per discutere con te in questo momento.»

«Appunto, non ne hai», precisò Hayley. «Cosa conti di fare, Gary? Credi di essere magicamente guarito dopo la telefonata del tuo amico? Guardati, ti reggi a malapena in piedi.»

Era vero. Da quando Root gli aveva rivelato ciò che lui e Corvini avevano scoperto a Pentwater, i suoi pensieri, il corpo e l'intero mondo avevano cominciato a tremare, scossi da un terremoto improvviso per cui nessuno sarebbe stato preparato. Una parte di lui si rifiutava di credere alle parole di Root, ma un presentimento sinistro gli suggeriva che avrebbe fatto meglio a prendere atto che, alle volte, la realtà è un incubo da cui non ci si può destare. Gary si sentiva stanco, come se tutti i timidi progressi compiuti dal suo corpo in quei giorni fossero stati avvelenati da Greyson e il segreto che aveva nascosto a un'intera città. Anzi, due. In quel momento, tutta la sua volontà era impiegata nell'evitare di crollare in ginocchio e vomitare. Non poteva permettersi di dimostrarsi più debole di quanto già non fosse, doveva convincere Hayley a prestargli la sua automobile. Così avrebbe potuto...

Gary ritrasse la mano. Già, qual era il suo piano? Correre a casa di Greyson per metterlo con le spalle al muro? Dimenticava che c'erano due bambine in quella casa e non era sicuro di essere in grado di proteggerle. Anzi, con ogni probabilità le avrebbe soltanto messe in pericolo. Più di quanto non fossero già. Aveva bisogno dell'aiuto della polizia, non poteva agire da solo.

«Sei rinsavito?» domandò Hayley. La sfida nel suo sguardo non era svanita. Qualunque espressione Gary doveva avere stampata in faccia, era chiaro che non si fidasse. Fino ad allora non aveva fatto altro che dimostrarle quanto fosse cocciuto, dopotutto.

«Devo parlare con Franklin», mormorò. Il pensiero era sfuggito dalla sua mente e si era fatto strada fino alle labbra senza che se ne accorgesse. Vide Hayley pietrificarsi come se le avesse appena lanciato un incantesimo.

«Tu devi... cosa?» balbettò. «Gary, tu hai perso la ragione! Franklin ti sbatterà in prigione non appena vedrà la tua ombra, se non peggio. Credi davvero che abbia voglia di sedersi a fare quattro chiacchiere con te?»

«Non penso di avere altra scelta.»

«Sono sicura che ci sia qualcosa di meglio di un suicidio. Dannazione, Gary, si può sapere che cosa sta succedendo? Che cosa ti ha detto quell'uomo al telefono di così sconvolgente da farti perdere la testa? Cosa diavolo è accaduto in Michigan?»

«Non posso dirtelo, Hayley», si scusò Gary. «Non questo. Se credevo di metterti in pericolo prima, adesso ho la certezza che raccontandoti la verità avrai una sentenza di morte sulla testa, proprio come è successo ad Alec.»

Hayeley era frastornata (benché continuasse a tenere le chiavi dell'auto al sicuro dietro la sua schiena), lo fissava con occhi sgranati e colmi di interrogativi. Sino ad allora lo aveva visto calmo, riflessivo, cauto, e negli ultimi giorni perfino abbattuto e inquieto. Adesso però, per la prima volta, sapeva di apparirle come un bambino terrorizzato dal buio. In fondo, era proprio così che si sentiva.

«Tu credi che non dirmi nulla e lasciarmi vivere nella paura sia davvero la decisione più saggia?» gli chiese.

«Non lo so. Vuoi che ti dica che so cosa è giusto per te? Mentirei, ma farò di tutto per evitare che un pazzo ti faccia del male.»

Il segreto di Ted GreysonWhere stories live. Discover now