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John quando vide Peggy a quattro zampe tenuta al guinzaglio dalla madre gli vennero gli occhi lucidi per l'emozione.

A piccoli passi si avvicinò a lei che appariva sicura di sé e fermamente convinta che a quella ragazzina servisse subito una lezione per il male che aveva procurato alla sua famiglia.

John le diede la bacchetta di bambù e sua madre la guardò attentamente prima di umiliare di nuovo Peggy.

Peggy spiegami cosa doveva fare mio figlio con questa bacchetta, spiegami come volevi che avvenissero le sessioni che ti portavano ad eccitarti e a farti scopare da mio figlio, squallida pervertita che non sei altro?

Peggy a testa bassa colpevole di ogni cosa guardò John per un attimo prima di esporre tutte le violenze che aveva subito, stando alla destra di sua madre portando il suo sguardo sui piedi di lei perché profondamente a disagio.

Lui usava la bacchetta se non obbedivo ed io apposta evitavo di farlo, lui mi obbligava a compiere lunghi giri a quattro zampe per mettermi in difficoltà e ogni tanto mi puniva perché non ero abbastanza veloce.

Vuoi fare un po' d'esercizio?

Peggy alzò lo sguardo incrociando gli occhi di Evelin. Dicendo di no. Perché davvero non se la sentiva.

Suppongo che invece sia un si il tuo giusto? Rispose la donna con un sorriso cattivo sulle labbra.

Peggy che non aveva scampo tornando a guardare il pavimento e le sue mani si arrese, doveva essere docile e disponibile per compiacere John prima di tutto e dimostrare a sua madre che era ciò che desiderava.

Si signora vorrei fare un po' di esercizio in realtà.

Padrona devi chiamarmi e dovrai chiamare così anche mio marito e naturalmente John Junior.

Si padrona. Disse tristemente oramai divenuta di proprietà di quella famiglia, consapevole che non sarebbe più tornata indietro.

John aspettaci in casa. Disse con autorità la donna dando il primo strattone al guinzaglio.

Aspettaci in casa? Pensò Peggy capendo che sarebbero uscite, dicendolo per errore a bassa voce.

Si usciremo a fare due passi cara mia, vediamo se ti schiarisci le idee sul fatto di aver aspettato tutto questo tempo per raccontare la verità.

Le diede un nuovo strattone tornando sui suoi passi seguita dalla gattina per infilare i piedi nelle ciabatte da camera grigie e poi un altro ancora, avvicinandosi alla porta sempre seguita dalla giovane ragazza ed infine la aprì trascinandola fuori sull'erbetta fresca.

Camminando soavemente a testa alta portandosi dietro la povera Peggy le fece fare tutto il giro della casa senza dire una parola impiegandoci quasi cinque minuti, mentre Peggy piangendo in silenzio la seguiva mettendo una mano davanti all'altra strofinando le ginocchia ed il dorso dei piedi e quando la donna si accorse che strofinava anche i piedi le diede una bacchettata sul sedere, forte ma non come faceva John, facendola gridare per la sorpresa ed il dolore inaspettato, obbligandola quindi a chiudere gli occhi e a contrarsi per alleviare il dolore.

Bella mia, non mi interessa se strofini le ginocchia ma, i piedi li voglio alti, non devono toccare l'erba e nemmeno il pavimento di casa mia. Disse alzandole il mento con la bacchetta con sempre quello sguardo severo in volto.

Peggy sollevò i piedi portandoli più in alto che poteva, quasi posando i talloni sulle proprie natiche, obbedendo prontamente e togliendosi le lacrime dagli occhi.

Brava, vedo che sei pure obbediente, vedo che ti piace obbedire senza lamentarti, adesso facciamo un altro giro o sei già stanca?

Peggy con ancora le lacrime agli occhi rispose come doveva. Facciamo un altro giro padrona, va bene.

Sottomessa per sempreOù les histoires vivent. Découvrez maintenant