Ritorno alla "realtà"

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Rosa 

Intorno a me sento il vuoto. Solo un silenzio.

Forse dura un secondo o forse un'ora.

Non sento niente, neanche il proiettile che mi ha sfiorato la spalla.

"Ti amo Carmine", le ultime parole che il mio cuore ha detto prima di cadere.

"Tarantè, mi senti?" come da un altro universo sento la voce di Carmine che mi sveglia dall'oblio.

"Tarantè, ti prego svegliati" il terrore è ciò che regna ora nella sua voce. Devo aver perso i sensi per lo spavento, o per l'agitazione, non lo so. Ma la sua voce è come se mi tirasse di nuovo verso la realtà. Verso le piscine. Verso quel bacio che ci siamo scambiati, quel bacio che mi ha portato su un mondo mai visto prima. Verso di lui.

I miei occhi piano piano si aprono e ciò che vedo subito sono i suoi occhi, preoccupati e pieni di paura per me. Lo sento tremare e vorrei solo stringermi a lui per far sparire tutto il resto.

"Carmine... io..." non so neanche bene cosa dire, la voce nemmeno mi esce, e inizio a sentire il bruciore alla spalla.

E all'improvviso mi ricordo che non eravamo soli, che mio padre aveva causato tutto questo e come una scossa dentro di me mi tiro su e inizio a guardarmi intorno. In tempo per vedere mio padre lanciarmi uno sguardo, come per assicurarsi che stessi bene, e scappare su per una scala in fondo alle piscine. Non riesco nemmeno a preoccuparmi di questo, non adesso. Voglio solo andare via. Scappare e nascondermi dove nessuno, tranne il ragazzo di fronte a me può trovarmi.

"Carmine Cosa..."

"shh ehi tarantè, non ti preoccupare" sento la sua voce che piano piano si rilassa nel vedermi reagire "ci sono io". Con quelle parole l'unica cosa che mi viene da fare è piangere. Piangere per l'adrenalina accumulata, per la reazione di mio padre, per tutti i demoni che mi porto dentro e che mi hanno sempre annebbiato la mente. Piango tra le braccia della persona che amo, che mi ha spinta ad affrontare i sentimenti e che mi ha mostrato un mondo a colori.

"Rosa, so che non è grave ma dobbiamo medicare la ferita" ma non voglio saperne di andare in ospedale, succederebbe un casino e l'ultima cosa che voglio è avere problemi nell'ipm per colpa della mia famiglia. Di nuovo. O peggio, provocare problemi a Carmine che finalmente può uscire spesso per vedere sua figlia.

"In ospedale no. Non ci voglio andare Ca"

"Rosa dobbiamo andare..."

"Ho detto no" forse lo dico con tono troppo forte. Ma su questo sono irremovibile. Penso lo abbia capito.

"Tarantè quanto sei testarda" lo dice con mix di nervosismo e sarcasmo "Ma se non vuoi andare in ospedale andremo a casa mia. E questa non è una proposta sappilo" e qua capisco di non poter controbattere. D'altro canto dove altro posso andare? Così?

"Va bene, va bene. Hai vinto. Ma sappi tu che non voglio sentire una parola da tua madre su vicende passate o sui Ricci".

Non so precisamente quanto abbiamo camminato. Io avvolta nella camicia di Carmine per non osare nell'occhio con la ferita, che seppur leggera avrebbe destato sospetti, e le nostre mani strette quasi per paura di staccarsi.

"stai tranquilla tarantè. Respira"

"la fai facile tu. Di salvo ti ricordo che non è proprio la mia realtà questa" così di sembrare dura, ma in questo momento non sono in me. E questo Carmine deve averlo percepito infatti sento che si ferma. Mi guarda negli occhi e senza il minimo preavviso mi sciolgo nel suo sguardo. Come fa ad avere tale potere su di me? "Rosa, lo so. E fidati che non avrei voluto finire così la serata.

"Sei un campione con le dichiarazioni Di Salvo" mi piace prenderlo in giro perchè noto all'istante la reazione nel suo sguardo.

"Sto imparando dalla migliore Tarantè".

- Primo capitolo di questa mia prima storia forse un po' breve, ma è solo l'inizio. Non ho avuto molto tempo in questi giorni ma spero che sia di vostro gradimento. 

Buona lettura :) 

IO E TE, SU QUELLA SPIAGGIAWhere stories live. Discover now