CAPITOLO 9

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Optai per qualcosa di semplice, qualcosa che non dicesse "Sono nel panico più totale, ti prego notami".

Pantaloncini e un top nero.

Infallibile duo.

Abbastanza sexy da catturare qualche sguardo, ma allo stesso tempo abbastanza sobrio da non essere fissata tutto il tempo come se fossi un pezzo di carne all'asta cittadina.

Mi cambiai velocemente e lo raggiunsi con una bottiglia di bollicine e due calici.

Nonostante non fossi preparata a questo, ero contenta che fosse venuto qui e avesse preso l'iniziativa.

Significava che aveva davvero voglia di stare un po' di tempo con me.

Ero felice di questa sua pensata, avevo davvero voglia di vederlo, anche perché la mia immaginazione non era riuscita a rendergli giustizia per tutto il giorno.

Per quanto ci avessi provato, l'originale era decisamente migliore.

«Scusa se ti ho fatto aspettare» ero un po' imbarazzata, non credevo che sarebbe venuto a casa mia per un bel pezzo e invece era bello rilassato sul divano di casa mia, quasi come se ci fosse sempre stato.

Ero felice di vedere che si sentiva a suo agio.

«Non c'è problema Alice, vieni qui... beviamo un po' di vino, ti va?» io annuii senza riuscire a parlare, ero inspiegabilmente nervosa e la poca distanza tra noi due non faceva altro che aumentare la tensione.

Come faceva ad avere un profumo così intenso?

Mi faceva quasi girare la testa.

Era la cosa migliore che io avessi mai sentito da molti anni a questa parte.

Era come se il suo odore fosse un misto tra vaniglia e cioccolato.

Buono e delicato.

Anche dopo una giornata di lavoro, era l'uomo più affascinante che io avessi mai visto.

Ciocche nere come la notte ricadevano sul suo viso rendendolo ribelle.

E quegli occhi...

Quegli occhi blu erano la cosa che più di tutte mi aveva stregata.

Mi fissavano con una tale intensità da farmi tremare le gambe.

E rischiai di perdermi in loro più del necessario.

Ma non potevo farci niente, erano un richiamo.

Uno così forte, che resistere era difficile.

Dopo essermi seduta aprii il vino e lo versai nei nostri calici. La serata perfetta poteva finalmente avere inizio.

«Allora Massimo? Vivi con i tuoi o da solo?» non sapevo come attaccare bottone e questa stupidissima domanda in quel momento mi era sembrata tremendamente intelligente.

«Vivo da solo, alla mia età sarebbe strano vivere ancora a casa dei miei non trovi?» lui ridacchiò divertito.

«Sì scusami, non ho pensato prima di aprir bocca... mi capita quando sono nervosa, non farci caso» non era vero, ero sempre stata molto brava in queste cose.

Soprattutto per mettermi in imbarazzo.

Ecco, in quello avevo un talento naturale.

Ma non ero sempre così...

Anzi, di solito ero sempre composta e impeccabile.

Avevo sempre la frase giusta per ogni occasione senza mai risultare fuori luogo, ma davanti a lui il mio cervello andava in pappa.

Faticavo a mantenere la concentrazione ogni volta che il mio sguardo cadeva su quelle labbra e puntualmente, con il cervello che collaborava poco e niente, finivo col fare queste assurde figure.

«Che lavoro fai? Di sicuro con il tuo abbigliamento, non sei uno spazzino». Anche stavolta il mio cervello era decisamente fuori gioco, avevo appena fatto la mia seconda figura pietosa, volevo seppellirmi.

«Beh, pulire la città in giacca e cravatta non è da tutti, devi ammetterlo» lui sembrava divertito dalla mia agitazione e questo inevitabilmente, portava la mia agitazione a livelli estremi.

«Scusami, quando sono nervosa finisco per dire cose inappropriate, anzi, vedendo cos'è uscito dalla mia bocca fino ad ora, direi che finisco per dire cose decisamente imbarazzanti e fuori luogo» mi strinsi nelle spalle, ero davvero imbarazzata per aver fatto una figuraccia simile e addirittura, per ben due volte nel giro di pochi minuti. Che ero nervosa potevo anche capirlo ed era naturale visto chi mi trovavo di fronte, ma se avessi continuato così, a breve sarei anche riuscita a chiedere cose ancora più stupide.

E beh, avevo paura di scoprire cosa sarei stata in grado di dire in quel caso.

«Sei nervosa a causa mia?» sembrava compiaciuto... sì, lo era decisamente. Mi guardava con una faccia talmente felice che questo piccolo dettaglio, non si preoccupava nemmeno di nasconderlo.

«Forse...» io invece mi sentivo sempre più in imbarazzo. Decisi di bere un po' di vino, era l'unico modo per allentare la tensione.

Massimo improvvisamente allungò una mano fino a portarla al mio viso e prendendomi delicatamente mi avvicinò a lui.

«Sai, sei davvero molto carina quando sei in imbarazzo. Mi fai davvero venire voglia di bac...» non riuscì nemmeno a terminare la frase perché io colta alla sprovvista dal momento e dalle sue parole, rovesciai il bicchiere pieno di vino sul mio divano nuovo.

Era inutile, dovevo trovare un modo di spezzare questa tensione... prima o poi.

Stava davvero per dire quella parola?

Aveva davvero voglia di baciarmi?

Il cuore prese a battere più forte, quasi a un ritmo incontrollabile.

Ero felice.

Davvero.

Andai a prendere qualcosa per pulire il danno che avevo causato e cercai di calmare i nervi, non potevo di certo continuare a rovesciare cose in giro per casa.

Anche perché non ne avevo poi così tante e sarei finita per cadere io stessa.

Passammo tutto il resto della serata a chiacchierare e ridere, stare accanto a lui era facile, una volta sparita la tensione e il nervosismo inziale, aprirmi a lui era stato quasi normale, ci eravamo confidati segreti, storie buffe e soprattutto i nostri sogni più segreti.

Si fecero le quattro del mattino tra vino, sushi e risate, non eravamo per niente stanchi ma Massimo doveva andare a lavorare dopo poche ore e un po' di riposo se lo meritava decisamente. Si congedò con un lieve bacio sulle labbra e io andai a dormire felice come una bambina appena entrata in un parco giochi.

Alla fine era successo... le sue labbra sulle mie.

Qualcosa di unico al mondo.

Il Tango del mio DestinoWhere stories live. Discover now