CAPITOLO 15

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La mattina seguente mi svegliai di pessimo umore. Il tempo di un caffè e mi misi a lavorare, avevo delle pratiche da ultimare e da inviare al mio capo, non controllai neanche il telefono, anzi, mi assicurai di lasciarlo in camera sul comodino rigorosamente in silenzioso, non volevo sentire nessuno, tanto meno lui.

Passarono poche ore e il campanello suonò, prima di aprire controllai dallo spioncino che non fosse lui. Per fortuna di lui non c'era traccia così decisi di aprire la porta, era un uomo basso e un po' robusto sulla cinquantina. Aveva il viso stanco e affaticato ma continuavo a non capire cosa ci facesse fuori dalla mia porta, io non lo conoscevo. Solo allora notai la divisa blu, era un corriere.

«La signorina Alice?»

«Sì sono io, ma non ho ordinato niente, credo ci sia un errore».

«No signorina, nessun errore, l'indirizzo di consegna è proprio qui».

Lo vidi fare un gesto ai suoi collaboratori che prima non avevo notato. Cominciarono a scaricare mazzi di fiori davanti al mio pianerottolo, doveva esserci un grosso errore, oltretutto avevano appena iniziato e già contavo la bellezza di ben 20 mazzi e loro continuavano ad andare a prenderne dal furgoncino. Il pianerottolo stava iniziando a riempirsi, era quasi impossibile uscire di casa.

«Mi scusi, ma io non ho ordinato proprio niente!!» dissi stizzita.

«Infatti l'ordine è stato fatto da...» lo vidi controllare il suo blocchetto, «... ah ecco, l'ordine è stato fatto dal Sig. Carli».

«Io non conosco nessun Carli, c'è un errore!!»

«Il sig. Carli si è raccomandato di ignorare le sue proteste e consegnare tutto ugualmente, mi dispiace ma non sono autorizzato a portare via niente».

Questo Sig. Carli mi conosceva fin troppo bene, sapeva che avrei protestato, ma chi era?

Finite le consegne, un collaboratore si avvicinò a me. Portava in braccio un mazzo diverso, questo era tutto composto da bellissime rose rosse, era più piccolo rispetto agli altri e al centro era perfettamente posizionata una piccola scatolina nera... mi disse di portarla dentro casa e obbedii rassegnata.

Dopo aver invaso il mio pianerottolo di fiori se ne andarono velocemente, non sapevo dove mettere tutti questi mazzi, così decisi di lasciarli lì e far finta che non ci fossero, ci avrei pensato verso sera.

Appoggiai il mazzo sul tavolo della cucina per studiarlo meglio. Era composto decisamente bene, le rose sembravano essere molto costose, erano davvero belle... ma la cosa che mi incuriosiva di più era la scatolina. Notai che appena dietro di essa spuntava un piccolo bigliettino bianco...forse avrei scoperto chi diavolo fosse questo Carli.

Nonostante fosse stata una mossa inquietante ed esagerata, non si può certo negare che abbia buon gusto in fatto di fiori. Continuavo a chiedermi chi fosse ma soprattutto come faceva a sapere dove abitavo.

Aprii il bigliettino e restai di sasso.

Spero mi perdonerai, dammi un'altra possibilità Alice.

M.

Quindi il Sig. Carli era Massimo. Avevo avuto il sospetto inizialmente, ma non avrei mai pensato fosse così folle da cercare un modo per farsi perdonare nonostante ciò che aveva fatto. Era stato un gesto decisamente avventato dopo tutto ciò che aveva combinato. Guardai la scatolina con timore, ormai non sapevo più cosa aspettarmi. Non sapevo se aprirla fosse la cosa giusta ma ero sempre stata una persona curiosa e ovviamente questo lato di me prese il sopravvento schiacciando ogni briciola di razionalità e orgoglio che mi era rimasta.

La presi delicatamente tra le mani, era una scatolina piccola rivestita da un delicatissimo velluto nero... sembrava costosa e avevo anche paura di scoprire cosa ci fosse al suo interno. Ma allo stesso tempo ero proprio curiosa di vedere cosa avesse elaborato il suo cervello questa mattina.

La aprii piano piano, un po' per la paura di rovinarla, un po' per mancanza di coraggio.

Rimasi a bocca aperta.

Questo regalo per me significava molto più di quello che poteva essere per lui, non sapevo davvero cosa pensare.

Cosa significava per lui?! Era uscito di senno forse.

Era un bellissimo anello d'oro bianco, la prima cosa che saltava all'occhio, oltre all'ottima fattura, era un enorme zaffiro al centro, aveva un taglio ovale e la pietra era davvero molto limpida, attorno ad essa erano presenti due giri di diamanti talmente luminosi da darmi quasi fastidio agli occhi.

Doveva valere una fortuna, ci teneva davvero così tanto ad ottenere un'altra possibilità?

Massimo si era impegnato così tanto per dimostrarmi ciò che prova per me, forse Era il caso di dargli un'altra occasione? Forse mi stavo ammorbidendo.

Decisi di lasciare l'anello nella sua scatolina finché non avessi ben capito le sue intenzioni. Non volevo illudermi ancora.

Andai a letto felice, mi toccava ammetterlo: era stato proprio bravo.

Il Tango del mio DestinoWhere stories live. Discover now