La sincronia dei miei battiti e dei suoi pensieri era ancora percepibile, rendeva l'assoluto nulla che mi aveva imposto di vedere, incendiario.
A ogni respiro che facevo, mi sembrava mi potesse entrare dentro, lo sentivo partecipe con tutta la sua attenzione e la sua nodosa mente.
Un Rih mi aveva, in un modo di cui nessuno si sarebbe potuto accorgere, tantomeno la donna che dopo aver richiuso le porte dell'ascensore, si stava dirigendo a passi tranquilli all'uscita della casa.
Sapevo che dovevo avere un aspetto inconsueto, un po' selvaggio, mi aveva sorriso soffermandosi sulla mia capigliatura, mi chiesi se sospettasse fossi stata con un ragazzo finora, e che lo fossi ancora.
Non era più importante, quando avvertii la mano aperta di Elias far scorrere le gocce d'acqua che mi inzuppavano i capelli tra le sue dita, la voglia di tornare a toccarlo salì così tanto che rantolai e lo supplicai.
Lui non mi accontentò, rimase celato a farmi ascoltare la sintonia del mio sogno con il suo, la dilaniante corrispondenza, attraverso la sua carezza crespata che dalla mia spalla raggiunse la schiena.
Trovò il punto ruvido di chiusura del reggiseno, e rimase un poco a pressarlo, rendendomi la pelle e ogni altra cosa sovreccitata, per far infine aprire i laccetti.
L'intimo scattò subito, scendendomi ai lati sotto il maglione che avevo, il cuore rischiai di farlo fermare per sempre, non me lo sentivo più ben funzionante con lui nel segreto dell'aria a osservare che cedesse.
Lo sentii arrivare a prenderne le spalline, attraverso una via che non aveva niente di spiegabile, e a farle piegare all'ingiù quanto aveva bisogno.
La smania di poterlo ribaciare s'impossessò di me, tremai lasciando il suo nome alla penombra, come una calda richiesta di aiuto, facendo echeggiare i miei sospiri fin nella volta affrescata.
Andò sotto le coppe, ed entrambi i suoi palmi mi toccarono i seni, sfregando i capezzoli con intransigenza, prima di chiuderli in sé, come se fossero stati loro fin da quel lontano giorno di neve alla Bottega.
I brividi che mi diede come lo stava facendo, erano così dolci e invasivi che mi fecero chiudere gli occhi, mentre le immagini che creai dei suoi, basaltici, che mi fissavano, colmavano ogni mancanza.
La sua presa si allentò e si restrinse sulle mie sensibilità, facendomi gemere allo strofinio ripetuto contro le sue ampie mani, che così spesso avevo guardato sporcarsi di terra, incartare fiori, spostare vasi.
Fece attrito per spostare in avanti l'indumento che aveva slacciato di nascosto, e la bramosia che avvertii in quel gesto, si propagò anche come sferzata d'aria, che agitò il regolare riempirsi della fontana, sollevando schiuma.
Prese e riprese le mie turgidità, senza risparmiarsi di udire rimasti soli il potere che aveva su di me, il distruttivo osare di toccare così una umana, fino allo sconvolgimento di tutti i nostri sensi.
Sentivo il bassoventre tendersi e surriscaldarsi, e ogni ricordo dei momenti che avevamo trascorso insieme senza mai sfiorarci, dava ancora più velocità a quell'insoddisfatto calore.
Allontanò le sue dita, lasciandomi completamente andare, ma io continuai ad avvertire la sua schiacciante presenza nella solitudine in cui apparivo che fossi.
Riconobbi in quello una caratteristica del vento, e la sua conoscenza mi parve sempre più un meraviglioso fenomeno che poteva sbattere via la sanità mentale in qualunque modo e luogo.
Come un abbozzo in creta, il ragazzo iniziò a riprendere forma fisica davanti a me, i dettagli del suo viso da sfumati avevano ancora lo stesso intrigo.
Tornò l'Elias di Monte Isola, e anche di prima, e la visione di lui che afferrava i miei polsi, tirandomi fino a far appoggiare al suo petto i miei seni liberi da sotto la lana, mi fece cercare indiscriminatamente la sua bocca.
Si aprì di nuovo con me, assaggiandomi le labbra come chiedevo con una maggiore enfasi, la sua lingua catturò ogni mio affannoso respiro, sapendo che era dedicato a lui, che era unico quanto lo era il nostro vincolo a Saiph.
Erano turbamenti a ciascun secondo in lui, erano scrosci di piacere nel palato, che dilagavano ovunque tra le pieghe coperte dei miei abiti, e facevano correre le mie dita con frenesia e tremore per toccarlo ancora.
Il cielo era il suo spazio di origine, lontano anni luce da tutto ciò che poteva avere da me, la freddezza di Orione a rinchiudere i suoi silenzi e i suoi baci a un altro mondo.
Uno in cui i fiori che aveva amato e curato fin da subito non esistevano nemmeno.
Buonasera! Rieccoci nel capitolo 39, che chiamerò infinito come Elias, d'ora in poi ahah ♥, abbiamo ancora un'ultima parte di questo da leggere, che sarà la più importante di tutte e ci rivelerà qualcosa di molto grosso. Tenersi pronti, io non so se lo sono, infatti prendo tempo e intanto scleriamo un po' insieme♥ questa parte continua sulla tensione romance, spero vi abbia trasmesso ciò che un momento così dovrebbe. Fatemelo sapere, se vi sono piaciuti, che impressioni avete avuto. Se vi va supportatemi con un voto, e/o con commenti qui o nei messaggi privati. Vi ascolto tutti volentieri! Ora torno a scrivere, arriverò a giorni con il proseguo! un abbraccio
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Saiph - La mia stella
RomanceEster è una ragazza di venticinque anni che lavora in una caffetteria particolare, dove i caffé vengono serviti con decorazioni floreali. Quando la sua collega e amica Emma è costretta ad andare a trovare suo padre in un raduno di senza tetto, lei s...