Capitolo 14.2

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Vivere con lui.

Un invito che mi fece quasi morire.

In silenzio lo accolsi, il cuore che pompava veloce, il sangue che riscaldava ogni anfratto e piega del mio corpo, crepitando di voglie.

Nessun sì o no, la mia voce non usciva, Zeno aveva posato un dito sulle mie labbra dischiuse, e con il suo polpastrello deciso le lisciava.

Verde e azzurro, e ora rosso, i colori dei suoi occhi ardevano mentre mi toccava la bocca, e anche se non aveva battiti per questo momento, sentivo il respiro dell'universo in lui.

Levò la mano, incendiario, mi lasciò cercare, anelante, una boccata d'aria, i polmoni traboccanti di fumo caramellato, prima di farmi sentire sulla lingua la sua essenza di stelle.

Oh, cielo.

Oh, Saiph!

Liberatorio, fu come essere sparata nello spazio con un razzo, un viaggio senza ritorno fuori dalla Terra, un incontro di vita e di morte.

Ero in lui, e lui in me, non umano, umano, nessuna differenza. Le bocche si muovevano l'una nell'altra con desio, con foga, facendoci tremare insieme davanti alla fiammata del falò.

Il caldo mi dominava come il suo giro di lingua, in profondità e in totalità, sempre più a fondo, sempre più bruciante, e quella sua richiesta di vita sembrava ora un paradosso.

Era il bacio di un ragazzo che poteva aver visto ogni pianeta, essere stato a riflettere sulla luna, e perfino aver avuto qualsiasi desiderio realizzato dalle polveri della sua creatrice.

Vuole me.

Quasi avesse potuto sentire il mio pensiero, Zeno staccò le sue labbra, rimase alcuni istanti immobile, a sentirmi ansimare per lui, poi si allontanò.

«Andiamo a casa.» disse, perentorio.

E questa volta, anche se non sapevo a quale posto si riferisse, mi forzai a farla uscire, quella risposta che era incastrata per lui.

«Sì.»


I fiori di carta dall'alto dei loro archi erano i testimoni muti della nostra decisione, mi sembrava di vederli macchiati di porpora, anche nei passaggi in ombra.

Seguivo il passo di Zeno, tenendolo per mano, ma quello sfregamento di pelle tra noi era troppo poco, non mi bastava, mi faceva fremere per avere di più.

Lui non aveva ripensamenti, era concentrato a imboccare le vie meno affollate, per arrivare più agevolmente a dove mi voleva portare.

Fu la traversata più lenta della mia vita, la festa sembrava volerci trattenere con stratagemmi, a ogni angolo si fermavano persone con corone di fiori sul capo, che bevevano e danzavano.

Un viso tra loro, di sfuggita, mi stupì in tutta la sua normalità, e mi fece rallentare, inconsapevole, ostacolando per un istante pure Zeno.

Questo momento non tornerà più indietro.

Anche lui, qui. Elias...era uscito alla fine. Era venuto a Carzano, quella notte. Ma noi non ci saremmo incontrati.

No, non più.

Lo lasciai là, un fiore dai petali chiusi tra i tanti fiori sbocciati.

Tornai a seguire la scia della mia stella, fino a quella che capii essere...casa sua.

Una scalinata in pietra, un corrimano a cui erano state intrecciate stelle di carta insieme ai fiori, saliva fino al piano esterno di un appartamento di cui lui tirò fuori la chiave.

Saiph - La mia stellaWhere stories live. Discover now