Capitolo 5.2

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Ero confusa.

Non sapevo a quale lei si riferisse, e non mi piaceva il pensiero che lui le dovesse qualcosa a causa mia.

Ero anche lusingata.

Un ragazzo aveva appena dichiarato di esistere per me. E non uno qualsiasi, Zeno.

Lo smeraldino e il celeste. Il fuoco e l'oro.

Era come sottintendere che tra i due, alla fine, quella speciale fossi io, e non lui.

Presi entrambe le sue mani d'avorio tra le mie, e intrecciai le dita alle sue. Tepore. Era così che avrei voluto rimanere tutta la sera. Pelle contro pelle, a conoscerlo, a sentirlo.

A capire come potesse dichiarare di esistere per una ragazza tanto semplice come me.

«Perciò, anche noi abbiamo un legame», conclusi.

Levò lo sguardo da quel nostro intreccio, e percorse, con gli occhi ancora bramosi, le mie braccia, fino ad arrivare al petto e al collo.

Trattenni il fiato.

Era immobile, silenzioso, al pari di un predatore prima di sferrare il suo attacco decisivo. Viso d'angelo biondo e demone della notte, insieme. Imprevedibile. Incontrastabile. Senza cuore.

«Meno importante di quello che hai con Lei, comunque», si decise a parlare, pacato, controllandosi più di quanto i suoi occhi volessero. «Ma sì, lo abbiamo.»

«Ed è per questo che mi hai baciata?»

Era una domanda impulsiva, e forse la meno appropriata da fargli, ma volevo sapere.

«No, Ester», rispose, scuotendo la testa, con un sorriso convinto e un pochino incredulo. «Il legame che abbiamo non c'entra.»

«Sicuro?»

«Sì», confermò lui, senza esitazione, come se fosse proprio una assurdità. «Il legame tra noi due rappresenta lo scopo per cui esisto, il compito che devo svolgere. Il mio lavoro.»

Io esisto per te.

Rabbrividii.

«Esaudire i miei desideri?» provai.

«Esatto», disse, deciso. «Sono qui con te affinché tutti e tre diventino realtà.»

«Solo tre?»

«Il foglietto non ne aveva di più.»

Voglio riempirmi gli occhi di Bellezza e di stelle.

Salvare una vita.

Amare.

«Il primo si è avverato poco fa.»

«Era il più facile. Ne restano ancora due, e mi ci vorrà tempo.»

«Quindi, in futuro salverò davvero qualcuno, e amerò, e sarà merito tuo?»

Come ci sarebbe riuscito? Chi avrei salvato?

E l'amore...

Zeno si liberò le mani, con una mi avvicinò a sé per i fianchi, mentre con l'altra mi sollevò il mento, e il suo pollice iniziò a tracciare il contorno delle mie labbra.

Elettricità pura. Oh, come lo volevo.

Lo volevo, di nuovo. Adesso.

«Vedi, io posso farlo, devo anche, e lo farò, in nome di Lei. Ma tutto ciò non ha niente a che vedere con quello che mi ispiri tu.»

Saiph - La mia stellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora