though we're afraid

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Taehyung gli aveva scritto circa ventiquattro ore dopo, ore durante le quali Jungkook aveva camminato avanti e indietro per la sua camera col cuore che palpitava all'idea di avergli fatto davvero del male, chiedendosi se fosse riuscito ad uscire vivo dalla banca, se fosse arrivato a casa, se nel suo clan ci fossero stati dei medici adatti a prendersi cura della sua gamba. Jungkook non aveva dormito, non era riuscito a chiudere occhi neanche per cinque secondi, a mala pena aveva mangiato. Aveva dovuto guardare in faccia il padre mentre quello si congratulava con lui e lo abbracciava.

«Che cosa hai provato ad ucciderlo dopo esserti addestrato con lui per anni?» Gli aveva chiesto.

«Niente.» Aveva mentito Jungkook. «Non ho provato niente.»

«Sei il mio soldato più forte ed io sono tanto fiero di te.» A Jungkook era venuta la nausea.

Taehyung però aveva mantenuto la sua promessa, gli aveva mandato un messaggio in codice, come a chiedergli se fosse libero di parlare senza essere scoperto e solo quando Jungkook aveva risposto rispettando lo stesso codice, il maggiore lo aveva chiamato. Gli aveva spiegato che dopo avergli messo i punti, gli avevano fatto ingerire un sedativo e aveva dormito sedici ore consecutive senza rendersene conto, lo aveva informato del fatto che aveva il polpaccio gonfio e che per lui sarebbe stato praticamente impossibile camminare o muoversi in autonomia. Non poteva uscire di casa, non poteva raggiungere nessun luogo in particolare anche perché, se qualcuno li avesse scoperti, lui non sarebbe stato in grado di scappare. Jungkook si era sentito profondamente in colpa però poi Taehyung gli aveva fatto sapere che nella nuova villa in cui erano andati ad abitare, c'era una scala esterna che portava nel sottotetto e se lui fosse riuscito a fare un salto abbastanza lungo, sarebbe atterrato sul balcone di camera sua. Jungkook sapeva di potercela fare ma c'era un piccolo problema: avrebbe avuto a mala pena 59 secondi di tempo per entrare nel giardino della villa, trovare la scala, salirla quasi fino in alto e saltare. Quelli erano gli unici 59 secondi di tempo in tutto il giorno in cui la guardia rimaneva scoperta. 59 secondi nel bel mezzo della notte.

Jungkook aveva mandato un messaggio a Taehyung quando era arrivato fuori dai cancelli della Villa e il maggiore gli aveva detto di aspettare che le quattro guardie presenti scomparissero dietro la porta principale prima di iniziare a correre. Nel momento stesso in cui Jungkook gli aveva scritto «Entro.», Taehyung aveva fatto partire il timer.

53 secondi dopo un'ombra oscurò il pavimento del terrazzo e il corvino sorrise alla vista del minore. Ce l'aveva fatta.

«Ehi.» Gli disse, spalancando la finestra che il maggiore aveva già provveduto a lasciare aperta e calandosi dentro la camera. Taehyung non resistette, scendendo dal letto e precipitandosi da lui, zoppicando. «Che fai, sei matto!» Jungkook lo prese al volo, allacciando le braccia intorno alla sua schiena mentre l'altro si appendeva al suo collo. «Devi tenere la gamba sollevata e-»

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