2. Racconti e Pettegolezzi

147 30 99
                                    


🌜 - 🐈‍⬛🐈‍⬛🐈‍⬛🐈‍⬛🐈‍⬛🐈‍⬛🐈‍⬛- 🌛

Grato che la ragazza avesse accettato subito la situazione, pensò che come prima cosa dovesse presentarsi.

"Innanzitutto, io sono Christopher Bianco. Puoi chiamarmi Chris" si presentò, fiero.

"Bene, Chris. Io Sono Emily" si presentò lei.

"Castelli Santos, si lo so. Ma hai capito chi sono io? Cristopher Bianco!" ripeté, spancando gli occhi.

"Ho capito. Christopher Bianco, l'erede della catena di alberghi di lusso 'Bianco', giusto? Ho sentito parlare di te" disse, tranquilla.

"Si esatto, brava".

"Ok. Quindi...?" lo esorto' a continuare.

Chris ci rimase male.
"Sai, la maggior parte delle persone, le ragazze soprattutto, non reagiscono così quando capiscono chi sono" disse.

"Essere chi sei non ti ha impedito di diventare un tenero gattino, mi pare" commentò lei, alzando un sopracciglio.

Colpito e affondato.

"Allora? Chi hai fatto incavolare per meritarti una maledizione simile?" continuò, curiosa.

Profondamente ferito nell'orgoglio, Chris decise di raccontarle tutto solo perché era disperato.
Davvero, nessuna ragazza lo aveva mai trattato così.
A parte Viola.
Ma lei non contava.

Prese un respiro e raccontò di quella notte strana, di Gioele e della gatta parlante...
"... e il mattino dopo mi sono svegliato ed ero un gatto! Sono andato via di casa e tu mi hai trovato" concluse.

"Wow!" commento' Emily. "Tutto questo è... assurdo!".

"E ingiusto! Questa punizione è eccessiva" si lamentò Chris.

Emily lo guardava fisso e i suoi occhi erano così grandi e luminosi che distolse lo sguardo.
"Mmm" disse, incrociando le braccia "Davvero il tuo cuore è ferito?".

Tornò a guardarla e decise all'istante che voleva raccontarglielo.
Non sapeva dire perché decise che poteva fidarsi di lei, di solito non raccontava i fatti suoi agli altri, men che meno agli sconosciuti: gli unici erano sempre stati Samu e Vi.
Forse perché aveva creduto subito alla sua storia e non era scappata terrorizzata o forse perché gli sembrava che potesse capire come si sentisse, dopo quei giorni passati ad osservarla; fatto sta che gli racconto' perché il suo cuore era ferito.
Lo era, si.
E molto anche.

"Ho scoperto per caso che... che mio padre non è il mio vero padre" disse piano, sentendo l'ormai familiare dolore nel petto che lo colpiva ogni volta che ci pensava.
Ovvero quasi sempre.

"Cosa?" spalancò gli occhi Emily, incredula.
"Ti sarà caduto il mondo addosso!" disse, comprensiva.

"Si. Ero sconvolto! Anzi, sono ancora sconvolto" esclamo', contento finalmente che qualcuno lo capisse.
"Ho passato giorni di crisi totale e quando ho trovato il coraggio di raccontare tutto a Samu e Vi, i miei migliori amici, la loro reazione è stata così tranquilla e distaccata che mi ha insospettito e così alla fine hanno confessato che lo sapevano già" raccontò.

"E come è possibile?".

"Mia madre e quella di Vi sono migliori amiche dal liceo e un giorno le ha sentite parlare di questo. Lei lo ha raccontato a Samu e insieme hanno deciso che non mi avrebbero detto niente" spiegò velocemente.

"Ti hanno detto il perché di questa decisione?" indagò lei.

"Secondo loro dovevano essere i miei genitori a dirmelo".

"Beh, non hanno proprio tutti i torti" disse, spostandosi un riccio ribelle dal viso.

"No, però... loro hanno iniziato a dire di non farne un dramma come mio solito e di andare dai miei a dire che lo avevo scoperto e di chiedere spiegazioni. Erano così... strani, distanti e io... ero a pezzi e non hanno saputo dire niente di piu di questo!" spiegò, la rabbia che riaffiorava.
"Senza contare che non si sono nemmeno accorti che era quasi un mese che mi crogiolavo nella disperazione più profonda! Mi sono arrabbiato e non ho più parlato con loro. Mi sono sentito ferito" confessò.
"E sono incazzato con i miei genitori perché non mi hanno raccontato la verità: ché cavolo, ho ventidue anni! Che aspettavano a dirmelo?" si sfogo'.

Quando c'è la Luna PienaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora