Parte 16 - Non avere paura

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Il film si rivelò deludente.

Quando le luci si accesero, l'espressione di disappunto era chiaramente visibile sui loro volti. «E adesso?», chiese Elisabetta, guardandoli negli occhi con il senso di colpa per averlo consigliato.

«Che ne dite di andare a bere qualcosa?», suggerì Ismaele. «C'è un pub carino a meno di un isolato da qui».

Dorina annuì entusiasta. «Sono d'accordo, mi sembra un'ottima idea!».

«Perfetto!», esclamò Cobra, sorridendo.

Si avviarono lungo i marciapiedi, chiacchierando felici in un clima rilassato. Il suono dei loro passi riecheggiava nella via quasi vuota. Accompagnati dalla calda luce dei lampioni arrivarono al pub. L'interno del locale era arredato in stile irlandese, con mobili in legno intagliato, tavolini ricavati da botti di birra e poster d'epoca appesi alle pareti.

Appena entrarono, salutarono e si accomodarono a un tavolo libero circondato da pareti di legno lavorato. Cobra si sedette di fronte a Dorina e Ismaele davanti a Elisabetta. Ordinarono quattro pinte di birra e una porzione di patatine gigante.

Raramente Cobra aveva avuto l'opportunità di parlare con delle ragazze, e Dorina era la prima donna che apprezzava la sua presenza e la sua persona. Lei non sapeva nulla della sua storia personale, o della realtà opprimente in cui aveva vissuto fino a quel momento. Cobra per non sminuirsi non fece nessun accenno al suo passato. Il suo obiettivo era iniziare un nuovo capitolo della sua vita partendo da zero.

La conversazione procedeva spedita, senza imbarazzi o silenzi. Era Dorina stessa che la portava avanti, facendo domande che scavavano nel suo mondo, nei suoi sogni e nei suoi desideri con la curiosità tipica del primo incontro: «Che lavoro fai?», «Cosa ti piace fare?», «Quali sono le tue passioni?», «Come immagini il tuo futuro?». Domande a cui Cobra rispondeva sinceramente, mettendo in mostra solo gli aspetti positivi della sua personalità. Era uno scambio reciproco di informazioni che faceva emergere una certa similitudine tra le loro vite.

Cobra intuiva che lei stesse vivendo un periodo particolare. Dalle sue parole traspariva un bisogno velato di attenzioni e affetto. Nonostante fosse una persona vivace, che si relazionava con molti uomini per lavoro, diceva di trovare complicato istaurare rapporti sinceri e profondi con chicchessia. La superficialità delle persone incontrate era una costante che distruggeva ogni suo buon proposito.

Dorina era schietta, diretta e a tratti filosofica: «Arriva un momento in cui devi iniziare a pensare a cosa vuoi fare della tua vita. Non puoi sempre vivere alla giornata. Devi trovare un modo per soddisfare quell'istinto naturale che emerge dal tuo profondo. Non puoi sempre boicottarlo per vivere magari di momenti fugaci o di esperienze fatte unicamente per ingannare il tempo. Cose di cui alla fine non rimane nulla. Non mi piacciono molto le frasi del tipo "la vita è adesso" o "goditi ogni istante come se fosse l'ultimo". Di fronte alla precarietà io ho bisogno - comunque - di avere qualche certezza, qualcosa che dia concretezza all'esistenza. Mi piace l'idea di avere degli obiettivi, di farmi una famiglia, di avere dei figli, di costruire qualcosa di significativo. A volte - quando sono in mezzo agli altri - mi sento un'aliena a parlarne, eppure mi sembrano aspirazioni normali, o no?».

Cobra ascoltava con attenzione. Pendeva dalle sue labbra. Era estasiato. Da quello che Dorina diceva sembrava quasi che volesse scoprire se lui fosse il ragazzo giusto per lei, quello che si avvicinava di più al tipo di persona che aveva sempre cercato. «Sono totalmente d'accordo», concordò Cobra, non riuscendo a credere che tutto ciò stesse accadendo proprio a lui, in quel momento, mentre era in stretta connessione con lei. Pareva che i ruoli si fossero invertiti. Era Dorina a essere curiosa di sapere di lui, di cosa ne pensava, e del suo mondo, senza nascondere il desiderio di trovare qualcuno con cui relazionarsi per costruire un futuro insieme.

Cobra si sentiva strafelice. Era come se un temporale estivo dalla magia innaturale lo avesse inzuppato, rendendolo appagato come un bambino. Doveva solamente scegliere le parole giuste e continuare quella conversazione, facendo emergere il meglio di sé. «Ho sempre pensato che non siamo fatti per stare da soli. La solitudine può essere bella, ma solo in alcuni momenti. Serve più che altro a darci la spinta per crescere interiormente, per migliorarci come persone e non per allontanarci da tutto. Altrimenti, stiamo sbagliando qualcosa. Senza il pensiero di un futuro da costruire, magari insieme a qualcuno, finiremmo per vivere in uno spazio vuoto e triste, senza spessore», replicò con molta partecipazione.

Il tempo volava e loro erano troppo concentrati per guardare l'orologio. Fu Elisabetta a interrompere la magia, si girò verso Cobra e lo fermò alzando una mano: «Ragazzi vi vedo molto presi», disse con una smorfia sulle labbra. «Ciò è magnifico ma, purtroppo, devo fare la rompiballe. Si è fatto tardi e domani abbiamo la sveglia presto. Andiamo a casa? Vi dispiace?».

«Di già!», sbuffò Dorina. Un filo di delusione attraversò la sua voce.

Cobra le fece un sorriso, contrito quanto lei all'idea di doversi separare. «Io non ho problemi e possiamo stare ancora ancora un po'», soggiunse. «Ma se lei vuole andare via mi adeguo. Ci mancherebbe».

«Okay», annuì Dorina. Tuttavia, prima di alzarsi chiese a Cobra: «Che ne dici se ci scambiamo i numeri? Così da continuare questa conversazione anche oltre questa serata».

«Certo. Dimmi il tuo che ti faccio uno squillo», suggerì Cobra, vincendo la paura che lo bloccava dal fare lui stesso quella richiesta per primo. Il pensiero del rifiuto era sempre in agguato e pervasivo.

Avvicinandosi alla cassa Cobra si portò avanti: «Stasera offro io», disse tirando fuori la carta di credito.

«Ci mancherebbe. Ecco la mia parte», replicò Dorina con piglio deciso.

«Ma no, dai!», la fermò Cobra, rimettendole i soldi nel portafoglio. «Un piccolo gesto di galanteria per ringraziarvi di questa fantastica serata. E poi si tratta solo di qualche birra e un piatto di patatine».

«Cobra mi stupisce sempre», ribadì Ismaele, unendosi al coro di grazie.

Uscendo le accompagnarono fino alla macchina.

Quando fu il momento dei saluti Cobra allungò una mano senza osare di più. Dorina la prese e lo avvicinò a sé baciandolo sulle guance. «Non avere paura», sussurrò lei.

Il suo cuore cominciò a battere forte, elettrizzato da quel gesto inaspettato. Dorina gli sorrise leggermente, facendolo arrossire: «Ho capito sai che sei diverso dagli altri».

«Grazie. Sei gentile», replicò lui dando poi un bacio anche a Elisabetta.

La sua vita gli sembrava già diversa, e tutto grazie a Dorina. Una persona sola lo aveva fatto sentire completamente diverso e stare bene come mai prima d'allora. «Ti scrivo, così ci aggiorniamo», fu l'ultima frase che le disse prima che lei chiudesse la portiera e sparisse nel traffico notturno.

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