Cinque.

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Aveva trascorso una bella giornata insieme alla sua amica, divertente e da rifare, non appena avrebbero entrambi avuto del tempo libero dal lavoro.
Avrebbe seguito il consiglio di lei, il giorno dopo, e avrebbe domandato al suo capo quale fosse il nome di quello sconosciuto dai begli occhi.
Keigo, quella sera, era rientrato a casa molto tardi. Si era fatto subito una doccia calda, siccome era stato fuori tutta la giornata e aveva bisogno di riscaldarsi. L'inverno era alle porte e fuori vi era un freddo pungente. Mancava poco al Natale e lui voleva che non fosse così. Aveva sempre odiato quella festività, la trovava inutile, anche perché non aveva nemmeno avuto modo, nell'arco degli anni, di poterla festeggiare insieme alla sua famiglia. Dopotutto, non aveva mai visto suo padre e sua madre, invece, era andata via di casa solamente quando lui aveva cinque anni; era la vigilia di Natale.
Forse anche per questo odiava quella festività.
Non aveva mai conosciuto per bene i suoi due genitori, di sua madre aveva ben pochi ricordi, la maggior parte di essi negativi, siccome durante l'arco della giornata, quando era bambino, la vedeva solo due volte al giorno: a pranzo e a cena.
Non sapeva che lavoro facesse ma sapeva comunque che, nonostante il lavoro, i genitori dovevano esserci per i loro figli. Invece non per lui; Keigo era cresciuto troppo in fretta per l'età che aveva. Quando era stato abbandonato da sua madre, a soli cinque anni, era stato messo in affido e una coppia anziana si era presa cura di lui. Ma era stato il contrario in realtà; infatti, avendo dei genitori affidatari molto anziani, Keigo aveva imparato molto in fretta a gestirsi la casa e, all'età di soli quindici anni, aveva trovato il suo primo lavoro.
A diciotto anni, invece, aveva acquistato un appartamento per andare a vivere da solo e mantenersi a sue spese. Era abbastanza autonomo e ciò non gli dispiaceva.
Il biondo uscì dalla doccia, mise un asciugamano bianco intorno ai fianchi e si fermò davanti allo spesso appannato.
Passò il palmo della mano sul vetro oscurato e scoprì la sua immagine.
Aveva proprio bisogno di una doccia.
Era fresco come una rosa.
Si infilò velocemente una canotta e dei boxer e poi andò a mettersi sotto le coperte.
La mattina dopo sarebbe dovuto andare a lavoro.
E subito, a quel pensieri, ai brutti ricordi del suo passato prese subito posto l'immagine di un paio di occhi azzurri abbianti perfettamente a dei capelli scuri.
Dormì profondamente per tutta la notte. Come non aveva mai fatto prima.

La sveglia suonò tardi. Eppure ricordava di averla impostata all'ora giusta la sera prima; Keigo si alzò di scatto dal letto, senza nemmeno aprire gli occhi, appoggiò la mano sul pavimento dove giacevano i suoi jeans e subito se li infilò.
Non era mai andato così in fretta da quando aveva iniziato a lavorare in quello studio di fotografia.
Non si era mai svegliato così tanto entusiasmo ed aveva fatto le corse per arrivare prima a lavoro.
Si infilò subito una felpa rossa e delle scarpe sportive dello stesso colore poi corse in bagno a darsi una ripulita; per il lavaggio del viso e dei denti ci mise giusto dieci secondi.
Non fece nemmeno colazione che era volato già via dall'appartamento. Nella fretta aveva però dimenticato il giubbotto, si era ricordato del cellulare e delle chiavi.
Infatti, fu travolto da un freddo pungente, a prima mattina, che lo fece imprecare con i denti stretti e pentire di essere uscito così in fretta e furia dall'appartamento. Aveva però la fortuna di lavorare proprio giù da lui, quindi non ci mise nulla a rientrare in un ambiente caldo.
<Alla buona ora, questa mattina, eh ? Cos'è successo al Keigo che conosco ?>
L'uomo sbucò dalla scrivania. Aveva indosso un maglione rosso e dei pantaloni neri eleganti. Gli stava tutto un po' stretto, per via del suo fisico basso e tarchiato.
Stava masticando l'ultima parte di un cornetto, presumibilmente al pistacchio siccome aveva tutte le labbra sporche di verde.
<Già. Ho dormito abbastanza bene e mi sono svegliato con molta voglia di lavorare oggi>
Disse il biondino con un sorriso smagliante e si sgranchí la schiena.
<Bene. Perché c'è molto  da fare oggi.>
L'uomo si pulí prima le mani e le labbra con un fazzoletto, poi  sparì dietro la scrivania e tornò dal ragazzo con una pila di fogli, impilata ordinatamente.
<A lavoro.>

Dangerous love (Dabihawks)Where stories live. Discover now