14 𝕬𝖛𝖛𝖊𝖗𝖙𝖎𝖒𝖊𝖓𝖙𝖎

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Il giorno seguente mi svegliai con il corpo dolorante e un'emicrania addosso. Quella storia degli allenamenti mi stava lentamente consumando. Inoltre, il pensiero di ciò che stava succedendo in Accademia e di quello che potevano aver fatto a Tara non mi dava tregua, costringendomi a cercare una soluzione che non sapevo dove trovare. Almeno, non da sola.

Noah, pensai. Afferrai il telefono e rilessi i suoi messaggi. Sapevo che di lui potevo fidarmi, non avevo alcun dubbio. Era incazzato con me e aveva tutte le ragioni per esserlo. La sua migliore amica era scomparsa, la sua nuova amica - se ancora così mi avrebbe chiamata - sembrava invischiata in qualcosa di losco e perverso, e non solo lei, ma tutti quelli del posto che frequentava come studente. Dovevo trovare un modo per convincerlo ad aiutarmi. Non potevo perderlo. Non così.

J: Ciao Noah. Mi dispiace per tutto quello che è successo. Non ci sono parole per descrivere l'angoscia che mi consuma. E la rabbia. Ma io non c'entro nulla, devi credermi. Non permetterei mai una cosa simile. Lo so che non ci conosciamo da tanto ma ti prego, ascoltami, per trovare Tara ho bisogno del tuo aiuto.

Premetti sul tasto invio e sperai con tutto il mio cuore che avrebbe risposto alla mia richiesta. Era una speranza flebile, sottile come uno spillo che incandescente bruciava nel mio petto. Mi resi conto che mai in tutta la mia vita avevo avuto la certezza di quanto l'amicizia potesse essere potente e di come la sua perdita riuscisse ad aprire un abisso da cui era difficile tirarsi fuori. Gli amici erano rari. I veri amici. E io li stavo già perdendo.

Scesi nella Sala Comune e trovai tutti lì, eccetto Alex e Klaudia. Mi sedetti accanto all'unico individuo che sarei stata in grado di sopportare nello stato in cui ero e l'unico che, forse, mi avrebbe dato una mano con Noah.

-Buongiorno- mi salutò Ray con la sua voce cristallina.

-Ben svegliata!- gli fece eco Damian dall'altra parte del tavolo con quel suo sorrisetto irritante dipinto in faccia.

-Buongiorno- risposi seccata.

-Hai fatto bei sogni?- continuò Dam.

-Di certo non ho sognato te.

-Allora sogni sprecati- rispose col suo ghigno irritante.

Avrei voluto tappargli la bocca e smettere di ritrovarmelo ovunque.

-Direi il contrario- replicai con tono pungente sperando che mi lasciasse parlare con Ray.

-Se davvero lo credi- disse lanciandomi uno sguardo penetrante.

Affondai i denti nella brioche, leccando la crema che colava fuori. Dam mi rivolse un nuovo sorriso e di colpo mi sentii in imbarazzo.

-Che c'è?- gli chiesi, -Non posso nemmeno mangiare una brioche?

-Oh no, no- replicò alzando le mani, -Fai pure. È una delizia vederti addentare quel coso.

-Smettetela!- esclamò Sylvia che nel frattempo si era seduta di fronte a noi e aveva assistito a tutta la scena.

La ringraziai col pensiero. Per una volta non era lei la strega della situazione. Mi voltai verso Ray per potergli parlare di Noah ma Dam si alzò dalla sedia facendo stridere il legno sul pavimento e si mosse verso la tavola del buffet. Tornò con una brioche in mano.

-Mi hai fatto venire voglia...- commentò trafiggendomi con i suoi occhi scuri.

Cominciò a mordere e a leccare la brioche con una perversa malizia nei gesti. Mi vennero i brividi. La sua lingua si muoveva con abile precisione. Per un solo attimo mi domandai come sarebbe stato baciarlo...

Scossi la testa e diedi un sorso al caffè. Non dovevo continuare a guardarlo.

-Come va la gamba?- dissi rivolta a Ray, cercando di non pensare al mio cuore che batteva ancora troppo velocemente. È solo una brioche.

L'Accademia - VestalesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora