CAPITOLO 2

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Tornati a casa dal centro sportivo, corro in camera mia a posare la borsa e, senza pensarci troppo, mi fiondo nella mia mini cabina armadio.
Rovisto tra i vestiti appesi alle grucce facendo girare nella mia testa, per cicli interminabili, le parole pronunciate da mio padre in auto: "Elegante, mi raccomando".
Di solito amo indossare tacchi e vestiti sofisticati, ma ora come ora ho un vuoto totale. Potrei indossare un classico tubino nero che vada a mettere in risalto le mie curve, oppure esagerare un po' e optare per un vestito rosso, più scollato sul seno che scende morbido lungo i fianchi.
Resto a fissare le due possibili scelte per alcuni istanti, ma la mia indole abitudinaria, mi guida verso il vestito nero. Lo sfilo dalla gruccia alla quale è appeso e lo poggio sul letto, abbinandoci anche accessori e scarpe e non appena sono convinta, prendo tutto ed esco dalla stanza per andare in bagno.
<<Devi fare la doccia?>>
Domanda mio padre, sbucando solo con la testa dalla fine del corridoio.
<<Si, ma non ci metterò molto>>
<<D'accordo, ricorda solo che abbiamo appuntamento al ristorante alle otto, sai che odio fare tardi>>
Mi informa allontanandosi dal corridoio, mentre io entro in bagno.

L'acqua calda scorre lungo la mia schiena, fino ad arrivare alle gambe. passerei minuti, forse ore a farmi cullare dal vapore che ogni volta si crea tra i vetri della cabina, ma purtroppo la precisione e la mania di arrivare in perfetto orario agli appuntamenti di mio padre, non me lo permettono.
Chiudo l'acqua e avvolgo il mio corpo bagnato nel morbido tessuto dell'accappatoio e di fretta e furia mi asciugo e inizio ad indossare gli indumenti scelti per l'occasione.
Mi guardo allo specchio, anche se la forma rettangolare non mi consente di vedere la mia figura per intero, così, dopo aver indossato anche i tacchi, esco dal bagno.
<<Hey tu, vieni subito qui>>
Ecco, sapevo che avrebbe avuto qualcosa da ridire sul mio outfit.
<<Fammi indovinare, è troppo corto?>>
Ironizzo voltandomi verso di lui e sistemando il vestito sia sui fianchi che sul seno.
<<No, sei splendida tesoro>>
Fa qualche passo verso di me e azzerra ogni tipo di distanza lasciando un bacio sulla mia fronte.
<<Beh, anche tu non sei niente male sai>>
Mi complimento con lui, ammirando il bellissimo completo che sta indossando, un classico abito nero composto da giacca e pantalone e una camicia bianca, tutto abbellito con una cravatta azzurra, forse per riprendere il colore della squadra.
<<Me la cavo>>
Si vanta, tirando i lembi della giacca in avanti, come per volersi vantare.
<<Ma tu stai attenta signorina, stasera ti terrò sott'occhio>>
Per quanto a volte possa sembrare fastidioso e petulante, ammetto che questo suo lato protettivo l'ho sempre amato.
<<Tranquillo papà...>>
Faccio qualche passo indietro prima di continuare la frase.
<<Se però la cosa ti preoccupa tanto, potrei sempre non venire e restarmene a casa>>
Provo a dissuaderlo, ma la cosa è abbastanza inutile, visto lo sguardo accigliato che ha appena assunto.
<<Non ci provare>>
Ogni mia speranza di restare a casa, dopo questa sua risposta, si è completamente volatilizzata, ma prima inizierà questa cena prima finirà.

Alle otto precise, io e mio padre arriviamo fuori al ristorante e a giudicare dall'esterno e dalla vista sul golfo di Napoli, bisogna ammettere che il presidente non ha badato a spese per questa cena di lavoro.
Una volta scesi dall'auto, cerco di mantenere l'equilibrio e di camminare nel modo più naturale possibile, cosa resa per niente facile dalla ghiaia che ricopre l'intera superficie del parcheggio, ma una volta raggiunta l'entrata del ristorante  tiro un sospiro di sollievo.
Entriamo nel locale e una ragazza con indosso un grembiule nero, che a giudicare dalla targhetta sul petto dovrebbe chiamarsi Ludovica, ci accoglie con un sorriso smagliante.
<<Buonasera, siete in due?>>
Ci chiede, passando lo sguardo da me a mio padre.
<<In realtà siamo qui per la cena con Aurelio De Laurentiis>>
La informa l'uomo accanto a me ricambiando il sorriso.
<<Perfetto, da questa parte vi faccio strada>>
Quest'ultima ci accompagna fino a quello che dovrebbe essere il nostro tavolo, ma prima di arrivare a destinazione percorriamo un corridoio completamente bianco rivestito da foto molto particolari, raffiguranti prelibatezze e leccornie, piatti che molto probabilmente vengono preparati proprio in questo ristorante.
Al termine di questo corridoio entriamo in una sala di media grandezza, una sala occupata da un'unica tavolata lunghissima, rivestita da una tovaglia bianca. Al centro di quest'ultima, lungo tutta la lunghezza, sono stati posizionati dei vasi contenenti rose rosse e qua e là ci sono alcune candele profumate ancora spente.
<<Prego, accomodatevi. Nell'attesa posso portarvi qualcosa da bere?>>
Domanda gentilmente la cameriera, mentre io e mio padre ci lanciamo uno sguardo per capire cosa prendere.
<<Acqua frizzante>>
Risponde quest'ultimo, facendo allontanare la ragazza dalla sala e, visto che siamo ancora soli, per ingannare il tempo faccio un giro di tutto il tavolo, rendendomi conto solo ora che ad ogni posto a sedere c'è un segnaposto con i rispettivi nomi degli invitati.
<<Papà, qui c'è il tuo posto>>
Lo informo non appena leggo il suo nome, ma sbarrò gli occhi quando mi rendo conto che io non starò seduta ne alla sua destra né alla sua sinistra.
<<Il tuo è qui>>
Alzo lo sguardo verso di lui e noto subito che il mio posto è quasi alla fine del tavolo.
<<Sarai tra Kim e Giacomo>>
Continua ad informarmi mentre io inizio a sperare con tutta me stessa di non fare nessuna figura di merda per tutta la serata.

Alle otto e un quarto per fortuna arriva qualcuno a farci compagnia, il soggetto in questione è Khvicha Kvaratskhelia, uno degli attaccanti della squadra.
<<Buonasera mister>>
Saluta mio padre prendendo la sua mano e battendo la spalla contro la sua e appena si accorge della mia presenza di avvicina a me.
<<Ciao Giada>>
<<Ciao Khvicha>>
Ci scambiamo due baci sulle guance e senza dire altro, si allontana mettendosi alla ricerca del suo posto a sedere.
Più il tempo passa e piu inizia ad arrivare gente e quando finalmente ci siamo tutti, prendiamo posto a tavola.
Inutile dire l'imbarazzo che provo nello stare seduta in mezzo a Kim e Giacomo, ma prima di uscire di casa ho promesso a me stessa che avrei provato a fare ciò che mi ha detto mio padre, farmi degli amici.
<<Un attimo di attenzione per favore>>
Il presidente, seduto a capotavola, si alza battendo una forchetta contro il bordo del bicchiere di vetro, ricevendo la completa attenzione da parte di tutti.
<<Come ben sapete siamo vicini alla conquista dello scudetto e per questa incredibile occasione, ho intenzione di organizzare una mega festa allo stadio Diego Armando Maradona, con tanto di musica e ospiti speciali>>
A queste parole i comportamenti della squadra iniziano a battere i pugni sul tavolo in maniera quasi ritmata, in segno di approvazione.
<<Io e Edoardo abbiamo alcune idee in mente, ma se voi pensate ad eventuali ospiti o altro, parlate pure>>
Il presidente si risiede, mentre gli altri iniziano a scambiarsi idee e sorrisi felici per questa notizia.
<<Hai qualche idea?>>
A rivolgermi la parola è Giacomo, seduto alla mia destra.
<<A dire il vero no>>
Rispondo, facendo incontrare i nostri sguardi.
<<Tu sei una ballerina? Perché non ti proponi?>>
Mi domanda sorridendo, richiesta che non trovo affatto fattibile vista la grandezza dell'evento.
<<Non credo sia il caso e poi non ho nessuna coreografia pronta...>>
Neanche il tempo di finire la frase che il moro accanto a me, richiama l'attenzione di mio padre e di tutta la tavolata.
<<Mister, Giada è una ballerina, potrebbe esibirsi la sera dei festeggiamenti, magari con uno degli ospiti>>
L'attenzione improvvisamente si sposta tutta su di me, ho tutti gli occhi puntati addosso, compresi quelli di mio padre e di De Laurentiis, che per rispondere si alza nuovamente.
<<È un'idea fantastica, domani potremmo vederci a Castel Volturno e parlarne in maniera più approfondita>>
Dice entusiasta quest'ultimo, per poi prendere il calice riempito di vino bianco e incoraggiare tutti a fare un brindisi collettivo.
<<Sappi che me la pagherai>>
Sussurro all'orecchio di Giacomo mentre alzo il calice in alto.
<<Io credo che mi ringrazierai un giorno>>
Risponde lui, facendo comparire sul suo volto un sorriso soddisfatto.



SPAZIO AUTRICE
Secondo capitolo tutto per voi, so che attendete un'interazione tra i due protagonisti, ma state tranquilli, arriverà presto😉
(Chiedo scusa per eventuali errori)




PASSO A DUE - Giovanni Di LorenzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora