Mimi

160 11 0
                                    


Appena entrata in agenzia e stavo letteralmente correndo su per le scale, gli ascensori erano fuori servizio. Ma ero comunque di buon umore, e anche in ritardo di dieci minuti.

Spalancai la porta della palestra e lo trovai a smanettare sul cellulare, alzò lo sguardo e incrociò i mie occhi. Mi tolsi il giubbotto e mi legai i capelli in una coda alta, lui osservò ogni mia mossa, mi sentii quasi a disagio.

-"Allora? Cominciamo o no, Park?"- chiesi avvicinandomi a lui.

-"Sei in ritardo." -sottolineò alzandosi in piedi e posando il cellulare vicino alla borsa con le sue cose.

-"Lo so. Ma sono tornata tardi stanotte." -farfugliò muovendo una mano per aria.

-"Tsk. Certo." -sbuffò passandosi una mano tra i capelli.

-"Hai mangiato stamattina?" -chiesi facendogli cenno di salire sul tapis roulant.

-"Si."

-"E cosa?" -chiesi ancora mettendo la velocità minima, lui iniziò a camminare.

-"Ho bevuto il caffè e  ho mangiato un pezzetto di torta preparata da Jin-hyung." -sospirò. -"Contenta?"

-"Contenta." - sorrisi e aumentai la velocità. Lui iniziò a correre, e approfittai per scrutare le cicatrici leggermente accennate sulle sue braccia. Pian piano stava uscendo da quel brutto periodo, che purtroppo accomuna molto adolescenti, tra cui io. 

La paura di non essere accettati è una cosa brutta, ma è proprio quando non riesci nemmeno tu ad accettarti che si pone il problema. Quando cerchi in tutti i modi di piacerti e di piacere agli altri, fino a quando lo fai per te stessa, ti metti a dieta o fai allenamenti estenuanti è ok. Ma quando diventa un ossessione l'autoconvinzione di essere imperfetti e di non piacere agli altri, allora sei nella merda. CI vorrà molto per uscire da quella caverna, abisso o come lo si vuole chiamare.

Mi ridestai dai pensieri e riportai lo sguardo su Jimin: la perla iniziava ad umidirsi come a lucidarsi, segno che stava iniziando a sudare.

-"Può bastare." -lo fermai rallentando a poco a poco la velocità. Quando si fermò del tutto si piegò sulle ginocchia ansimando pesantemente.

-"Sei già stanco..." -mormorai in un sussurro.

-"Che hai detto?" -chiese respirando a fatica.

-"No niente. Bevi un po' d'acqua, poi vai alla panca." -farfuglia iniziando ad infilare due pesi da 3 nell'asta del bilanciere. Lui annuì distrattamente bevendo dalla sua bottiglietta d'acqua.

L'allenamento durò per un bel po', e avrei voluto che si fermasse ogni volta che si stancava, quindi quasi sempre. Il poco sonno e il poco cibo che mangiava lo rendevano debole, ed era l'ultima cosa che voleva sembrare. Ma era troppo debole.

-"Jimin-ssi."-alzò lo sguardo e si passò una mano tra i capelli umidi di sudore. -"Domani farai di meno."

-"Cosa? Perché?" -chiese corrucciando le sopracciglia e allargando le braccia.

-"Perché stai male."

-"Io non st-"

-"Tu stai male." -dissi seria avvicinandomi a lui con le braccia conserte. -"Hai battiti cardiaci alle stelle, domani porta un conta battiti. Quando supereranno i 170 ti fermerai."

-"D'accordo." -sospirò abbassando lo sguardo e passandosi una mano sul viso. 

Gli presi il viso tra le mani alzandoglielo, tenne la mano sulla fronte mostrandomi gli occhi leggermente lucidi.

Don't throw yourself awayWhere stories live. Discover now