Capitolo ventuno

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«Stavo pensando che essendo già passato un mese dal funerale di lady Uraraka, potreste smettere di portare il lutto così potremmo dare una festa.» disse lord Bakugou dopo il lungo silenzio che aveva accompagnato la cena che stavano condividendo insieme.

«Una festa?» domandò lord Midorya pulendosi le labbra con il tovagliolo, sorpreso dalle parole del suo padrone di casa, «Sono passati solo due masi da quando avete tenuto quella per il mio arrivo, non sarà dispendioso organizzarne un'altra?»

«Le finanze non sono un problema per la casata dei Bakugou, in più la stagione sta per terminare e prima dell'arrivo dell'autunno è consuetudine organizzare un evento in maschera prima della partenza per le dimore invernali.» rispose il biondo bevendo un sorso di vino dal suo calice.

Lord Midorya non si perse un istante di quel gesto apparentemente così semplice, ma che ai suoi occhi parve a dir poco sensuale.

La gola esposta di lord Bakugou mostro il pomo d'Adamo che si muoveva in su e in giù ad ogni sorsata, lasciando il verdino con la bocca arida.

«Spero questa volta di essere d'aiuto nei preparativi.» disse dopo aver bevuto a sua volta un bicchiere intero d'acqua.

«Siete sempre così premuroso. Sono lieto che nessun altro nobile conosca questa vostra dolcezza.» sussurrò lord Bakugou, abbastanza piano perché i domestici messi in fila lungo le porte non sentissero, ma abbastanza forte perché il suo ospite lo sentisse.

Un leggero rossore si diffuse sulle guance di lord Midorya che si congedò in tutta fretta da quella cena così assurda che per un attimo gli parve di star sognando.

Non avevano parlato durante le portate, ma i loro occhi si erano inseguiti per tutto il pasto, osservandone i movimenti con minuzioso interesse.

Lord Bakugou aveva tenuto d'occhio le mani del verdino e come si muovessero con forza mentre tagliava con il coltello il fagiano servito come portata principale. Non si era mai reso conto di come fossero forti quelle braccia strette in pesanti abiti di cotone rigido.

Non si era mai soffermato a guardare le sue mani, sempre nascoste nei bianchi guanti che sembrava gli fossero stati cuciti addosso.

Voleva vedere le sue mani, toccarle addirittura senza il frapporsi della stoffa che solitamente le ricoprivano e quando lord Midorya si congedò dalla cena deliziosa, oscurata però dal loro silenzio imbarazzante, quando lo vide alzarsi e inchinarsi per andare via, le sue gambe si mossero da sole, facendo alzare e correre dietro al lord che aveva imboccato la via per il giardino.

«Aspettate lord Izuku.» lo chiamò il biondo afferrandogli il polso una volta varcate le porte finestre e trovandosi sull'ampio terrazzo.

«My lord, cosa...?» provò a chiedere voltandosi a guardarlo, ma l'intensità di quegli occhi rossi gli fece morire la frase in gola, facendogli deglutire con forza il groppo che gli si era formato.

«Toglietevi i guanti, per favore.» disse semplicemente lord Bakugou sollevando la mano del verdino che stringeva ancora tra le dita.

«Lord Bakug...lord Katsuki perché mi state chiedendo questo?» domandò lord Midorya con il cuore che batteva frenetico.

Il biondo non ripeté la domanda, di sua iniziativa fece scivolare un dito sull'orlo della manica della camicia del lord che ansimava con forza a quel contatto.

«Ve ne prego, toglietevi i guanti.» e baciò il palmo della mano guantata di lord Midorya che perse l'equilibrio per lo stordimento di quel che stava accadendo.


CantarellaWhere stories live. Discover now