32. Il Bestiario

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Jim si svegliò di soprassalto, col volto affondato in un cuscino; giaceva supino su un sofà e un rivolo di saliva gli pendeva dall'angolo della bocca

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Jim si svegliò di soprassalto, col volto affondato in un cuscino; giaceva supino su un sofà e un rivolo di saliva gli pendeva dall'angolo della bocca. Strizzò gli occhi con un grugnito, per proteggerli dalla luce accecante che inondava un enorme atrio dal pavimento a scacchiera, dove alcune scope stavano ammucchiando da sole coriandoli, vetri rotti e altri residui della festa.

Il ragazzo si issò a sedere reggendosi la testa e cercò di fare mente locale per capire come fosse finito lì, ma per quanto si sforzasse non riusciva a ricordare quasi nulla della sera prima...l'unica cosa che al momento gli pareva molto chiara era l'emicrania, come se un tizzone ardente gli si fosse conficcato in mezzo agli occhi. Dannazione, doveva aver preso la sbronza più memorabile della sua vita...!

«Ben svegliato, pulcino.»

Per poco non gli venne un infarto. Una Duval sedeva in una poltrona e lo osservava coi suoi inquietanti occhi da gatto e un piatto di cupcake perfettamente glassati in grembo.

«Ehm, s-salve.»

La Regina di Cuori sorrise in maniera rapace; anche di mattina indossava un elegantissimo vestito nero e oro, le mani avvolte in lunghi guanti di seta. A Jim ricordò una gigantesca vespa pungente.

«Ho pensato che volessi fare colazione» disse, con fare premuroso. «Prendi un cupcake, coraggio.»

Jim studiò i dolcetti, tutti dall'aria invitante. Era a digiuno dalla sera prima e il suo stomaco non mancò di ricordarglielo...ma Una sembrava il genere di strega che offre caramelle ai bambini per poi sbatterli dentro un forno.

«Ehm...grazie, non ho molta fame. Che ore sono?»

«Le due del pomeriggio.»

«Le due...» Da qualche parte nel suo cervello, intontito e dolorante, squillò un segnale d'allarme. Avevano perso il Meridiano delle dodici! Perché nessuno era venuto a svegliarlo?

«Dov'è il signor Blake?» chiese immediatamente. «Dobbiamo tornare subito a...»

Una gettò la testa all'indietro con una risata civettuola, da ragazzina. «Quanta fretta! Devo dedurre che la mia compagnia ti stia annoiando?»

Appoggiò i cupcake su un tavolino e si spostò sul sofà accanto a lui. «Un uccellino mi ha riferito che ieri hai fatto amicizia con una delle mie allieve.»

«Mei Lin, sì...ragazza simpatica.»

«Ha detto lo stesso di te. Del resto, sei allievo di un mago gentiluomo.»

Una accavallò le gambe e si allungò mollemente sulla spalliera del sofà. Jim mantenne le distanze in modo rispettoso, cercando di ignorare le fitte che continuavano a trapanargli il cranio. Chissà se in quel posto ce l'avevano un'aspirina.

«E a tal proposito, speravo che tu potessi aiutarmi» riprese la strega in tono confidenziale. «Conosco Solomon da quasi un secolo: quando arrivò ad Arcanta era un ragazzino cupo e scontroso, più interessato ai libri che alle persone. E adesso, guardalo! È diventato un'autentica leggenda! Molti giovani maghi ucciderebbero per averlo come maestro.»

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