49. L'occhio

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All'inizio, fu come trovarsi sott'acqua

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All'inizio, fu come trovarsi sott'acqua.

I rumori si smorzarono improvvisamente e di fronte a loro, sotto un cielo temporalesco, si aprì un oceano di sabbia nera, sottile e uniforme, da cui ogni tanto spuntava il relitto di un'automobile, di una staccionata o di un cartello stradale. Anche l'aria era invasa da uno strano pulviscolo simile a cenere, ma tuttavia respirabile: l'antidoto ricavato dalla ninfa dell'Anthea aveva funzionato.

«Decisamente non siamo più in Kansas» commentò O'Malley. Nemmeno su di lui la Materia Vuota sembrava aver avuto conseguenze negative. Probabilmente, ragionò Alycia, anni di esposizione alla magia di Jim avevano reso in qualche modo i membri della compagnia immuni. «Da che parte andiamo adesso?»

Alycia dilatò i confini della propria mente, ma aveva l'impressione che i suoi poteri funzionassero in maniera strana laggiù: non vi era nulla con cui potessero instaurare un legame di Corrispondenza. Si sentiva un'intrusa, finita per sbaglio tra le pagine di una storia che non la riguardava.

«Proviamo per di qua.»

Superarono una duna e ciò che si parò loro di fronte li lasciò a bocca aperta.

Un luna park.

Era gigantesco, praticamente una città. Nel labirinto di viuzze ricavate tra i tendoni neri, camminava gente di ogni età, eppure quella visione non aveva nulla a che vedere col circo che Alycia aveva visitato solo pochi mesi prima insieme a Jim, colorato, chiassoso e brulicante di attività. In questo, invece, i colori erano desaturati e ogni cosa appariva morta, tanto che le lampadine sospese sulla folla somigliavano ai lumini di un cimitero. Persino l'odore lo ricordava: uno strano effluvio che conteneva qualcosa di freddo, umido e con uno sgradevole fondo dolciastro.

«Come si sono permessi!» guaì il Folletto. «Che hanno fatto quei porci al mio bel circo?»

Si immisero nel viavai di Mancanti che vagavano senza meta per il campo.

«Che gli è successo?» chiese O'Malley.

Alycia afferrò la mano di una ragazza e le chiese se stesse bene, ma lei non parve sentirla e si limitò a ricambiare il suo sguardo con occhi assenti.

«Sembra svuotata.» Un senso di gelo le invase le vene. «Non percepisco niente in lei...»

Non ebbe neanche finito la frase che la mano della ragazza si dissolse nella sua.

Alycia trasalì, agghiacciata. «No!»

Fu un processo velocissimo, inevitabile. Braccio, spalla, busto, la ragazza si volatilizzò senza emettere un fiato, trasformandosi nel pulviscolo di antimateria che riempiva l'aria, che lei stessa aveva respirato. Ad Alycia salì un conato.

«È così che il Vuoto si nutre di loro» sussurrò, in preda all'orrore.

Era un destino terribile, peggiore della morte: a quante persone era già successo? A quanti bambini? Quanti altri sarebbero stati cancellati dall'esistenza se Lucindra avesse vinto?

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