Capitolo 13

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Era arrivato il giorno del compleanno di William. Era novembre, ma essendo in California, faceva sempre e comunque caldo.
Sua madre, Anna, gli aveva organizzato una piccola festicciola a casa loro. Non aveva invitato molte persone, solo qualche amico di Will e la mia famiglia.
«Diana, vuoi qualcosa da bere tesoro?, mi chiese Anna mentre giocavo con Bella. In questi mesi ero riuscita a stringere un bel rapporto con lei. Non so se si comportasse bene nei miei confronti solo perché avevo il cancro, ma comunque, mi piaceva passare del tempo assieme.
«Oh no, grazie mille lo stesso. Ho già questo bicchiere d'acqua», le risposi sorridendo. Ogni tanto il mio sguardo si incrociava con quello di William. Giocava a calcetto con i suoi amici ma prestava sempre attenzione anche a me. Era questo che avevo sempre desiderato in tutta la mia vita. Provare questo tipo di amore, dove tutto è reciproco. Quell'amore che tutti, almeno una volta nella vita, devono provare.
«È l'ora della torta!», urlò Rick dalla sala da pranzo. Tutti ci sedemmo intorno al tavolo di vetro, iniziando a cantare la solita canzoncina di buon compleanno, che fa sempre imbarazzare tutti.
«Esprimi un desiderio!», urlò Bella battendo le mani. William mi guardò per un istante e poi soffiò sulle candeline. Aveva già aperto tutti i regali, ma gli avevo detto che il mio l'avrebbe aperto in privato. I miei genitori gli avevano regalato una semplice maglietta sportiva, amava giocare a calcio. Anna e Rick una chitarra elettrica e i suoi amici gli avevano promesso che avrebbero pagato da bere per lui per i prossimi due mesi ogni volta che sarebbero usciti il sabato sera.
«Come si sente il mio festeggiato?», gli chiesi sorridendo mentre le mie mani si erano appoggiate sui suoi fianchi.
«Felicissimo. E come si sente la mia principessa?». Allargò le braccia e mi strinse in un amorevole abbraccio.
«Felicissima». Mi diede un bacio sulla fronte.
«Quand'è l'ora del mio regalo? Sto morendo dalla curiosità di sapere cos'è!». Mi guardai un po' intorno e notai che tutti erano presi ad assaggiare la torta e ad ascoltare le piccole lezioni di architettura di mio padre.
«Vieni con me». Lo presi per mano e lo portai fino al retro di casa sua. C'era un piccolo giardino con una panchina.
«Sediamoci qui».
«Sei pronto?», gli chiesi. I suoi occhi stavano iniziando a brillare. Si sfregò le mani in segno di frenesia.
«Sicuro sicuro di essere pronto?».
«Sicurissimo! Ora ti prego, fammi vedere che cos'è».
«Non te ne sei neanche accorto». Si iniziò a guardare intorno in modo confuso.
«Cosa vuol dire?». La sua espressione si era un po' intristita.
«Te l'ho già dato il tuo regalo».
«Scusa, Diana, ma continuo a non capire». Sorrideva nervosamente.
«Quando prima della festa mi hai chiesto di metterti la cravatta, al collo, ti ho messo anche un'altra cosa», gli spiegai. Si iniziò a togliere la cravatta e si accorse finalmente del mio regalo.
«È una collana». La guardava in modo strano.
«Non è una semplice collana».
«C'è un cuore spezzato a metà... Diana, questo vuol dire che mi stai lasciando? No perché se fosse così giuro che mi metto a piangere».
«Ma no stupidino! Guarda bene. C'è la mia iniziale incisa sopra. E guarda anche qua».
Tirai fuori dalla mia maglietta l'altro pezzo di collana.
«Sono magnetici. Anche sulla mia metá di cuore c'è la tua iniziale. Se li avvicini, formano un cuore intero. È un incastro perfetto».
«Mio Dio, Diana. Mi hai fatto prendere un colpo». Pensavo che reagisse meglio di così.
Ad un certo punto, abbassò lo sguardo verso il terreno sotto i nostri piedi. Delle lacrime stavano rigando il suo viso perfetto.
«Non... non ti piace? Se vuoi possiamo andarlo a cambiare se...».
«Non mi piace?! Cazzo, Diana. Questo è il regalo più bello che qualcuno potesse mai farmi. Rappresenta come siamo noi. Rappresenta tutto il nostro amore. Rappresenta quanto cazzo ti amo». All'inizio non me ne accorsi, ma alcune lacrime stavano rigando anche il mio di viso. William mi diede un dolce bacio. «Ti amo da morire, credimi».
«Io di più, credimi».
«Ma come cavolo hai fatto? Neanche me ne sono accorto!».
«Sono segreti che non possono essere rivelati, mio caro».
«Dai, torniamo dentro. Tutti si staranno chiedendo dove sia finito il festeggiato», gli dissi prendendolo per mano.
«Aspetta un attimo. Non vuoi sapere che cosa ho desiderato?».
«Vuoi dirmelo?». La sua espressione diventò di nuovo cupa e triste.
«Ho desiderato di vivere insieme a te il resto dei nostri giorni». Presi un respiro profondo e gli diedi un dolce bacio sulle labbra.
«Godiamoci il presente».
«Sì, ma io ti voglio anche nel mio futuro». Sapevo che un giorno sarebbe uscito questo discorso da dover affrontare, ma ancora non mi sentivo pronta.
«Will, guardami». Gli misi due dita sotto il mento e gli alzai lo sguardo.
«Non ti lascerò mai».
«Promesso?».
«Promesso».

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