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Lei aveva ceduto alla fine, aveva acceso le luci e spolverato il tavolo per metterci sopra tutto ciò che avevano portato. Cibo, schifezze, alcol e persino un dolce. Inizialmente era stato imbarazzante, alquanto. Avevano parlato poco e lei aveva paura anche ad alzare lo sguardo, poi si era fatta coraggio grazie alle loro battute e al loro atteggiamento tranquillo, e il ghiaccio si era rotto. Dopo ore erano tutti alquanto brilli, anche lei, che finalmente stava mettendo da parte i suoi mostri e si stava divertendo.

Stavano ridendo così tanto che, a un certo punto, scoppiò a piangere. Le risate si trasformarono presto in singhiozzi e i suoi amici si bloccarono, ammutolendosi. La guardarono, indecisi sul da farsi. "Scusate." Farfugliò, asciugandosi le guance. Dixie le mise una mano sulla spalla. "Tranquilla, fai pure." La rassicurò.

"Grazie ragazzi." Balbettò. "Per?" Jack la guardò confuso. "Per questo." Indicò loro. "Per la festa? È il tuo compleanno, non potevamo dimenticarlo." Le sorrise Larray. "Non per quello." Sospirò, facendosi coraggio. "Grazie per aver fatto finta di nulla, per aver festeggiato con me come se niente fosse successo e per non avermi chiesto niente." Sorrise. "Parlerai quando vorrai." Vinnie prese un sorso dalla sua birra, tranquillo. Lei lo guardò, non l'aveva fatto con attenzione mai da quando erano entrati, era l'unico che aveva cercato di evitare. Si sentiva talmente in imbarazzo da volerlo ignorare.

"Eravamo nella stessa scuola. Chase era il capitano della squadra di calcio, il ragazzo più popolare della scuola, io ero il capo delle cheerleader. Sembravamo usciti da un film quando ci siamo messi insieme, tutti ci amavano. Entrambi eravamo già conosciuti sui social e molti iniziarono a postare cose su di noi. Stavamo insieme da otto mesi quando finì la scuola, era la sera della festa dei ragazzi dell'ultimo anno, ovviamente noi andammo insieme. Non avevamo mai fatto niente." Iniziò a raccontare, pendevano tutti dalle sue labbra. Ovviamente faceva riferimento all'ambito sessuale, lei gli aveva detto più volte che non si sentiva sicura. "Lui me l'aveva chiesto più volte, io avevo sempre rifiutato e lui diceva che gli andava bene e che mi avrebbe aspettato. Quella sera avevo bevuto, ovviamente, anche lui, tutti l'avevamo fatto. Ero ubriaca, non abbastanza da dimenticarmi tutti o da non capire niente, ma abbastanza da fidarmi di lui e seguirlo in una stanza. Quando iniziò a toccarmi e ad alzarmi il vestito capii subito e gli dissi di no, più e più volte." Si bloccò con il fiato rotto, Dixie vicino a lei la abbracciò per sostenerla, era anche l'unica donna lì. "Ma non mi ascoltò, continuò nonostante piangessi e urlassi e nessuno mi sentì. Ero la sua ragazza e diceva di amarmi, ma non si fece nessuno scrupolo a violentarmi." A tutti si gelò il sangue nelle vene, Vinnie in particolar modo avrebbe voluto avercelo davanti per ucciderlo con le sue mani. "Mentre ero svenuta lui e i suoi amici mi fecero delle foto per ricattarmi, pagò i miei genitori per farci stare zitti, provai a parlare ma nessuno mi credette. Sui social disse che l'avevo tradito e lasciato per un altro, per mesi interi tutti mi insultavano senza motivo. Passai da un ospedale all'altro, prendevo farmaci, stavo sempre peggio. Per questo il mio manager mi ha consigliato di venire qui, per dimenticare i vecchi ricordi. Non pensavo che l'avrei trovato qui."

Rimasero in silenzio, sconvolti, senza parole. Non pensavano che lui fosse un tale stronzo. "Che pezzo di merda." Dixie sussurrò a denti stretti, prima di abbracciarla forte. Ari pianse sulla sua spalla, sentendo le braccia di Jack e Larray stringerla qualche secondo dopo. Vinnie li guardava, era troppo shockato per parlare, per muoversi, per fare qualcosa. Era arrabbiato, era arrabbiato per tante cose. Perché lui le aveva fatto quello e lui non l'aveva potuta proteggere, perché ancora non si conoscevano. Perché non si era accorto di niente in quei mesi. Perché in quelle settimane Chase le aveva fatto del male e lui non era intervenuto pensando che fossero solo amici in lite.

"Vin." La castana lo richiamò, prendendo coraggio. I loro amici si allontanarono, cambiando stanza e lasciandoli soli.

Social anxiety | Vinnie hacker Where stories live. Discover now