Capitolo 1 parte 7

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"È un barlume di speranza. Ad oggi non possiamo permetterci il lusso di ignorare nulla. Non con tutte le vittime là fuori che stanno ogni singolo minuto lottando con la consapevolezza che probabilmente non riusciranno ad arrivare all'alba del giorno successivo"
Un ghigno colmo di malizia si stampa sul volto del giornalista.

"Peccato che non possiamo confidare in barlumi, e peccato che il mondo giri intorno a certezze, non speranze, Signorina."
Annuisco comprensiva, ignorando il fatto che se fosse in suo potere, probabilmente il giornalista si fionderebbe su di me in men che non si dica.

"Forse il tenere nascoste le altre Harrington e lasciare che la maggiore sia l'unica erede, non è stata poi un idea così brillante. Magari le loro menti sono più perspicaci. Perché non portarle alla luce e verificare? Lasciare che tutto questo sia una sua rogna è villano, non crede?"
Serro la mascella.

"L'identità delle mie sorelle non è un suo grattacapo."
Prima di procedere prendo un lungo e profondo respiro.
Non posso cedere alle provocazioni di un insulso birbone.
Per quanto mi ristorerebbe staccargli la testa a morsi, la mia figura professionale deve rimanere intatta. Se non per me, per mio padre, che si ritroverà dinanzi una sciagura dopo che me ne sarò andata.

"Qual'è il suo nome, Signore?"
Nei suoi occhi balena una scintilla di sorpresa, che quasi immediatamente si spegne.
Chiaramente attendeva come risposta maggiori istigamenti, non cortesia.

"Waylen"
Risponde, frettolosamente.
Sposto una ciocca di capelli dal viso.

"Ha figli?"
Si rimette al suo posto, inviperito.

"Non ha a che fare con la nostra discussione"
Scuoto il capo.
I miei occhi incrociano quelli di mio padre. Non riesco a decifrare l'espressione che ha sul volto visto che si tratta quasi sempre della stessa. Vale a dire che non ho la certezza di star facendo la cosa giusta, per cui, non posso fare altro che sperare.

"Ha figli, Signor Waylen?"
Sospira, prendendo in mano una penna.

"Sì, ho una figlia"
Abbozzo un debole sorriso.
Bingo!

<<Per quanto caparbia possa sembrare una persona, ci sarà sempre quell'impercettibile crepa dove far sprofondare la più letale delle lame, instillando in lei il fremito dell'indecisione>>

"Se per sfortuna, sua figlia dovesse andare in contro a una terribile sorte e risultare positiva a una malattia tanto rara quanto pericolosa, e l'unica cura richiedesse tutto ciò per cui lei ha lavorato tutta la sua vita, ma l'alternativa fosse vederla lentamente allontanarsi sempre di più, cosa farebbe? Sceglierebbe una vita confortevole colma di certezze ma priva della sua unica figlia, o preferirebbe sacrificare tutto nonostante le probabilità siano basse pur di tentare di salvarla?
Vede, il mondo, come lei ha detto, non gira intorno a "quasi", a "forse" o "probabile". Tuttavia, in certi casi, avere un barlume di speranza è molto più favorevole dell'andare incontro a un futuro razionalmente inequivocabile.
È questo il principio su cui si basa l'Apex Corporation. Siamo disposti a sacrificare qualunque cosa per la vita di un paziente, anche se la probabile alternativa è il totale fallimento, perché le vite umane valgono più di ogni bene materiale. Alla fine di una giornata, le percentuali calcolate meticolosamente rimangono impregnate nei grafici, ma le vite salvate sono un assoluto successo che va a ricompensare le privazioni patite da parte dei ricercatori, dei pazienti e delle loro rispettive famiglie. Spero che il concetto di speranza sia più chiaro adesso, Signor Waylen."
Riprendo lentamente fiato, riflettendo sulle mie stesse parole.

Sul volto del giornalista si stampa un sorriso infido.

Il Vice Presidente, visibilmente gratificato, interviene.
"In che maniera funziona la vostra cura e quanto possiamo affidarci ad essa?"

Sul palco, prende posto al mio fianco un uomo di mezza, età alto e panciuto, che si china sul mio orecchio per sussurrarmi qualcosa.
La sudicia espressione perversa che il suo volto prende, mi fa rabbrividire.

Mi porge un cumulo di documenti e procede dicendo:
"Ti aspetto nel tuo ufficio"
Riconosco il suo volto come un Manager nelle minori sedi dell'Apex Corporation d'Europa.
Ha partecipato a un paio di eventi qualche anno fa qui a Seattle, per questo mi è familiare, tuttavia la maggior parte del tempo è in Europa.

Cosa ci fa qui?

Tra gli svariati documenti di marginale importanza, vi sono fotografie mie con la maschera addosso, ma con il volto photoshoppato grazie all'utilizzo di un'intelligenza artificiale che ha cercato di progettare al meglio i miei lineamenti.

Il mio cuore perde un battito.

Nonostante la loro rilevanza non sia importante, potrebbero fungermi da ostacolo se dovessero spuntare fuori questa sera. Non necessito involute attenzioni. Non adesso.

Questo però non è nemmeno ciò che mi inquieta.

Nelle fotografie non sono da sola, ma in compagnia di una persona di cui nessuno dovrebbe conoscere l'esistenza: Jodene.

La sto abbracciando... Asciugando le sue lacrime...

Nessuno dovrebbe sapere che siamo così vicine. Sono io colei che viene scortata da guardie del corpo ovunque vada, non Jodene.

Lo scopo principale dell'indossare questa fatidica maschera è quello di proteggere la mia privacy e aiutare a mantenere alta la mia sicurezza. Non posso trascinare con me persone che non sono al mio stesso livello e che non usufruiscono del trattamento che ricevo io. È altamente rischioso. Potrebbe scombussolare la loro incolumità.

Mio padre non alzerebbe un dito se qualcosa dovesse succederle. Semplicemente non gli importa. Non che mi aspettavo il contrario.
Perché dovrebbe importargli di una semplice un'educatrice?

"Suvvia, non agitarti, Senza faccia"
D'acchito, la sua sudicia mano si posiziona sul mio gluteo destro, strizzandolo lievemente.

Sussulto.
L'uomo abbandona velocemente la sala, lasciandomi scossa.

Non ho il coraggio di muovermi o guardarmi intorno. Sento il battito del mio cuore rallentare e rimbombare nella mia testa, nonostante in realtà stia accelerando.

Mi ci vogliono un paio di minuti per elaborare quel che è appena accaduto.

L'avranno visto? Non riesco a immaginare quello che potrebbe succedere se così fosse. Sono così dannatamente disgustata dalla mia intera esistenza per aver permesso che una cosa del genere accadesse. Cosa posso fare però? Ho le mani legate.

"Chiedo scusa"
Provo velocemente a ricompormi e riportare lo sguardo sul Vice Presidente, che però mi ferma.

Con questo capitolo vorrei rivolgere l'attenzione a tutti coloro che in questo momento stanno lottando. Vorrei rivolgere l'attenzione alle persone che dedicano le loro vite per poter contribuire aiutando in qualche modo.
Vorrei ricordare le vittime innocenti e dare un forte abbraccio alle loro famiglie.
Purtroppo è una realtà con la quale abbiamo a che fare ogni giorno. È una realtà che esiste, e che vive tra di noi. Non posso fare altro che continuare a sperare in un futuro differente. In uno dove le persone hanno un nascondiglio più sicuro. In uno dove i lupi aspettano a lungo prima di aventarsi sulle loro prende. Spero in un futuro dove i bambini sono bambini e non cavie, non pazienti e non cadaveri. Spero in un futuro brillante per questa società problematica e spero che tutti voi, ovunque siate, viviate una vita serena, lunga e priva di agonia ❤️

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