Isabel (8)

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"Solo una testa di cazzo ha una risposta per ogni domanda e una sporta di consigli"                     
                                       Charles Bukowski

Mi affrettai a tornare nella mia stanza, non volevo per alcun motivo che mia madre scoprisse il rapporto che stavo instaurando con il figlio del suo compagno. Sarebbe stato davvero molto imbarazzante. 

In più, aveva dei principi ben precisi e mi sarei dovuta subire una dettagliata ramanzina. 

Chiusi a chiave la porta alle mie spalle e piegai le ginocchia sulla fredda superficie del pavimento per poter prendere la valigia, posizionata sotto al letto. La tirai fuori e presi una pezza per pulirla, a causa dei vari granellini di polvere aveva cambiato colore.

Solo dopo la aprii, svuotando tutte le varie tasche. Era di quando ero molto più piccolina, ricordo che l'avevo utilizzata per una sola occasione: il viaggio di famiglia a Washington. 

L'aveva organizzato mamma e anche se la mia mente aveva dimenticato un po' di aneddoti, non sapevo come, conservavo ancora un bellissimo ricordo. 

I miei genitori non discutevano e James era un padre perfetto davanti ai miei occhi. 

Un fantastico supereroe.
Una persona da ammirare.

Una persona dalla quale prendere esempio.
Ero fermamente convinta che fosse un grande gigante gentile. 

Amava sollevarmi e stringermi fra le sue braccia, le uniche due che erano in grado di farmi sentire protetta, al sicuro.

Ricordo ancora che gli chiedevo in continuazione di farmi toccare, anche solo per un attimo, le nuvole presenti in cielo. E poi, di punto in bianco, capii che le sue intenzioni erano spedirmi proprio lì.

Mi voleva morta.

Iniziai ad inserire nella valigia tutto ciò che mi sarebbe servito per sopravvivere in casa Smith. I miei vestiti, i trucchi e le varie cartoline che mi erano state regalate. 

Ispezionai la stanza centimetro per centimetro; non volevo per nessun motivo rischiare di lasciare i miei oggetti personali nella casa che sarebbe stata venduta a completi sconosciuti.

I miei occhi si posizionarono sull'enorme libreria, che ne sarebbe stato di lei?           
                               
Non potevo lasciarla lì.
Era il mio unico e solo posto sicuro.

E mentre la mia mente era impegnata a cercare di trovare una soluzione, sentii bussare alla porta.

«Isabel tesoro, a che punto sei?» Domandò mia madre, rimanendo fuori. Aprii la porta e notai che al suo fianco c'era già tutto il kit di sopravvivenza, ciò stava a significare che aveva finito di prepararsi.

Il tempo stava scorrendo troppo in fretta. 

«Mamma, come porterò la mia libreria a casa di quello?» Chiesi, quasi sul punto di aggredirla verbalmente. «' Quello' , è il mio compagno, Isabel. E devi imparare a portargli rispetto» esclamò lei, con sicurezza. 

Continuava a ripetermi che non sapeva per quanto tempo sarebbe ancora riuscita a sopportare la mia disobbedienza. Tuttavia, non mi sarei arresa. L'avrei convinta a rimanere nella nostra casa e ad allontanarsi da quell'uomo. Erano esseri maschili, capaci di compiere qualsiasi gesto.

I need youWhere stories live. Discover now