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Quella mattina mia mamma mi svegliò chiamandomi, avevo scordato di abbassare la suoneria infatti sobbalzai.

«Mamma ti sembra il caso di chiamarmi a quest'ora?»

«Allora partiamo dal fatto che io posso chiamarti quando voglio, e che tu sia disponibile o meno mi devi rispondere.»
certe volte detestavo quelle mattine in cui si svegliava di buon umore.

Poi capivo da chi avevo preso quella parlantina che ti faceva venire il mal di testa e allora migliorava l'umore anche a me.

«Secondo: non dovresti essere già sveglio?»

«La sveglia sarebbe suonata tra mezz-»

«Non ti ho dato il permesso di interrompermi, dicevo...terzo: chi c'è con te che non ti posso chiamare?»
e poi c'erano quelle volte che si svegliava detective, dimenticandosi di essere in un altro stato.

«Per fortuna nessuno, perché se ci fosse stato qualcuno gli avrei sbattuto la sveglia in testa.» mi lamentai mettendomi a sedere sul materasso che cigolò e stropicciandomi l'occhio, sbadigliando.

«Non mi fido di te Aidan.»
«Fai bene, mamma» mantenni gli occhi chiusi nella speranza di recuperare un po' di sonno.

«Devo chiamare Orion?»

«Non buttare anche lui già dal letto»

«Dici che non mi risponde?»

«Non metto in dubbio il fatto che quel santo ti risponda ma già è di pessimo umore normalmente, poi se lo svegli prima non voglio sapere cosa succede.»

Nominarlo fu come se avesse risvegliato qualcosa dentro di me, quei pensieri intrusivi che mi avevano seguito anche nel sonno, infatti quando avevo aperto gli occhi la prima cosa che pensai, prima di voler buttare il telefono dal balcone, fu che dovevo parlargli.

Come una puntina un pensiero intrusivo mi rimaneva in testa per tutto il tempo, anche quando sembrava tutto tranquillo.

«Perché parli a bassa voce? Non è che è lì con te?» mi resi conto di aver abbassato la voce.

«Mamma ma che hai bevuto stamattina, caffè e prezzemolo?» domandai cercando di alzarmi dal letto ma i miei tentativi furono inutili, il caldo delle coperte mi inchiodò sul materasso e lì rimasi.

«Sai che non bevo caffè»

«Appunto proprio per questo chiedo, non si sa mai.»

«Non mi piace il modo in cui ti rivolgi a me.»

«Non puoi pretendere che dopo avermi chiamato alle 6:30 io riesca ad essere sia sveglio che garbato.»

«Fa sempre bene alzarsi presto»

«Non quando hai la scuola dietro l'angolo»

«In realtà sono a due isolati» precisò lei con tono divertito.

«Non cambia il fatto che mi hai tolto mezz'ora di sonno.» sbraitai sbadigliando di nuovo.

«Non fare il pappamolle, alzati dal letto e prima di andare a scuola sistemalo» e come il capo militare batté le mani come per incoraggiarmi.

«Contaci»

«Aidan.» mi rimproverò lei con tono serio, se fosse stata davanti a me mi avrebbe tirato una padellata in fronte. Anzi no perché non avrei avuto il coraggio di risponderle.

«Perdono»

«Devo andare ti richiamo dopo»

«Va bene»

«Buona giornata»

«Anche a te, mamma.»

Lasciai che chiudesse lei.

Let Love Destroy UsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora