Capitolo 2:dubbi e incertezze

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8 settembre 2022 ore 08:09

Ecco la sveglia che suona interrompendo il mio ultimo giorno di vacanza per dare il via al mio primo giorno di scuola. Se fossi la protagonista di un film, direi che mi sono alzata felice e, cantando come farebbe una principessa agli animaletti del bosco, mi sarei preparata per andare a scuola, mentre i miei genitori felici mi salutavano, orgogliosi di me. Invece non mi sono alzata, o meglio si l'ho fatto, ma erano quasi le sette e mezza mentre mi alzavo dal letto, salutandolo un'ultima volta. Mentre facevo colazione, mi sono resa conto che il tempo, a differenza mia, non scorreva lentamente, anzi mentre io finivo la brioche con la sensazione di vomito, si erano fatte le otto.
Papà mi ha accompagnata a scuola, correndo per le strade del paese, maledicendo i semafori rossi e gli anziani che guidavano con la stessa velocità di una lumaca. Arrivata a scuola, non c'era nessuno, segno che tutti gli studenti, anche quelli più ritardatari, si trovavano già in classe.

Brava Azzurra, è il tuo
primo giorno di
scuola e arrivi
anche in ritardo.

Caccio via la mia coscienza, anche se devo ammettere che ha ragione. Il mio primo giorno di scuola arrivo in ritardo e, come se non bastasse, non so neanche in quale classe si trovi la mia. Ogni anno la mia classe viene spostata. Al primo anno eravamo al piano terra, vicino all'ufficio della preside, infatti i professori ci definirono degli angeli, in verità non facevamo casino solo per evitare problemi con la preside. Secondo, terzo e inizio quarto anno l'ho passato davanti al computer per via del covid, quindi una classe vera e propria in questi anni non l'ho mai avuta. Ma a dir il vero non è l'aula il problema, che mi fa sentire inadatta, il vero problema sono io. Non riesco a comunicare con i miei compagni di classe. Ci ho provato in milioni di modi, ho provato anche ad ascoltare la musica trap, così da poter essere inserita nel loro gruppo, ma niente da fare, loro non mi notato neanche. Da un lato li capisco, io sono l'amica/compagna di classe inutile. Le versioni di greco e latino fanno schifo, quindi non posso copiare da me durante un compito oppure non possono chiedermi di suggerirgli qualcosa durante l'interrogazione, perché loro sono persone da 8 e da 10 mentre io sono uno scarso 6... Mi ero ripromessa che quest'anno avrei avuto una media che superasse la sufficienza, accettandola solo per latino e greco, ma sono sicura che anche questa promessa non verrà mantenuta. Sono un fottuto disastro che nessuno vuole, ed è per questo che non piaccio mai ai professori.

<<Dov'è la quinta effe classico?>> domando alla bidella con il fiatone per via della mia corsa. Lei mi guarda per qualche secondo, capendo solo dopo cosa volessi.
<<Primo piano.>> la ringrazio ritornando a correre e salendo le scale. Se ci fosse la mia professoressa di educazione fisica sarebbe fiera di me. Non ho mai corso durante le sue ore, quando bisognava correre o fare attività abbastanza complesse, dove gli occhi di tutti i miei compagni di classe si sarebbe incollati su di me e sul mio corpo. Fingevo di avere dei dolori allucinanti, una volta ho finto persino di avere una storta così da stare seduta a guardare gli altri giocare a pallavolo.

Poi però non paragonare
la grandezza delle
tue cosce a quelle
delle tue compagne.

Arrivo in classe, prendo fiato salutando il professore. Lui alza un attimo lo sguardo dal registro cartaceo, per vedere chi fosse entrato. Che figuraccia! Ho fatto tardi avendo a prima ora il prof nuovo, devo avergli fatto una buona impressione... Aspetta un minuto, perché mi importa? D'altronde lui si dimenticherà subito di me, apprezzando solo i più bravi della classe e, non appena saprà del mio DSA, mi considererà lenta e incapace.
Mi siedo vicino ad Andrea, un amico ma anche il mio fidanzato, la nostra è una relazione segreta. Tutte le volte che gli chiedo il perché, lui mi risponde che vuole godersi i nostri momenti in solitudine, senza avere troppi occhi addosso.

<<Buongiorno a tutti, io sono Edoardo Lorenzi, il vostro nuovo professore di filosofia e storia,>> chiude la penna una volta finito di scrivere, lasciandola sulla cattedra e alzandosi in piedi. Solo allora noto i vestiti che indossa, una camicia bianca e da sopra un maglioncino smanicato blu, jeans e scarpe di un colore che non avevo visto prima, sono di questo verde scuro che dà l'idea che possa essere anche un grigio. Ha i capelli corti scuri, barba, occhi castani e porta un paio di occhiali da vista azzurri. La cosa che più mi colpisce di lui è la sua altezza, penso sia la persona più alta che io conosco.
Si presenta, descrivendosi camminando avanti e indietro per la classe, agitato anche lui per questo nuovo inizio. Il prof Lorenzi, per quel poco che ci ha raccontato, ha vissuto una vita piena di emozioni, le stesse che vorrei vivere anch'io. Ha viaggiato molto per i suoi studi, vivendo in piccoli periodi a Londra, Parigi e Berlino. Poi tocca a noi presentarci, chiamandoci in ordine alfabetico e facendoci una sola domanda: preferisci storia o filosofia?

Mentre gli altri si presentano, sento che piano piano si sta avvicinando il mio turno, ho già pensato a cosa dire, così da evitare figuracce quando parlerò, ma sfortunatamente la campanella suona.

<<Ci vediamo domani ragazzi, buona giornata.>> prende le sue cose e se ne va.

Buongiorno
Sono una persona abbastanza puntuale ma quella mattina arrivai in ritardo, mi ritengo fortunata che il prof non ha scritto nulla ahahah (lui è stato più ritardatario di me durante l'anno scolastico)
Spero che il capitolo vi sia piaciuto

Lettera al destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora