•Epilogo•

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Certe storie brilleranno sempre
ed altre le dimenticherai.

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Sei anni dopo.
Marzo 2031.

Non ho mai amato la sala operatoria, né come infermiera, né tanto meno come paziente; finire il mio tirocinio lì fu come una liberazione, similmente a quella che provai l'istante in cui riuscii a riaprire gli occhi dopo l'intervento. Schiudendo le palpebre e incontrando lo sguardo verde di Charles, ebbi la certezza del fatto che fosse andato tutto bene; ero viva, il mio tumore era stato completamente rimosso e avevo riottenuto la possibilità di tornare alla mia vita.

Non ho bei ricordi legati a quel luogo, in nessuna veste, eppure ho dovuto cambiare opinione quel sedici marzo del duemilaventisei, perchè non ricordo momento più felice di quando, pochi minuti dopo mezzogiorno, quell'asettica stanza del Principessa Grace fu riempita dal vigoroso pianto dei miei due bambini, Jules prima e Anthoine poi.

Ho amato tanto nella mia vita; la mia famiglia, il mio lavoro, Charles, ma solo in quel momento mi sono resa conto di quanto non avessi mai provato un'emozione così intensa come quella dell'istante in cui Ginevra ha posato i gemelli sul mio petto, mentre il loro papà, vestito con una cuffietta e un camice del tipico verde che identifica i presidi sterili, piangeva a dirotto, baciandomi continuamente la fronte e ripetendo quanto ci amasse alla follia.

La nostra prima foto, scattata da Alysanne in preda alle lacrime di gioia, è un po' sfocata e tutti e quattro siamo nelle peggiori condizioni possibili, ma questo non ci ha impedito di stamparla e sistemarla sul mobile dell'ingresso della nostra nuova casa, nell'angolo riservato alle foto di famiglia.

Jules Hervé Leclerc e Anthoine Hervé Leclerc, oltre al secondo nome, di identico avevano anche il volto, caratteristica che hanno mantenuto nel tempo; sono due gocce d'acqua, tanto che le mie amiche mi hanno a lungo presa in giro dicendomi che avevo fotocopiato due volte Charles, dal momento che i gemelli hanno ereditato da lui i folti capelli castani, gli occhi verdi, le fossette e i tratti del viso. Charles dice che da me hanno preso la forma della bocca e del naso, ma credo tutt'ora che lo faccia solo per compiacermi; almeno, nessuno ha mai potuto contestare il fatto fossero figli suoi.

Per tutta la durata della gravidanza ci eravamo preparati al peggio, invece i primi mesi non sono stati così difficili come credevamo; Jules e Anthoine si sono rivelati dei bambini estremamente tranquilli, che quando non dormivano sorridevano a tutti, mentre si limitavano a piangere solo nel caso avessero fame o durante le tipiche coliche neonatali.

Le vere difficoltà, infatti, sono sopraggiunte un paio di mesi più tardi, precisamente quando i gemelli hanno compiuto sei mesi; terminato il mio periodo di maternità, durante il quale avevo comunque bazzicato in ospedale per tenermi aggiornata sull'evoluzione degli studi scientifici, sono dovuta tornare a lavorare a pieno ritmo, mentre Charles era costretto a viaggiare in lungo e in largo per presenziare ai Gran Premi.

È stato difficile indossare nuovamente quella divisa e concentrarmi sul mio lavoro, sapendo tuttavia che i miei figli fossero a casa con la madre di Charles, e più di una volta mi sono trovata a sentirmi in colpa per ciò; mi ritenevo davvero pessima mettendo il mio lavoro davanti ai miei figli, talvolta mi sono ritrovata a chiedermi se fossi una buona madre mentre curavo altri bambini invece di occuparmi dei miei e, complice anche la tempesta ormonale che avevo in corso, non è stato affatto un periodo semplice.

Charles in quella parentesi buia è stato il mio faro nella notte, in quanto con immensa pazienza e dolcezza mi ha aiutata a capire che non dovevo smettere di essere Beatrice solo perchè ero diventata mamma: avevo due figli, ma avevo ancora il mio lavoro e tante ambizioni, per cui pian piano sono riuscita a superare il senso di inadeguatezza che mi attanagliava.

Serotonina// Charles LeclercWhere stories live. Discover now