Sogni confusi

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Alejandro

Sbatto la porta di camera mia violentemente.
È passata un'ora dal ballo e mio padre continua a urlarmi contro il suo disappunto sul fatto che abbia difeso Molly.
Dice che sono stato uno stupido, che potevo lasciar perdere e che gli ho fatto perdere una grande opportunità.

Mi tengo la testa con le mani, cercando di mantenere la calma.
Vorrei potermi sfogare, prendere a pugni qualcosa per attenuare la mia rabbia.
Mio padre bussa, senza entrare.

"Sto uscendo, vado da Victor per sistemare il tuo casino, non tornerò prima di domani mattina. Se hai bisogno di qualcosa... arrangiati" I suoi passi si fecero lontani, fino a scomparire.

Ha davvero detto a suo figlio di arrangiarsi?
Dovrebbero dargli il premio come 'padre dell'anno'.
Per non parlare di mia madre, la quale ha deciso di abbandonarmi quando avevo solo sei anni.
Lei e mio padre non sono mai stati veramente innamorati, fingevano agli occhi della gente.
Dovevano mantenere la loro stupida immagine.
È questo il motivo per cui non credo nell'amore, perché ti cambia e a volte ti fa commettere alcuni errori.

Mi buttai a peso morto sul letto e affondai la faccia nel cuscino.
Volevo parlare con qualcuno ma, purtroppo, tutti i miei amici sono ad una festa.
Afferro il cellulare ed inizio a scorrere i miei contatti in rubrica, soffermandomi su quello di Andrew.
Ci conosciamo da poco ma so che non sopporta particolarmente le feste, specie quelle in luoghi affollati.

Titubante se parlargli o no, schiaccio il pulsante per far partire la chiamata.
Preso dall'agitazione, penso al motivo di questa chiamata.
Che cosa dovrei dirgli?

'Ciao Andrew, sai che ho salvato Molly da una molestia che stava avvenendo per merito di un signore che lavora con mio padre? Ora lui mi odia, più di prima, perché gli ho fatto perdere un'opportunità e ha persino detto a suo figlio di arrangiarsi. Comunque, tu come stai?'

Scaccio quei pensieri e aspetto che mi risponda.
Uno squillo, due squilli, tre squilli ma niente.
Decido di spegnere il telefono e lo appoggio al comodino vicino al mio letto.
Mi giro dall'altra parte, cercando di trovare una posizione comoda per provare ad addormentarmi.
Fortunatamente ci riesco.

Sono sicuro che si tratti di un sogno perché non sono più in camera mia ma in una casa affollata.
No non è una casa qualsiasi, questa è la villa di Victor.
E io mi trovo in un angolo della sala da ballo.
Mi guardo intorno finché non riesco a riconoscere la esile sagoma di Molly, sta parlando con qualcuno molto più alto di lei. Penso si tratti di un ragazzo.

Provo a raggiungerla però parte la musica e le persone iniziano a ballare, spintonandomi e impedendomi il passaggio.
Lei balla con lui e solo dopo qualche secondo riconosco lo sconosciuto.
Sono io.
Sembriamo felici, anche se impacciati.
Lei sorride e io la imito, sicuramente siamo molto diversi rispetto agli altri eppure riusciamo ad entrare in sintonia.
Mi sono sempre chiesto come le altre persone vedano i veri noi, chissà se pensano le nostre stesse cose, se si soffermano su quelli che noi consideriamo difetti oppure se trovino qualcosa in più che ci rende unici.

L'Alejandro che sta ballando sembra spensierato, allegro e soprattutto vivo.
Non assomiglia per niente a quello incasinato, pensieroso e protettivo che gli altri sono abituati a vedere.
Sentii qualcosa di bagnato scendermi lungo la guancia, il mio respiro è diventato irregolare e ho la vista sfocata.
Un momento...
Sto piangendo.
Devo andarmene, non posso mostrarmi in questo stato.
È strano però, non piango da quando mia madre mi ha abbandonato.

Uscii dalla sala per prendere una boccata d'aria.
Ricomponiti Alejandro!
Smisi di piangere e mi diressi verso il bosco.
A metà camminata notai la sua sagoma, quella di un uomo che non si potrebbe considerare tale, quella di chi sa di avere il potere nelle sue mani, quella che sta avanzando verso di lei.

Feci per raggiungerli ma qualcosa me lo impedì, non riuscivo a muovermi.
Era come se i miei piedi fossero incollati al prato.
Gridai per farmi sentire, per avvertirla che Victor si stava avvicinando.
Chiusi gli occhi mentre escogitavo un metodo per liberarmi.
Quando li riaprì, l'immagine davanti a me mi paralizzò.
Al posto di Molly ora c'era mia madre e, al posto di Victor, mio padre.

Successe tutto così in fretta, lui che le metteva le mani addosso, lei che provava a liberasi.
Strinsi i pugni lungo i fianchi e mi divincolai.
Mia madre urlava per chiedere aiuto, lui le tappava la bocca con le sue labbra.

Poi fui catapultato in un nuovo scenario, stavolta riguardava un episodio successo anni fa.
C'ero io da bambino che ascoltavo, seduto sulle scale, l'accesa discussione tra i miei genitori.
Quando alzarono la voce, il piccolo me si mise le mani sulle orecchie.
Mio padre uscì dalla cucina e, appena si accorse della sua presenza, lo fulminò con lo sguardo per poi dirigersi in salotto.
Si addormentò mentre stava guardando la televisione.

Vedendolo addormentato, mia madre decise di andare in camera sua e, quando tornò, teneva con sé una valigia nera.
Si recò verso l'appendino per prendere la sua giacca, il piccolo me la raggiunse.
Ricordo ancora quelle parole.

"Mamma dove stai andando?" Chiese il piccolo Alejandro  aggrappandosi ai suoi pantaloni.
Lei si abbassò e gli prese il viso tra le mani.

"Tesoro, la mamma deve andarsene per un po' ma stai tranquillo, tornerò. Le persone tornano sempre" Provò a rassicurarlo.

"Q-quindi non ti devo dire addio?" Singhiozzò il bimbo.

"Questo è più un arrivederci" Gli sorrise.

"D'accordo... arrivederci mamma" La salutò lui.

"Arrivederci Alejandro" Gli diede un bacio sulla fronte e si diresse verso la porta, richiudendosela alle spalle.
Inutile dire che non è più tornata.

In tutti e due i sogni sono stato un semplice spettatore.
Mi sono sentito impotente, ho sempre odiato esserlo.
Non ho potuto fare niente per aiutare Molly e non sono riuscito a convincere mia madre a restare.
Sono un completo disastro.

Mi svegliai di soprassalto, con il fiatone e gli occhi umidi.
Feci dei respiri per calmarmi e ripresi il mio telefono, trovai tre messaggi.
Due erano di Andrew, uno in cui si scusava per non avermi risposto e l'altro era una sua foto in compagnia di Javier e Selene.
L'altro era di mio padre, dove mi spiegava di aver sistemato le cose con Victor.
Questo mi fece arrabbiare ancor di più.

la Reina de la NocheWhere stories live. Discover now