Nuove emozioni

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Nicholas

Finalmente sono riuscito a dirle la verità.
Era un peso che mi tenevo dentro da troppo tempo, era giunto il momento di dirglielo.
Mi sento leggero.
Purtroppo, però, ci sono ancora alcune cose che lei non sa.
E io non posso rivelargliele.
Dev'essere lui a farlo.
Sperando non le faccia del male, o non la tratti come ha trattato me.

Molly bussa alla porta, ricordandomi che dobbiamo andare a scuola.
Afferro la cartella e me la metto in spalla.
Prima di uscire, con la coda dell'occhio noto che sulla mia scrivania è presente il libro di chimica.
Mi affretto a prenderlo, anche se detesto questa materia sono costretto a frequentarla.
Mia sorella continua a richiamarmi e io le rispondo che sto arrivando.

"Era ora" Mi fulmina con un'occhiataccia.
Ha le braccia conserte e il suo piede batte impaziente sul pavimento.

"Andiamo" La incalzo.

Appena posa la mano sulla maniglia, nostro padre e Paula appaiono sulla soia della sala.

"Buona giornata" Sorride Paula, con il suo solito atteggiamento da saccente.

Dio quanto la odio.
La sua sola presenza mi fa ribrezzo.
E soprattutto odio ancor di più nostro padre per aver rimpiazzato nostra madre con lei.
Le rispondo con un sorrisetto falso, uno di quelli che si fa quando non ti va di parlare con una determinata persona.
In questo caso, quella persona è proprio lei.

Quando siamo fuori, Molly mi tira una leggera gomitata nelle costole.
Mi piego leggermente, anche se sto cercando di capire il perché di questo gesto.

"Sta provando a migliorare. Dalle tempo" Dice mentre ci incamminiamo verso la scuola.

Queste parole mi fanno fermare sul posto.
Lo nota, così si ferma pure lei ma più avanti di me.
Non riesco a credere che la stia difendendo.

"La stai difendendo?" Domando incredulo.

Sbuffa e riprende a camminare, allora mi affretto a raggiungerla.
Decido di farle una domanda.

"A proposito... com'è andato l'incontro di sabato?" Le chiedo.

Non mi ha mai parlato di come sia andata quella serata.
È vero, in quel periodo eravamo entrambi arrabbiati l'uno con l'altra, eppure speravo che mi raccontasse qualcosa.
Quando l'ho vista con quel vestito ho pensato che assomigliasse a una principessa, era splendida.
Avrei voluto farle dei complimenti, ma non sono riuscito a parlarle perché è uscita subito di casa.

"È-è andata bene" Inizia a contorcersi le mani.

Non capisco per quale motivo questa domanda l'abbia agitata, non era mia intenzione.

"Sicura?" Le poso una mano sulla spalla, lei si ferma e mi guarda dritto negli occhi.

"Certo, non preoccuparti" Sorride e riprende a camminare.

Sta mentendo.
La conosco troppo bene.
Però non le farò altre domande sulla questione, deve sentirsi libera di confidarsi con me quando meglio crede.
Aspetterò.

Dopo qualche minuto arriviamo finalmente a scuola.
Saluto mia sorella con un abbraccio e le auguro una buona giornata.
Sfortunatamente oggi non abbiamo nessuna lezione in comune, ma riusciremo a tornare a casa insieme.
Mi avvio verso l'entrata, dove trovo i miei amici ad aspettarmi.
Li saluto e iniziamo a chiacchierare, finché ognuno di noi si dirige nella propria classe.

Le prime cinque ore di scuola sono state noiose.
Per fortuna tra un'ora tornerò a casa.
Varco la soia del laboratorio di chimica, individuo un posto abbastanza infondo e lo occupo.
Piano piano la classe inizia a popolarsi, ciascuno ha il proprio compagno di banco.
Tutti tranne io.
Forse è meglio così, almeno non dovrò fingere di socializzare.
Mi piace farmi nuovi amici, però ogni tanto mi piace anche stare da solo.

Il professore fa il suo ingresso, noi ci alziamo in piedi aspettando che ci dia il permesso di risederci.

"Buongiorno ragazzi. Seduti" Le sedie stridolano.

"Oggi avremmo un nuovo alunno. Entra pure" Il professore indica un ragazzo alla porta.

Sollevo lo sguardo e rimango sbalordito.
Edward entra con passo spedito e raggiunge il professore.

"Lui è Edward Baker, sarà il vostro compagno fino alla fine dell'anno"

Edward si guarda intorno e, quando incrocia il mio sguardo, fa un mezzo sorriso.

"Puoi sederti vicino a Nicholas Packsing" Sono troppo impegnato a concentrarmi su di lui per sentire il professore.

Mi riscuoto dai miei pensieri, Edward avanza verso di me.
Sposta la sedia da un lato per sedersi, è così vicino che riesco a sentire il calore del suo respiro.
Tira fuori il materiale scolastico, giusto in tempo quando il professore comincia a spiegare.

"Sei uno dei nuovi arrivati?" Domando sottovoce, in modo da non farmi sentire.

"Si" Risponde semplicemente, osservandomi con la coda dell'occhio.

Ci sono dei minuti di silenzio, che vengono interrotti dal suono della sua voce.

"Hai risolto con tua sorella?" Chiede bisbigliando.

Non credevo se ne sarebbe ricordato.
Ha una buona memoria.

"Abbiamo chiarito ieri sera" Mi giro nella sua direzione per sorridergli.

Noto con interesse che indugia un po' troppo sulle mie labbra.
Come se fosse stato colpito da un fulmine, distoglie subito lo sguardo per riportarlo sul suo libro.
Deluso, riporto la mia attenzione alla lavagna.

Ormai è passata quasi mezz'ora, credo, ed Edward non mi ha più rivolto la parola.
Continuo a scrivere sul mio quaderno, penso che non manchi molto alla fine della lezione.

"Ehi" Con il dito picchietto la spalla di Edward.

I suoi occhi ricadono prima sul mio dito e poi sulla mia faccia.

"Sai che ore sono?" Chiedo, sperando non mi ignori.

Con la mano afferra il cellulare e mi fa vedere l'ora.
Mancano cinque minuti.
Perfetto.
Non sopporto più di stare qui dentro.

Inzio a ritirare tutto il mio occorrente ma, nell'afferrare la mia penna, le nocche della mia mano destra sfiorano quelle della sua mano sinistra.
Basta quel contatto per far paralizzare la mia mano, la sua è molto fredda mente la mia è calda.
Non sembra accorgersene subito ma, quando lo fa, anche la sua mano resta immobile.
Nessuno dei due parla, e nessuno dei due prova ad allontanarsi.
Sembriamo come incatenati l'uno all'altro, incapaci di separarci.

A interrompere i nostri pensieri è la campanella, che segna la fine della lezione e, con essa, anche la vicinanza delle nostre mani.

"Devo andare" Si alza in piedi di scatto, afferra lo zaino e se n'è va di corsa.

Io rimango lì, ancora seduto e con la penna a qualche centimetro dalle mie dita.
Infine l'afferro e la ripongo nell'astuccio.
Esco dall'aula, ho il cuore a mille e le guance che mi vanno a fuoco.
Chissà se questo influenzerà il nostro rapporto.
Eppure ho una certezza che mi tranquillizza, ovvero che anche Edward è arrossito.
Sono sicuro che abbia provato le mie stesse emozioni.
Penso che chimica sia diventata la mia materia preferita.

la Reina de la NocheWhere stories live. Discover now