Canvas | KTH x Reader

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Quando si è soli e si cade, ma non si ha nessuno che possa aiutarci a riprendere a volare, inevitabilmente si rimane lì, per terra, senza ali.
Come Taehyung, a cui piaceva rifugiarsi nell'arte, e se ne stava seduto sul pavimento a dare vita ad un mondo tutto suo su una tela bianca.
Non parlava spesso, perché sapeva che ogni sua parola gli sarebbe potuta costare cara in quanto anticonformista ad una società di maschere tutte uguali.
Preferiva dipingere, pitturare, disegnare e colorare, e ciò gli valse il soprannome di "artista".
Li sentiva sussurrare i compagni di scuola, che quando passava per i corridoi si stringevano gli uni accanto agli altri, e non gli diede alcun fastidio il modo in cui lo schernivano per il suo amore incondizionato verso ogni forma di arte.

Da tempo, Taehyung non sapeva più cosa disegnare sulla tela bianca.
I colori accesi dentro i tubetti o sulla tavolozza lo circondavano come gocce d'arcobaleno attorno a lui, ma il suo cuore era bianco come quella tela.
Era vuoto.
Era solo.
I suoi genitori non supportavano il suo desiderio di voler proseguire con le sue passioni e l'angoscia che gli perforava il petto stava influendo negativamente sulla sua ispirazione che, ogni giorno, andava scemando.

Mentre passeggiava, lasciando che la luce del tramonto gli illuminasse i tratti delicati, scattò una fotografia e dopo pochi istanti si accorse che il tramonto non era l'unico protagonista di quel momento, catturato in una Polaroid.
C'era una ragazza, in procinto di compiere la sua medesima azione.
E così scoprì T/N, che condivideva le sue stesse passioni ed interessi, e a lui non parve reale.
Dopo aver parlottato per qualche serie di minuti, fu costretto a rincasare.

Il flusso di domande curiose che la madre scagliò contro Taehyung al suo ritorno fu talmente intenso da provocargli una reazione istintiva e ordinaria, l'isolamento nella sua camera, ma ben presto quella sensazione di nervosismo fu sostituita da un impeto di ispirazione.

Raccolse l'occorrente ed iniziò a dipingere, fece scorrere la punta del pennello contro la tela ruvida che accoglieva il color cremisi che il ragazzo stava utilizzando per riempire delle labbra e si lasciò trasportare dal modo in cui il cuore gli batteva nel petto, anche lui vittima di una sensazione nuova e straordinariamente piacevole.

Quando fu il momento di alzare in aria il dipinto e controllarne il soggetto, si rese conto.

T/N.

Raccolse la giacca, corse a perdifiato e raggiunse lo stesso posto in cui l'aveva lasciata.
«T/N!»
La ragazza si voltò a guardarlo, abbassando la macchina fotografica ad altezza del ventre.
«Ti prego» si sporse in avanti, poggiando entrambi i palmi sulle ginocchia per riprendere fiato.
«Ho bisogno di rivederti. Tu... hai dato colore alla mia tela bianca.»
T/N sorrise, sfilando un post-it e una penna dalla borsa, che poi gli porse.
«Ci vediamo, Taehyung...»

Sistemando gli occhiali sul naso, Taehyung lesse il contenuto del biglietto: un numero di telefono, un indirizzo ed una frase.

"Mi hai detto che ti senti come un angelo senza ali. Permettimi di ritrovarle..."

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