Capitolo 11 - Everything is burning -

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Capitolo 11

Everything is burning

⚠️TW: autolesionismo⚠️

"Nessuno può farti più male di quello che fai tu a te stesso."

MAHATMA GANDHI

Logan - Chloe

Perché, se guardo la finestra voglio solo avere la possibilità di buttarmi di sotto?

Perché, se vedo un coltello desidero solo squartarmi per non sentire, e non provocare, più dolore?

Perché, se sento dei passi spero che qualcuno sia venuto a prendermi per portarmi il più lontano possibile da qui.

Sono solo un problema, un sasso da togliere dalla scarpa, un'anima da far bruciare nell'ultimo girono dell'inferno.

Non c'è motivo di lottare per rimanere a galla, in un oceano a cui non appartengo.

Chloe

I bambini hanno paura del mostro sotto al letto e che qualcuno si nasconda nel buio.

Gli adulti coccolano i figli, gli aiutano ad affrontare la notte senza avere il terrone di venir inghiottiti dalle tenebre.

Ora, però, io sono da sola. Non sono una bambina ma vorrei avere Dylan o Grace a tenermi la mano, a farmi una battuta stupida per distrarmi.

Invece, davanti a me ci sono i piedi di Bob, l'infermiere che mi ha accolta la sera del ricovero, e una lastra di vetro che si illumina per riprodurre la mia più grande paura.

Quei numeri mi inseguono tutti i giorni, ogni volta che vedo del cibo la mia mente si ricorda di loro.

La bilancia ha già emesso i pesi di tutti i pazienti, solo io non sono ancora stata pesata.

E se fossi ingrassata? Cosa penserà Bob quando dovrà scrivere il numero sul quadernino che ha tra le mani?

Prendo fiato. Una. Due. Tre volte.

Prima il piede destro, sollevo lentamente anche il sinistro e osservo le linee nere che iniziano a muoversi freneticamente.

Il piccolo schermo illumina il valore esatto dopo un'eternità.

Le lacrime pungono gli occhi e offuscano la vista.

Ho perso quasi due chili in cinque giorni.

Non è abbastanza.

Non sono sottopeso, anzi, avevo così tanto grasso accumulato che qualche chilo perso non si nota neppure.

«Puoi scendere, Chloe» sbuffa spazientito Bob. Mi affretto a scendere e a chiudermi in camera per evitare di sentire gli occhi degli altri puntati addosso.

Un'ondata di nausea mi invade obbligandomi a prendere fiato per carcare di calmarmi.

Corro in bagno e mi paralizzo nel vedere il mio riflesso.

Le braccia, la pancia, le cosce. Tutto è gonfio e non definito.

Blocco un singhiozzo portandomi una mano sulla bocca e mordendomi l'interno della guancia.

Butto dell'acqua gelata sul volto, alcune gocce raggiungono i capelli, e aspetto che la pelle si raffreddi per sentire un po' di sollievo.

«Che cazzo» saetto giù dal letto, dopo aver finito di leggere un articolo.

Continue - Non smettere di lottare -Where stories live. Discover now