Capitolo ventisette

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"Emma, dove sei?", gridó una voce.
Ci alzammo di scatto, eravamo nel panico.
"È Fabio", dissi a occhi spalancati, sussurrando.
Gli occhi di Mattia diventarono cupi, mi strinse la mano.
"Cosa facciamo?", gli chiesi agitata.
"Ti porto via con me", rispose sorridendo.
Mi prese per un braccio ed entrammo velocemente nell'armadio della saletta.
Mi strinsi forte al suo petto.
Sentivo il suo respiro profondo sul mio stomaco.
Mi lasció ripetuti baci sulle tempie, accarezzandomi la schiena.
"Dove cazzo sei? So che sei qui", disse Fabio a gran voce, entrando nella nostra stessa stanza.
Iniziai a tremare, stringendo la maglia bianca di Mattia.
Mi accarezzó il viso e mi diede un bacio lento, senza fare il minimo rumore.
Mi sentii improvvisamente bene in quei pochi centimetri di spazio con lui.
Mise le sue grosse mani sotto la mia maglietta e mi bació uno zigomo.
"Ti amo", mi sussurró all'orecchio.
"Ti amo", dissi ricoperta di emozioni.
Mi morse il labbro inferiore, risvegliando il piacere.
"Se ci scopre è colpa tua", lo avvisai con un filo di voce.
"Sei libera di starmi lontana se lo desideri", mi provocó.

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