Capitolo 5

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~ Non posso curarti le ferite, ma posso farti dimenticare di averle ~

Samantha

Il mattino seguente non mi svegliai con il buongiorno di Noah, come era successo invece negli ultimi giorni.

Pensai che fosse un brutto segno.

Mi trascinai in bagno controvoglia e con l'umore a terra. Avevo forse rovinato l'unica possibilità di opprimere una volta per tutte i miei sentimenti per Alex e perso un potenziale buon amico.

Mi complimentai con me stessa per essere stata tanto sciocca, ma poi mi ripetetti che fingere di provare qualcosa per Noah e usarlo come "chiodo schiaccia chiodo" sarebbe stato peggio e sicuramente poco... carino.

Dopo aver eseguito la solita routine mattutina scesi al piano di sotto per fare colazione.

I miei ovviamente erano già svegli e consumavano il loro primo pasto della giornata insieme a mio fratello, che non solo non mi salutò, ma non si degnò nemmeno di guardarmi in faccia.

«Buongiorno, tesoro» mi salutò mia madre con un bacio sulla guancia e mi piazzò davanti un bel piatto di crêpes fumanti, che riempii di nutella «Stamattina non ho dovuto trascinarti via dalle coperte, sicura di stare bene?» mi mise una mano sulla fronte, come a voler controllare se avessi la febbre. Mi scansai quasi subito e la guardai torvo.

«Ah - ah, divertente» poi guardai il mio gemello «Buongiorno a tutti»

Niente.

Era chiaramente arrabbiato e immaginare per cosa non era poi così difficile. Tuttavia rimasi comunque seccata e stupita dal suo comportamento.

Stava senza dubbio esagerando, si comportava come un bambino a cui era stato tolto il suo giocattolo preferito.

Peccato che non fossi un giocattolo.

Era così arrabbiato che andò a scuola per conto suo e dovetti farmi accompagnare da Alex, ancora una volta.

«Buongiorno» sorrise.

«'Giorno»

Si abbassò leggermente gli occhiali da sole che indossava e mi squadrò, sembrava di buon umore.

«Sei stranamente puntuale stamattina»

Alzai gli occhi al cielo, chiedendomi se non si fosse messo d'accordo con mia madre a mia insaputa.

«Anche tu»

«Ehi, io non faccio tardi così spesso» ribattè.

«No, certo che no» lo presi in giro io e scoppiammo entrambi a ridere.

Arrivammo a scuola addirittura in anticipo, ma solo di qualche minuto. Decisamente una novità per me.

Stavamo entrando con tutta calma dentro quelle mura mortali, quando all'improvviso il volto del mio migliore amico sembrò illuminarsi come un albero di Natale.

«Vieni con me»

Ovviamente non mi lasciò molta scelta, perchè mi afferrò per il polso e mi trascinò con sé (non che ce ne fosse bisogno, lo avrei seguito ovunque).

Si fermò davanti alla porta dello stanzino, dove i bidelli tenevano tutte le loro cose. Si guardò intorno e quando fu certo che nessuno stesse guardando mi spinse dentro e si chiuse la porta alle spalle. Girò la chiave che c'era nella serratura e mi guardò.

Inutile dire che ero confusa, cosa che probabilmente si poteva ben intuire dalla mia espressione.

«Ma che diamine stai fac-» cominciai ridacchiando, ma non riuscì a terminare la frase perchè si fiondò sulle mie labbra.

IL MIO MIGLIORE (SCOPA)AMICOWhere stories live. Discover now