Things that matters

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Severus la evitò con dedizione per tutta la settimana.
Per Hermione era assurdo che fosse lui ad evitarla dato che era lei quella arrabbiata. Tuttavia, il tempo le servì per riflettere e calmarsi.
Sabato pomeriggio c'era la visita ad Hogsmeade ed Hermione aveva messo in conto che l'invito potesse non valere più, ma decise comunque di fare un tentativo.
Severus ebbe lo stesso pensiero: sperava che lei fosse lì.
Così entrambi scesero in cortile con anticipo. Quasi sbatterono l'uno contro l'altro nel corridoio che conduceva fuori.
Severus si ricompose subito e con un cenno del capo la invitò a sedersi sulle panchine fuori.
I due si sedettero vicini e in silenzio si misero a guadare l'orizzonte.
Hermione era nervosa e non riusciva a non darlo a vedere, a differenza di Severus, così cerco di rompere il ghiaccio con la prima cosa che le venne in mente «hai letto dell'esame di Smaterializzazione?»

Severus annuì «farò diciassette anni tra un mese, tu?»

«li ho fatti a settembre»

«eppure, sembri più piccola di me» mormorò facendole notare la differenza di altezza.

Hermione aveva sulla punta della lingua il "infatti sono più piccola di te", ma lo rimangiò e si limitò ad alzare gli occhi al cielo.

«quindi, lo proverai?» domandò il ragazzo, stavolta voltandosi a guardarla negli occhi.

«sì, spero di passarlo. Sarebbe davvero molto comodo per... il futuro» mormorò, l'immagine di Ron e Harry le attraversò la mente.

Severus le si avvicinò, il suo volto ad un palmo da quello di Hermione «io, in realtà, ci riesco già» sibilò, mentre un ghigno si faceva spazio sulle sue labbra.

«m-ma? Non è proibito per i maghi minorenni?»

Snape distolse lo sguardo e si raddrizzò «vantaggi di non tornare a casa durante le vacanze»

Hermione era super curiosa di indagare, ma non era certa sarebbe stato il caso. Così, si voltò ad osservare il cielo nella stessa direzione di Severus.

«mi dispiace di averti urlato contro in infermeria» disse.

Severus rimase in silenzio e l'unica cosa che trattenne Hermione seduta lì, nonostante si sentisse di troppo, fu il fatto che se anche lui era venuto non poteva non volerne parlare.

Infatti, dopo un po' Severus trovò le parole «a me dispiace averti messo nella situazione di farlo» parlò piano, non come se non volesse ammetterlo, ma come se stesse dicendo più di quanto c'era in quelle parole «non so perché faccio così» aggiunse.

Poi rimasero di nuovo in silenzio per qualche minuto. Il cielo era di un bell'azzurro intenso e le nuvole erano bianche e fitte, sembrava che ci potessi rotolare sopra. Gli uccellini canticchiavano allegri, mentre il vento soffiava sui rami su cui erano posati.

«ero preoccupato per te» mormorò, non osando guardarla «ho paura che un giorno tu possa farti davvero male, per colpa mia. Io non potrei perdonarmelo, Hermione» disse «non so perché ho reagito così, ma lo faccio sempre» ammise «ferisco prima che l'altro possa ferirmi, è come se ci fosse qualcosa che non funziona dentro di me che mi spinge ad allontanarti ora perché farà meno male di quando sarai tu ad allontanarti da me perché magari ti sarai scocciata di Potter che ti tratta così per colpa mia»

Hermione sentì una stretta al cuore, così gli strizzò la mano con la sua e Severus piantò i suoi due pozzi neri nei suoi occhi color miele «non c'è proprio niente che non va in te» mormorò «nel bene e nel male siamo l'insieme delle persone che abbiamo incontrato e di ciò che abbiamo vissuto»

«non volevo comunque ferirti»

«l'hai fatto, come io ho ferito te» mormorò «sai, nella mia famiglia c'è questa cosa che non si parla quando qualcuno sbaglia: quando da piccola rompevo qualcosa o facevo qualcosa di sbagliato, mio padre taceva per giorni, non mi rimproverava, non mi diceva cosa avevo sbagliato, non mi diceva perché avevo sbagliato, non mi diceva come rimediare, niente. Smetteva di parlarmi per giorni e basta. E io rimanevo a scervellarmi per ore e per giorni sui perché e i per come» nel parlarne, delle lacrime silenziose le rigarono le guance «adesso lo faccio anche io: se qualcosa mi ha infastidito io me la tengo dentro, non dò spiegazioni, mi viene automatico e mi serve tempo per parlarne, anzi a volte non lo faccio neanche. E l'ho fatto anche ora con te. Forse dirti che non hai nulla di sbagliato è l'unica cosa sbagliata... forse siamo tutti un po' sbagliati a modo nostro»

Severus tacque ancora, cercando dentro di sé le parole che sentiva di dire, ma che si sentiva troppo debole a dire. Però poi Hermione posò la testa sulla sua spalla e si asciugò le lacrime con il dorso della manica, l'odore dolce di lei lo fece rilassare subito «vorrei non aver reagito così, ma forse sono troppo come mio padre»

Hermione tacque, mille domande che iniziavano a formarsi velocemente nella sua testa.

«puoi chiedere» mormorò, poi si lasciò sfuggire un sospiro «non ho una famiglia molto facile ad attendermi a Cokeworth»

«sei un nato babbano? Odiano la magia?» le parole le saettarono fuori velocissime, prima che potesse pensarci.

Scosse il capo, i capelli neri gli andarono da tutte le parti «mezzosangue, mia madre era una strega. Solo che Tobias è uno stronzo. Tu invece-»

Hermione lo interruppe decisa «sono nata babbana, come Lily Evans»

«nonostante alcune mie scelte, non ho pregiudizi di sangue» si affrettò a precisare.

Hermione socchiuse gli occhi ricordandosi dello scontro di cui le aveva raccontato Remus.

Snape distolse lo sguardo «sai dei GUFO...» mormorò

«solo la versione di Remus, ma tu...» Hermione si ricordò all'improvviso che Harry aveva preso lezioni di Occlumanzia dal professor Snape e lo fulminò con lo sguardo «mi leggi nel pensiero, Snape?»

Il ragazzo ghignò «sì. Me la cavo con la Legilimanzia»

Hermione percepì quel tono fiero. Non era un'arte facile da padroneggiare, ma era altamente improbabile che un ragazzo di neanche diciassette anni la sapesse usare. Eppure... Non riuscì a non ridere.

Snape fissò gli occhi nei suoi con ardore e per un impercettibile secondo sorrise anche lui.
Poi la fissò dritto negli occhi «ero preso dalla rabbia e dall'orgoglio, Hermione, non pensavo ciò che ho detto. Ho provato mille volte a dirlo a Lily, ma...»

Hermione prese tra le sue mani una di quelle di Snape, lui non si ritrasse, ma osservò a lungo la sua mano sotto quella più piccola di Hermione.
«credo che lei cercasse solo un pretesto per allontanarti, Severus, o avrebbe compreso con un po' di tempo»

Severus non parve darle molto ascolto, quell'argomento non lo interessava, o forse perché era consapevole che alcuni interrogativi non erano destinati a trovare risposta. Invece, alzò i suoi occhi su di lei, lentamente, per immagazzinare ogni dettaglio del corpo della ragazza, fino a piantare quei due pozzi neri in quei barattoli di fresco miele «perché mi aiutasti la prima volta?»

«perché mi importa. A me importa» mormorò.

Lo aveva fatto per uno qualunque, non sapeva si trattasse proprio di Snape, ma era un essere vivente e non sarebbe passato inosservato ai suoi occhi, mai. Il fatto che poi, da quella banale intromissione fosse nato tutto quello, era un'altra storia.
Gli occhi di Snape brillarono, ma prima che potessero dire altro, gli studenti iniziarono a raggiungerli e la magia un po' svanì. Severus fece scivolare via la sua mano in fretta, poi si alzò in piedi e si pulì la divisa.
Hermione ci rimase male, ma non glielo diede a vedere, e soprattutto si diede mentalmente della stupida: cosa si aspettava?
Il ragazzo si incamminò, come tutti gli altri studenti, senza farle un cenno, ma Hermione notò che la sua andatura era rallentata rispetto al solito, la aspettava di nuovo.

Into the wrinkle of timeWhere stories live. Discover now