Capitolo quattro

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I giorni seguenti furono un delirio di preparativi; la cucina in casa di Julieta fu sommersa di cibo, nemmeno avessero dovuto sfamare un intero esercito. 

Era tradizione, anzi no, era obbligo, che in quella giornata ci fosse cibo a sufficienza per stare tutti insieme in un senso comunitario di appartenenza. 
In ogni caso l'ofrenda non poteva certo essere scarna o gli antenati non l'avrebbero, senza dubbio, presa bene.

Casa Flores era un via vai di persone, che si scambiavano cibo come se non ci fosse un domani.

«Fernando!» esclamò Gabriela mentre, passando distratta tra le stanze, con una cesta di pane tra le mani andò a sbattere contro il petto del giovane. Aveva un buon profumo Fernando e la sua camicia era stata senza dubbio stirata di fresco. 

«Ti aspettavo, non sei venuta a vedere il nuovo arrivato.» Le sorrise, come sempre, porgendole un piatto mentre nello stesso tempo, le prendeva la cesta di pane dalle mani; Gabriela guardò il piatto e vide che era pieno di dolcetti finemente decorati a forma di teschio. Le famose Calaveras de azucar. 

«La maestria di tua madre nel produrre tutto questo, Fernando, è qualcosa di meraviglioso.»

«Scambio equo, no? Io porto via il favoloso pane di tua nonna e in cambio lascio questi.»

«Scambio più che equo, i dolci di tua madre sono così buoni...» Li guardò con occhi sgranati e cercò di non lasciarsi tentare dal prenderne uno subito.  Pregustava già il sapore di miele, mandorle o cioccolato a seconda di come erano stati fatti. Deglutì in maniera rumorosa e lui, che la conosceva bene, immaginò subito a cosa stesse pensando; a mangiare.

«Dicevo, non sei venuta a vedere l'ultimo nato. Perché non vieni adesso?»

«Ho molto da fare in cucina, sai, questi giorni sono frenetici. Ma verrò, promesso.»

«Tesoro vai pure, noi ce la caviamo.» La voce di Julieta che ancora non aveva lasciato perdere quella sottilissima speranza di vedere la nipote sistemarsi con quel giovane bello e gentile arrivò a loro dalla soglia della cucina.

A nulla valse l'impercettibile movimento labiale di Gabriela, che mimava un no, nemmeno troppo deciso, incastrata tra il desiderio di vedere il nuovo puledro e quello di non stare del tempo sola con Fernando.

Lui, fiducioso come sempre, non si accorse di niente e la prese per mano trascinandola fuori casa, entusiasta.

«Visto? Ha detto che puoi!»

“Questa me la pagherai abuela!» pensò Gabriela mentre si voltava a fissarla con gli occhi stretti a fessura in una più che eloquente espressione contrariata. Tuttavia, la nonna le sorrise soddisfatta mentre osservava i due giovani sparire oltre la porta d'ingresso.

Era rassicurante e familiare, per Gabriela la stretta di mano del giovane, così, alla fine, pensò che fosse davvero ingiusta a volerlo tagliare fuori dalla sua vita. In fondo non aveva fatto niente di male, né le aveva mai mancato di rispetto. Non appena furono a distanza dalla casa, Fernando rallentò la sua corsa fino a fermarsi, mise una mano in tasca e ne tolse fuori un tovagliolo che conteneva uno dei dolcetti di sua madre. Un piccolo furto innocente come accadeva quando erano bambini.

«Questo è per te, così eviterai di farti pestare le mani da tua nonna se dovesse beccarti ad acchiapparne uno», le disse prendendola in giro.

«Grazie per la fiducia eh.» Gabriela si finse offesa, tuttavia accettò subito l'offerta. 
Il sapore di quel dolce le riportò alla mente la sua infanzia. Li mangiava solo quella volta all'anno e, come ogni cosa attesa a lungo, aveva un sapore speciale. 

«Grazie, ti sono debitrice!» Esclamò finendo di masticare mentre il giovane continuava a fissarla.

Perché mi sta guardando così ?” pensò.

Fiori nell'aldilà - una storia d'amore trascendentale Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang