05. I'm trying my hardest (2)

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- Icelyn -

Augustus è sopra Cole.

Lo sta massacrando di pugni e botte, mentre Jason sputa a terra. Ha un'occhio nero, tanti graffi e almeno altri tre lividi. Lui è stato il primo ad essere picchiato.

«Vi avevo detto» un pugno. «Di non fare stronzate» ancora uno.

Vorrei dire qualcosa, urlargli di fermarsi, o inveire contro gli stupidi che stanno riprendendo la rissa coi telefoni. Invece me ne sto ferma, con le mani chiuse, serrate lungo i fianchi. Sono paralizzata di fronte all'immagine che vedo. Sento che sto perdendo il controllo sulla mia testa, sul mio corpo e sui miei pensieri. E ho così caldo... Il mio petto è irradiato da scosse che mi bruciano sotto pelle. Il respiro mi si mozza alla base di un nodo in gola. Espirare ed inspirare diventa un'impresa.

Non riesco a muovermi, perché le parole di Claire mi risuonano ancora in testa.

«Virgin Pork, dai vieni qui. Non ti mangio mica» mormorò col bicchiere di plastica tra le dita. Poi si girò per sussurrare qualcosa alle altre cheerleader. «E come potrei? Grossa com'è sfamerebbe una mandria intera.»

Non mi ero spostata di un solo millimetro, tutt'anzi. Ero rimasta inerme, trafelata da battiti accelerati e respiri che si susseguivano soffocati, bloccata ancora sui miei stessi passi. Non appena avevo però tentato di allontanarmi per cercare Augustus, Cole e Jason mi si erano piazzati davanti.

«Ehi, dolcezza. Dove vai?» chiese furbo Cole, bloccandomi subito dopo per le spalle. Con la sua stazza non sarei mai stata in grado di superare lui e l'amico. «Le ragazze qui muoiono dalla voglia di farti sentire quello che hanno preparato per te.»

Inghiottii a secco, mi mancò il respiro. La vista si fece appannata, il labbro inferiore tremò. D'un tratto quel formicolio, purtroppo conosciuto m'investì, attraversandomi in una scossa.

«Ragazze siete pronte?» urlò Claire.

Susseguì un balletto sincronizzato come quelli che facevano prima delle partite di football.

«Uno, due, e tre... Sono vergine e grassa» cantilenò Claire.

Gli altri membri della squadra replicarono. «Sono Maria. E non faccio sport perchè ho finito la batteria.»

Un'altra coordinazione di passi. «Sono porcella e non brillerò mai come una stella.»

Iniziarono tutti a ridere. Grida di esaltazione, sconosciuti che mi deridevano. «Maria, la vergine porcella!»

Le orecchie suonavano, un rumore strano. Voci  ovattate e confuse. Mi sentivo morire dentro. Quando trovai la forza per afferrare il cellulare dalla tasca e chiamare papà, Jason me lo rubò lanciandolo a Cole che lo gettò a sua volta in piscina.

Sbatto le palpebre un paio di volte. Ho accettato la mia vita molto tempo fa. Non provo neanche a replicare, so già che sarebbe inutile. Alcune persone sono come l'acido cianidrico: tossiche, estremamente infiammabili e pericolose. Al diavolo le parole di mamma, distinguersi dalla massa rende deboli.

E tutto mi sarei aspettata tranne che questo. Perché ai bulli, l'ansia e il resto ci sono abituata. Ma avere qualcuno che mi difende? È una novità.

«Logan calmati!» urla qualcuno, senza intervenire. Lui è però implacabile, quasi mi spaventa la rabbia con cui sta agendo. Un'altra persona al mio posto sarebbe felice, probabilmente impassibile. Io no. Tutt'anzi mi sento in colpa. Che cosa ho di sbagliato?

«Augustus» lo richiamo balbettando.

Nessuna risposta.

«Augustus...»

𝑾 𝒊 𝒏 𝒕 𝒆 𝒓 𝒍 𝒂 𝒏 𝒅Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora