26. Emily

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Le vacanze sono passate in un batter d'occhio, ma nonostante la paura di rivivere il mio passato, mi ha fatto piacere passare le festività assieme alla mia famiglia. Durante queste due settimane ho anche rivisto le mie migliore amiche d'infanzia: Luz e Sol Martinez, due sorelle latino-americane che frequentavano il mio stesso istituto alle medie e poi successivamente alle superiori. Loro sono state le uniche a restarmi viene dopo gli episodi di bullismo, le uniche che non ridevano quando qualcuno mi prendeva in giro, le uniche che mi raccoglievano dal pavimento dopo uno sgambetto. Separarmi da loro per andare all'università inizialmente mi spaventava, avevo paura di rivivere quella solitudine che ha caratterizzato i pomeriggi dopo scuola, quando trovavo una scusa per non uscire solo perchè mi spaventava l'idea di incontrare qualche bullo per strada. Quella paura ad oggi c'è ancora, ma con una consapevolezza in più: non sono sola. All'epoca non lo capivo, mi chiudevo in me stessa e non mi fidavo delle persone che mi circondavano, avevo smesso di farlo anche nei confronti delle mie amiche più care, le uniche.

Fu in quel momento che iniziai a rifugiarmi nei libri. Leggevo storie dal lieto fine, chiedendomi in continuazione se mai avrei avuto anch'io il finale che mi meritavo.

Appoggiata al finestrino dell'aereo che mi avrebbe riportata tra le mura della Stanford University, pensai incessantemente all'email che mi era arrivata solo 12 ore prima. Solitamente email del genere si ricevono solo alla fine del secondo anno, per questo il suo contenuto mi lasciò a bocca aperta. Ero stata selezionata per un tirocinio che sarebbe durato due mesi all'interno di una delle testate giornalistiche più famose della California, il Los Angeles Time. Chi mi conosce sa che Los Angeles è sempre stata la mia città dei sogni, perciò quando ho letto la notizia ho iniziato a saltare di gioia per tutta la sala da pranzo di casa mia, sotto lo sguardo accigliato dei miei genitori che ancora non sapevano perché io fossi così felice. Quando lo comunicai alla mia famiglia mi sentì finalmente realizzata vedendo i sorrisi spuntare sui loro volti sentendo la frase: "Signorina Emily Johnson, grazie agli ottimi voti avuti durante i primi esami, addirittura sopra alla media, siamo lieti di comunicarle che è stata scelta per un tirocinio dalla durata di due mesi all'interno della testata giornalisti Los Angeles Time. Sentiti complimenti. Il preside."  Finalmente potevo dire di essere riuscita in qualcosa e sentirmi orgogliosa di me stessa per i passi in avanti che stavo facendo giorno dopo giorno.

Quando arrivai nei dormitori dell'Università, trovai nella nostra stanza Mary, alla quale avevo raccontato la notizia subito dopo averla comunicata a mamma, papà e Logan. «Eccola la mia giornalista preferita.» Mi accolse tra le sue braccia e mi stritolò talmente forte che temetti di non riuscire a respirare, ma sorvolai su quel dettagli e scoppiai a ridere per la sua reazione. «Mi sei mancata un sacco.» «Anche tu, davvero tanto.» La guardai in viso e le sorrisi. Ero contenta di rivederla, ormai era diventata una parte essenziale della mia vita. «Cosa mi racconti? Com'è andata a Seattle?» Mary non sapeva del mio passato, ma ha sempre percepito una certa malinconia quando parlavo della città da cui venivo. «È andata bene, sono stata felice di passare del tempo con la mia famiglia. Ho rivisto anche delle vecchie amiche e poi quella notizia, non potrei essere più felice.» «Sono felice anch'io per te, ma durante quei due mesi come faremo? Sarai lontana.» «Nel weekend sono libera, possiamo passare del tempo assieme. Magari puoi venire a fare un giro a Los Angeles, tanto avrò un appartamento tutto per me.» «Sarà felice anche Alan di questo appartamento tutto per te.» Fece uno di quei sorrisetti maliziosi e mi riservò un occhiolino. «A proposito, l'hai detto Alan?» «Ancora no, volevo dargli la notizia dal vivo. Speravo di vederlo sta sera, deve farmi sapere.» Annuì e iniziò a giocare con una ciocca dei miei capelli. «Vi siete sentiti durante le vacanze?» «Si, ci scrivevamo la sera prima di andare a dormire.» «E come va tra voi due?» «Sembra bene, ma sentirlo per messaggio e viverlo sono due situazioni diverse.» «Hai ragione.» Mi sorrise e io ricambia prima di lasciarmi cadere sul materasso. Passammo il pomeriggio stese sul mio letto a raccontarci delle nostre vacanze, dei regali ricevuti a Natale, lei mi parlò di come stava procedendo la storia con Kyle e io dei messaggi scambiati con Alan durante queste due settimane, ovviamente senza scendere troppo nei dettagli.

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