3. La rosa tra le spine

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Raven era appena caduta in un rovo.
La ragazza, lacrimando per il dolore, ringraziò di essere ancora viva.
"Maledetti" pensava rossa in volto "appena entro in quella scuola vi uccido con le mie stesse mani".
Si fece spazio tra le spine, mordendosi il labbro con forza per sovrastare il dolore che le infliggevano gli aghi appuntiti, la pelle pallida ormai cosparsa di sangue. Quando uscì da quella sottospecie di macchina infernale fece prima un sospiro di sollievo, poi urlò dal dolore. Tolse una ad una le spine faticosamente, le lacrime ormai effluivano copiose dagli occhi ambrati. Quando finì il lavoro si stese per terra, vinta. Lunghi fasci d'erba accolsero il corpo dolorante. Girò il volto e notò fiori che non aveva mai visto prima. Gli steli si alzavano verdi e le piantine si presentavano bizzarre, alcune bianche e affusolate, altre blu e tondeggianti. Raven si alzò, la testa pulsava indolenzita.
"Cosa sto aspettando" pensò "devo andare ad ucciderli adesso". Si rimboccò le maniche, il dolore inflitto dai rovi era troppo da sopportare e il sangue sgorgava come una sorgente di acqua zampillante. Solo che lei non era una sorgente e aveva bisogno del suo sangue.
Le gambe tremavano sotto il peso insistente del suo corpo, sarebbe di certo svenuta da un momento all'altro.
<<Io non svengo>> ringhiò, poi chiuse gli occhi aspettandosi di sentire le ossa rompersi sotto l'impatto della caduta. Non fu così. Due mani la afferrarono dalla schiena. Qualcuno la sollevò, prendendola in braccio. Raven scorse due occhi grigi mentre lottava contro il sonno. Non poteva svenire due volte nel corso di due giornate. Non l'avrebbe mai permesso.

                                               ~
Kyra riemerse fradicia da uno stagno, non vedeva nulla. Sbuffando si tolse dagli occhi la ninfea che le impediva la vista. Guardò la sua borsetta verde ricoperta da una melma marrone, fanghiglia proveniente dall'acqua.
"Quei due erano uomini morti". 
Le ciocche, che prima ricadevano in graziosi boccoli biondi, erano ora piatte sulla sua testa. Sospirò passandosi una mano per i capelli.
Fradicia? si. Brutta? mai.
Uscita dallo stagno osservò a terra una rana riposare sul suo bellissimo cappello con penne di cigno ormai sgualcito. Se fosse stata in sé avrebbe prima urlato e poi scacciato la rana.
Tutto ad un tratto quella creatura le fece davvero pena: <<Te lo puoi tenere>> camminò svogliata cercando di orientarsi tra l'erba. Fissò la strada in mattoni rossi che portava all'accademia.
Davanti a lei ragazzi e ragazze di ogni genere, con ammaccature di ogni tipo, si alzavano mesti dai luoghi nei quali erano stati gettati. Una ragazza graziosa, dai capelli castani e numerose lentiggini, piangeva disperata indicando ad una sua amica un'unghia rotta. Passando di fianco Kyra le guardava allibita, "quante storie" pensava, come se la notte prima non si fosse lamentata per le condizioni della sua borsetta. Varie scenette si profilavano davanti a lei, doveva solo scegliere chi guardare, era un teatrino a cielo aperto.
<<Allora chi ha vinto la sfida?>> disse un ragazzo sdentato, alzandosi vittorioso e squadrando un altro nuovo studente piuttosto ammaccato.
<<Stai zitto e dammi una mano piuttosto>> disse quest'ultimo seduto a terra.
Distratta da quella scenetta la biondina non si accorse che numerose ragazze uscivano dalle porte color mattone dell'accademia: vestitini su misura delineavano figure snelle e slanciate, oppure basse e tornite, intente nel recuperare i giovani rilasciati nel giardino. Una di queste, una ragazza dai boccoli biondi e occhi verdi enigmatici, si staccò dal suo gruppo e raggiunse Kyra in tutta velocità. Profumava di vaniglia.
<<Ciao, immagino che tu sia Kyra>> sorrise con gli occhi.
Come diavolo faceva a sapere il suo nome?
Come se le avesse letto nel pensiero la giovane disse: <<Sappiamo come si chiamano tutti quelli che arrivano dalle città elette, dopotutto siete stati scelti>> rise, come se avesse detto la cosa più normale al mondo.
"Città elette?" pensò la bionda.
<<Immagino che tu la stia cercando, non ti preoccupare è là dentro>> Indicò la torre destra dell'accademia. Stava forse parlando di Raven?
Poi indicò la torre sinistra: <<lì non vi è permesso entrare>>.
Detto questo la spintonò davanti alle porte della scuola: il maniglione aveva intarsiato, in oro laccato, il muso di un drago.
Prima di sparire la fanciulla disse: <<La tua amica non è atterrata molto bene, per fortuna l'ha portata qui in tempo>>.
<<Chi?>> fece in tempo a dire Kyra, ma la ragazza chiuse le porte alle sue spalle.
Iniziò a camminare per il largo corridoio che aveva davanti a sé. Ai suoi lati si innalzavano arcate dalle scritte scintillanti: "Benvenuti alla Night". Dopo che ebbe letto l'iscrizione le lettere svanirono d'incanto, pronte a ricomparire non appena avessero visto un volto nuovo. Solo allora la biondina si accorse che non aveva la minima idea di dove fosse l'amica. Non la vedeva da quando erano state entrambe gettate nel giardino della scuola. Eppure non riusciva a credere che fossero cadute in punti così lontani.
Nella sua ricerca tra i corridoi del palazzo scorse un'alta scalinata, fatta di cristallo. Un lampadario rifletteva luci di diverse sfumature, alcune turchesi, altre sul giallo e calava luminosi pendenti da corde piuttosto sottili, illuminando la sala a piccole chiazze di colori. Ai lati della scala due ragazzi in armatura stringevano due spade. Quando videro la bionda avvicinarsi incrociarono le else, facendo capire che era vietato l'accesso.
<<Ma c'è qualcuno di utile in questa scuola?>> sbottò la ragazza.
Vedendo che non rispondevano chiese più gentilmente <<Sapreste dirmi dove sono le camere?>>
I soldati la squadrarono attentamente e indicarono con le spade un'altra scala, stretta tra due pareti, dai gradini neri come la notte.
Mentre si avviava, con la coda dell'occhio osservò i due giovani che in quel lasso di tempo erano tornati nelle posizioni iniziali, fermi come due statuine di ferro.
Salì sulla scala e iniziò a camminare a tentoni, tenendosi saldamente ai bordi. Erano gelati. Camminare al buio era l'ultima cosa che avrebbe voluto fare in quel momento, eppure sembrava stranamente facile salire su quelle scale come se venisse portata sopra dai gradini stessi.
Arrivata al pianerottolo un forte odore di caramello salato salì alle sue narici. Raven ne andava matta, sarebbe saltata in piedi dalla gioia se l'avesse saputo.
Aprì la porta alla quale la scala l'aveva condotta: un corridoio. Una stanza che si apriva su di esso sprigionava ghiotti odori, doveva essere la cucina. Kyra sentì brontolare la pancia: solo allora si accorse che non mangiava dal giorno precedente.
Camminando osservò numerose tazze da caffè e piatti decorati appesi sulle pareti, i muri dipinti di un blu acceso si stringevano al suo passo, più andava avanti più il respiro si faceva irregolare e l'aria più rarefatta. Una luce vicina la costrinse a continuare a percorrere quella strada insidiosa.
Quando uscì dal corridoio prima respirò tutto l'ossigeno che i suoi polmoni avrebbero potuto contenere e poi si guardò attorno.
Kyra sorrise, un via vai di studenti confusi percorreva il corridoio principale, scortato dalle stesse ragazze che aveva visto prima. Trovare la sua amica non le risultò più difficile. Sarebbe stato un gioco da ragazzi.

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