ʟᴀᴄʀɪᴍᴇ

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Hernán Sanles si spense una bella mattina di metà maggio: il meteo diceva che si stava bene, non faceva né caldo, né freddo e le peonie erano in fiore. Sembrava una giornata da ricordare, da godere in compagnia di persone care, ma per Memo e per Ofelia si rivelò essere l’opposto.

Lei aveva passato la notte con il suo amato, gli aveva tenuto la mano e si era addormentata con la testa appoggiata allo schienale della sedia su cui era solita rannicchiarsi.

Aveva preso l’abitudine di leggere per il marito e in quel periodo aveva deciso di iniziare a leggergli uno dei suoi libri preferiti: Guida Galattica per Autostoppisti. Non le era mai piaciuto quel libro, preferiva di gran lunga i romanzi storici, ma per far star meglio il marito avrebbe fatto qualsiasi cosa.

Aveva chiuso gli occhi con la mano destra leggermente stretta da quella di Hernán, e li aveva riaperti a causa del rumore continuo della macchina che controllava i suoi parametri vitali. Il suo cuore aveva smesso di battere, e lei non era stata vigile per dirgli un’ultima volta addio.

Da quel momento aveva capito poco e niente: aveva iniziato ad andare avanti e indietro, seguendo medici e infermieri. Era poi toccato passare all’agenzia di pompe funebri per l’organizzazione del funerale.

Aveva chiesto di essere cremato. Hernán aveva paura delle bare, aveva sempre detto di avere il terrore di ritrovarsi sepolto vivo. Ofelia lo aveva sempre preso in giro, ma come biasimarlo? Se ne sentivano di tutti i colori.

Aveva quindi fatto richiesta del permesso per tenere le sue ceneri in casa. Non era la tipa da fare altarini in onore dei cari defunti, semplicemente ricordava di un desiderio di Hernán molto particolare: voleva terminare la propria vita in mare, trovare un posto nel mondo che non fosse stato rimanere chiuso in un'urna e diventare un soprammobile alquanto discutibile.

Voleva continuare a vivere in altri modi e, anche in quel caso, nonostante l’illegalità della cosa, Ofelia avrebbe fatto di tutto per accontentarlo.

Non si presentarono in molti alla cremazione e al piccolo addio che aveva organizzato in onore del marito, giusto alcuni studenti e qualche collega dell’università.

Sapeva che non sarebbe stato un funerale affollatissimo, ma sapeva anche che al suo amato sarebbe andata bene così. Non avrebbe voluto gente falsa in quel momento, ma persone che davvero tenessero a lui, e così fu.

Non trovò molto tempo per piangerlo in quei giorni. Non aveva avuto tempo per riempire il frigorifero di qualcosa che fosse anche solo lontanamente commestibile, figurarsi se ne aveva trovato per metabolizzare il lutto.

Così aveva dimenticato che, oltre a quelle poche persone presenti quel giorno, c’era anche un’altra cosa alla quale il marito teneva con tutto il suo cuore, e quella cosa era Memo.

Non lo aveva portato con sé, non ci aveva scambiato nemmeno una parola dall’ultima volta che si erano visti. Se fosse stato per lei, Memo non avrebbe saputo nemmeno della morte del padre: lo aveva scoperto, infatti, grazie agli altoparlanti.

Non sapeva come si sentiva in realtà, da una parte gli sembrava come se nulla fosse successo. Aveva la sensazione che tutto fosse normale, quasi come se il padre avesse potuto mettere piede nel garage da un momento all’altro.

Dall’altra parte, invece, quella più nascosta, si rendeva conto di quello che era successo e soffriva. Soffriva così come aveva imparato a soffrire: non parlava, non faceva ricerche, non pensava.

Si sentiva pesante e, l'unica cosa che riusciva a fare, era ascoltare i numerosi aneddoti che raccontavano le persone che erano passate a fare l’ultimo saluto a quell’uomo dal cuore grande.

Memo - Cos'è il dolore?Where stories live. Discover now