Capitolo X

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Questi due giorni di attesa furono interminabili. Non riuscivo a non pensare a chi fosse quella ragazza. Forse sono un po' troppo paranoica. Anzi, sicuramente. E dopo 48 ore che sembravano non finire mai, finalmente il mio telefono squillò, alle 17:37. 
"Chi è?" chiesi.
"Hey Jes, sono Dave."
"Ah, ciao Dave, tutto ok?"
"Certo, volevo solo chiederti se per oggi è tutto confermato."
"Hai altri impegni?" chiesi preoccupata.
"No, volevo solo essere sicuro che tu venissi, mi è capitato che a volte qualcuno mi chiedeva di uscire ma non si sono mai presentati."
"Non preoccuparti, ci sono oggi."
"Bene, allora ci vediamo dopo."
"Okay, a dopo."
"Ciao principessa." disse Dave prima di terminare la chiamata.
Come mi aveva appena chiamata?! 
"Cos..." dissi tra me e me. Me lo sarò solo immaginato...credo. Ora dovevo solo pensare a cosa mettermi per uscire, anche se avevo il cuore a mille. Non avevo intenzione di mettermi uno dei vestitini di qualche anno fa, perciò mi misi un pantalone anche abbastanza largo di jeans con un top a costine verde militare con una stampa con stelle, tutto accompagnato da una semplice borsa nera. Ero accettabile. 
"Sei pronta Jessie?" mi chiese mio padre dal piano di sotto.
"Quasi!" urlai.
Non mi misi tanto trucco, anche perchè non ne ho e non so come si usi. Misi solo un po' di gloss trasparente e del mascara. Finito ciò, scesi giù verso mio padre, che mi riempì di complimenti.
"Wow... sei bellissima! Sei uguale a tua madre." disse mio padre sorridendo.
"Grazie papo." dissi cambiando anche io un sorriso. 
"Andiamo, altrimenti facciamo ritardo." Uscimmo di casa, dopo aver salutato mia madre, ed entrammo nella macchina.
"Ah comunque, ho raccontato a Dave che tu suonavi, e vorrebbe sentirti."
"Ah, sì? Non ricordo molto, ma ci proverò." disse ridacchiando "Erano bei tempi quelli."
Risposi con un sorriso, mentre arrivammo sotto il palazzo, e c'era Dave che mi aspettava già giù. Mi notò, e mi salutò. Ricambiai, mentre facevo dei gesti per capire se avesse fumato, e credo che avesse capito, perchè rispose di no.
"Allora sei tu Dave? Jessie mi ha parlato molto bene di te." disse mio padre a Dave sorridendo.
"Ah, mi fa piacere. Come vi chiamate?"
"Dammi del tu! Mi chiamo Chris."
"Piacere di conoscerl- conoscerti."
"Sono anche venuto per ringraziarti per quello che hai fatto per Jessie l'altra sera, te ne sono molto grato. C'è qualcosa con cui potrei sdebitarmi?"
"Non credo...anzi, c'è una cosa!"
"Dici."
"Jessie mi ha detto che lei suonava, giusto?"
"Si, è vero."
"Che ne dice di suonare qualcosa?"
"Non ricordo proprio tutto, ma se questo è il modo in cui posso ringraziarti, lo farò."
"Bene, allora saliamo, c'è anche il resto della band."
"Ah pensavo che sareste stati solo tu e Jessie."
"Si, ma io ora avrei dovuto suonare con la mia band, e Jessie voleva vederci suonare."
"Ah, va bene."
Arrivammo davanti alla porta della casa, mentre io e Dave non c'eravamo ancora scambiati nemmeno una parola.
"Eccoci qua."
"Dave ma come mai ci hai messo tutto 'sto tempo?" chiese James.
"Abbiamo degli spettatori."
"Scusate per l'intrusione." disse mio padre.
"Aspetta ma lei è..." bisbigliò Lars a James. 
"Ehm- ehm." disse Dave facendo finta di tossire.
"Sapete che lui era un mostro con la chitarra?"
"Ah, dire che ero un mostro è un po' esagerato." disse mio padre ridacchiando.
"Ecco a lei, questa è la mia chitarra." disse Dave porgendogli la chitarra.
"Grazie. Allora, che devo suonare?" chiese mio padre mentre suonava alcune note.
"Che ne dite di questo assolo che ho scritto?" disse Dave, dandogli un foglio con scritto:
"Whiplash! -Metal up your ass."
"Certo. Allora, vediamo se ricordo come si fa." 
Iniziò a suonare prima il riff per riscaldarsi, e fu anche molto bravo.
"Ed ecco che arriva l'assolo..." disse, prima di suonare in maniera perfetta.
"Wow..." dicemmo in coro io e Dave.
"Papà, sei veramente bravissimo! Dovresti continuare!" dissi.
"Ha ragione." disse il bassista. 
"E come continuerei? Ora sono vecchio per formare una band, ed ho una famiglia da gestire."
"Potresti farlo come hobby, no?" disse Dave.
"Ci devo pensare... Comunque non vi voglio più rubare tempo, vado via." disse mio padre ridando la chitarra a Dave.
"Se volesse suonare qualche altra volta, questa chitarra è sempre disponibile." disse Dave sorridendo. Mi faceva piacere che lui e mio padre avessero già instaurato un ottimo rapporto.
"Allora ciao pa'" dissi a mio padre, abbracciandolo.
"A dopo. Ciao ragazzi!" disse mio padre agli altri.
"Arrivederci!" dissero in coro tutti. La porta si chiuse, e Dave fece una corsa verso la cucina.
"Finalmente..." disse Dave prendendo una sigaretta.
"Davvero tutta questa voglia per una sigaretta?" dissi.
"Sì, purtroppo." disse Dave ridacchiando.
"Vuoi una?" disse, porgendomene una.
"Uh...no grazie."
"Se ne vuoi una basta che me lo dici."
"Okk." 
La band iniziò a suonare per poi finire verso le 19:40, e devo ammettere che ognuno di loro era bravo. Tranne quel nano.
"Ok, credo che basti per oggi." disse James.
"Già." disse il bassista.
"Per favore, sì." Non ce la faccio a guardare ancora quella puttana." disse Lars indicandomi.
"NANO DI MERDA CHE CAZZO TI VIENE?!" urlai andando contro Lars, e la cosa divertente è che mi arrivava al petto.
"HO DETTO CHE SEI UNA PUTTANA! NON CI SENTI?" urlò Lars.
"Smettila o ti stacco quelle braccia minuscole che hai." disse Dave mettendosi davanti a me.
"Ugh..." disse Lars. 
"Vabbè ragazzi, andiamo a casa." disse il bassista.
"Come ti chiami tu? So il nome di tutti tranne il tuo."
"Ron, piacere." disse il ragazzo.
"Piacere, Jessie." 
Tutti andarono a casa, e rimanemmo solo io e Dave a casa.
"Jes, puoi darmi una mano a scegliere cosa mettermi?" chiese Dave da camera sua, mentre io ero in cucina.
"Wow, ora devo farti anche da babysitter?" dissi ridacchiando. Andai in camera sua, ed era solo in boxers. 
"OH CAZZO." dissi uscendo subito "Mettiti qualcosa, stronzo!"
"E' proprio quello il problema. Vabbè metto il pigiama." Entrai di nuovo nella camera.
"Molto meglio. Allora, cosa hai in mente di metterti?" 
"Boh." 
"Cosa ti metti solitamente?" 
"Quelli" disse indicando dei vestiti su una sedia.
"Da quanto non li lavi?"
"Da un po'... Vabbè, comunque pensavo di mettermi questi, che ne dici?" disse indicandomi una maglia di una band, "Black Sabbath", e dei jeans. 
"Se lo sai già, che me lo chiedi a fare?" dissi con uno sguardo sarcastico.
"Volevo solo un parere."
"Ok. Vestiti e io ti aspetto di là."
Non ci mise molto per vestirsi, ma aveva bisogno di pettinarsi un po' i capelli.
"Ti sei visto allo specchio?" chiesi.
"Perchè?" 
"Aspetta... nel frattempo siediti qua." dissi mentre andavo a prendere una spazzola.
"Tieni i capelli a pazzo. Te li aggiusto."
"Ah, ok." 
Toccai i suoi capelli ed erano morbidissimi.
"Dimmi il segreto per avere i capelli così perfetti." dissi scherzando, mentre gli spazzolavo i capelli. 
"Solo shampoo." disse ridendo anche lui. 
"Ora siamo pronti." disse Dave, alzandosi.
"Si credo di sì." dissi, quando Dave mi abbracciò da dietro, e mi fece venire un brivido lungo la schiena.
"Ti voglio bene"

•Trust• | Dave Mustaine Where stories live. Discover now