Capitolo 2 - Credo di poter amare

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L'odore del caffè in quel momento stava inebriando l'aria di tutto l'ambiente e profumava anche le superfici delle tende, dei fogli e delle copertine dei libri. Dalla tazzina di terracotta bianca, decorata con motivi floreali, si elevava una scia ondeggiante di fumo, che si protendeva verso l'alto in modo lento e sinuoso, quasi come se stesse danzando, per poi sparire nell'aria. La superficie marroncina del liquido rifletteva tutto ciò che si trovava sopra di essa, fra cui il soffitto alto a forma di cupola, con centinaia e centinaia di libri sulle pareti, i quali erano disposti su più piani e per arrivarci bisognava usare o la scala a chiocciola che situava nell'angolo davanti alla porta d'ingresso, oppure una scala molto alta scorrevole, che dall'esterno si poteva arrivare senza problemi da uno scaffale all'altro.
Il sole fuori era già alto nel cielo e i suoi raggi attraversavano il vetro della grande finestra che si trovava alle spalle dell'enorme scrivania di legno levigato marrone, illuminando così tutta la stanza e scaldando anche diversi oggetti presenti in quest'ultima.
Un'ombra, la cui figura dava le spalle alle finestre, si estendeva sino alla porta d'ingresso della stanza e si muoveva in modo fluido ed elegante.
Una meravigliosa chioma bionda e liscia andava a sfumare verso le punte in un marrone scuro, il quale si poteva ritrovare anche nella riga laterale che divideva quei capelli in modo ordinato e impeccabile. Anche le sopracciglia erano del medesimo marrone e tale colore lo si poteva ritrovare anche sotto la superficie bionda, nella zona della leggera rasatura che vi era dietro alla nuca. Le sue sopracciglia scure erano state ben sistemate e pettinate in modo che formassero come una curvatura ad "ala di gabbiano" e che evidenziassero in questo modo la forma dei suoi occhi. Il meraviglioso color nocciola, con alcune sfumature che andavano sul dorato, donava ai suoi occhi una particolarità unica e speciale, anche se questi erano sempre assottigliati e quasi mai messi in gran vista. Su quel suo viso liscio e privo di peluria della barba, spiccavano delle meravigliose labbra rosee sottili, chiuse in una linea, ma lasciate morbide e rilassate.
Le sue dita lunghe e sottili della mano sinistra stavano in quel momento accarezzando la superficie crespa e ruvida della carta, i cui bordi erano leggermente rovinati, del foglio su cui stava scrivendo.
L'inchiostro nero del pennino stava sporcando la superficie leggermente giallognola della carta e i movimenti che stava esercitando, andavano a creare le forme delle lettere che a loro volta formavano delle frasi intere.

Prima un foglio.
Poi un altro.
E poi un altro ancora...

Lentamente, la pila di fogli che in quel momento si trovava al lato destro del giovane, composto di almeno una cinquantina di questi, si stava abbassando e diminuendo, trasferendosi nella parte sinistra e non essendo più immacolate come prima, ma ben sporche e piene di scritte, le quali increspavano maggiormente la superficie della carta per via dell'inchiostro che la faceva raggrinzire.
Passarono un paio d'ore e non appena la pila dei fogli di destra si era interamente trasferita nella parte sinistra, il rumore del pennino che fino a quel momento stava andando avanti a scrivere e a scivolare sulla superficie crespa della carta, si interruppe e dopo un semplice "click" del tappino che serviva per tenerlo chiuso, venne posato sulla superficie di legno del tavolo.
Sospirando profondamente dalle narici, il giovane alzò le braccia in modo da portarsele al di sopra della propria testa, stirando così la schiena e portando il peso del corpo da un lato e poi dall'altro in modo da poter tirare le diverse articolazioni e muscoli. Successivamente si concentrò sulle proprie dita, le quali, una dopo l'altra, si mise a scrocchiare, lasciando che il rumore di queste rimbombasse nella stanza, come quello anche del collo. Infine, si scrollò un poco le spalle, ormai indolenzite per via della posizione ricurva assunta per tutto quel tempo e alzandosi lentamente dalla sua postazione, si stirò anche le gambe, per poterle risvegliare dal torpore che con quelle ore avevano accumulato.
Volse lo sguardo assottigliato nei confronti della tazzina del caffè, il cui contenuto era andato mano a mano a diminuire e così come anche il calore che prima emanava, si era andato a spegnere.
Sospirando a pieni polmoni, il giovane prese con sé la propria giacca, poggiata al di sopra dello schienale della sedia e mettendosela sopra le spalle si diresse verso la porta di quell'enorme stanza e aprendola, se la richiuse poco dopo alle spalle non appena fu fuori completamente.
Stiracchiandosi ancora un poco, il ragazzo s'incamminò nei corridoi della sua modesta abitazione, con entrambe le mani nelle tasche dei propri pantaloni, salutando con un cenno del capo i diversi inservienti che lavoravano nella sua dimora e che si affaccendavano nella gestione delle loro mansioni.
Ad un certo punto, un uomo sulla quarantina d'anni, alto e slanciato e dai capelli neri come l'ebano raccolti dietro alla nuca in un codino basso, lo approcciò e sistemandosi meglio gli occhiali, dalla montatura dorata e sottile, lo guardò negli occhi, schiudendo le labbra, avvolte dalla sua barba nera tenuta in ordine e folta «Signorino Carlo, il bagno è pronto per essere usato da voi e i vestiti sono riposti sul vostro letto come avete richiesto.» disse quest'ultimo, con la mano sinistra guantata posta all'altezza del cuore e l'altro braccio teso e riposto in modo rigido lungo il fianco. Il ragazzo, il cui nome si rivelò essere Carlo, annuì semplicemente, ringraziandolo con un cenno del capo e si diresse così verso la stanza da bagno, che si mostrava essere davvero spaziosa, con diversi motivi floreali e vegetali posti negli angoli diversi e decorata con altri tipi di addobbi che richiamavano tutti il mondo della flora.
Il suo bagno fu di breve durata, in quanto non amava prolungare troppo i propri benesseri quando sapeva che quella stessa giornata avrebbe avuto ulteriori impegni. Infatti gli ci volle ben poco per uscire dalla vasca, asciugarsi e sistemarsi in modo adeguato per l'occasione.

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