1| trasferimento

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Ei! Volevo informarvi subito che ho iniziato a scrivere sul computere e qui', per qualche ragione assurda, non c'e' l'accento :[ per questo al posto di quest'ultimo usero' l'apostrofo. 

Scusateeee lo so che non e' il massimo ma non posso fare altrimenti!

Buona lettura:)

La donna che avevo davanti bussò alla porta di fronte a sé un'altra volta con molta piu' insistenza ,dopo le precedenti due volte fallite. Nessuno si interessava ad aprire e la speranza si fece viva. Magari se nessuno l'avesse dischiusa mi avrebbe riportato indietro dai miei genitori. Nella mia casa, temporanea. Perche' beh, traslocavamo molto spesso. L'ultima era a Milano.

Prima mi disse di chiamarsi Fabrizia Bruno e di avere cinquantasei anni, seppure ne dimostrasse massimo quaranta. La analizzai da dietro senza coraggio di proferire parola, mi metteva una certa soggezione. Teneva le spalle rigide, così come i suoi movimenti distaccati e il modo di parlare monotono, pareva che leggesse un copione. Pensai che sembrasse programmata.

Era molto bella e sontuosa , nonostante la sua ormai non giovane età. I suoi prolungati capelli biondi le ricadevano in modo ordinato oltre le spalle, quasi da sembrare programmati persino essi. Indosso aveva un cappotto lungo nero abbinato a dei jeans del medesimo colore e infine dei tacchi bianchi.

Quando era giunta a prendermi in aeroporto mi aveva individuata e semplicemente detto "seguimi". Io dal canto mio non esitai, non feci domande e la seguii. Poi non credo di aver avuto il libero arbitrio. 
Durante il viaggio Fabrizia si rivolse a me esclusivamente per dirmi : "ti porto nella tua nuova casa, dove starai finché non finisce la guerra" ,dopodiché fece una smorfia con la bocca. Pare sia stato un sorriso. Questo non l'ebbi capito. Successivamente non mi ricordo piu nulla. Solo un vuoto nella mente. Dedussi che doveva essere dovuto allo stress e alla preoccupazione. Tanto che mi ricordo di aver avuto per tutto il viaggio lo stomaco chiuso e un atroce mal di testa.

Quando in fine una ragazza con iridi azzurrine si decise di aprire la porta la mia speranza scoppio' come una fragile bolla di sapone. Il destino non stava dalla mia parte, questo l'avevo capito gia' da mo'. Sospirai silenziosamente.

Fabrizia mi presentò e senza dire nient'altro ci lasciò sole.
Osservai quella che doveva essere la mia coinquilina. Lei mi tese la mano sorridendo gentilmente. Il suo volto era cosparso di lentiggini, questa fu la prima cosa che notai dopo il colore evidente dei suoi occhi.
Era molto bella, il che mi abbassò l'autostima in due secondi. Indossava un semplice pigiama fucsia-bianco con stampa di fiorellini ovunque e sulla testa spuntava uno chignon biondo disordinato e simpatico. Il viso era incorniciato ai lati da ciocche piu' corte che le ricadevano in parte sugli occhi. Come look non era attraente, ma lo stesso era stupenda e pregevole nella sua naturalezza. Sembrava una fata. Mentre io neanche volevo pensarci in quali condizioni ero.

-io sono Agnese, vivremo insieme per un bel po'- constato' dopo un po'. Potevo percepire in lei la titubanza. Pareva intimidita e a disagio. Aveva i lineamenti lievemente tesi.  Non ne capii il motivo finché non realizzai di essere rimasta impalata a scrutarla con faccia alquanto sgarbata e sospettosa, quella che assumevo nei momenti di analizzazione delle persone. Non ero per niente sorridente , non mi ero presentata e non avevo neanche ricambiato la sua stretta di mano, che era tra l'altro rimasta sospesa in aria.
Bel modo di presentarsi Jennifer.

-oh..beh..io sono Jennifer- rimediai impacciata, aggiungendo un sorriso sincero. Lei si rilasso' all'istante sollevata. Ricambiai la sua stretta di mano e lei mi invitò ad entrare. Deglutii.

Sentii subito l'aria fresca colpirmi il viso. Notai che l'appartamento era molto confortevole.

L'aria di casa.

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