Capitolo 5: La regina di ghiaccio

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Note:

Playlist:

"Block Me Out" Gracie Abrams

"Gemini Feed" BANKS

"Free Fall" GEMS



Hermione non ricordava come fosse tornata nel suo letto a Hogwarts. L'ultima visione che ricordava era quella di Kingsley che le porgeva l'orologio e la riportava da sola al Ministero.

Erano passati diversi giorni. Pensò che forse era giovedì.

Fissando il soffitto ad arco, Hermione studiò la simmetria delle travi di legno. Il modo in cui i quattro angoli si univano per incontrare un candelabro pendente. Si chiese se questa parte del castello fosse una nuova aggiunta a Hogwarts o se fosse semplicemente rimasta qui in attesa per tutto questo tempo, quando i giovani adulti della Guerra avrebbero avuto bisogno di un ultimo rifugio.

"Hermione", la chiamò una voce gentile fuori dalla sua stanza. "Ti ho portato i compiti di oggi e il Prophet. Te li lascio di nuovo fuori dalla porta", disse Luna. "Se te la senti, Neville e io vorremmo davvero vederti a cena".

"Grazie. Lo apprezzo molto, Luna", disse Hermione con voce rauca, senza sapere se Luna potesse sentirla. Forse indossava uno strano tipo di cappello che le permetteva di sentire attraverso i muri - Hermione non ne dubitava. Ma non importva, Luna si era dimostrata una buona amica negli ultimi tempi, assicurandosi di controllare Hermione e di farle portare i pasti dagli elfi domestici.

La mattina successiva alle alterazioni della memoria del Mangiamorte, Hermione non uscì dalla sua stanza per fare colazione. Preoccupati, Luna e Neville allertarono la McGonagall e Madama Pomfrey, la quale le diagnosticò l'Influenza del Gatto Nero.

Passandosi una mano tra i capelli sfibrati, Hermione sospirò. Si alzò a sedere nel letto. Non c'erano altre opzioni. Più prolungava l'inevitabile ritorno alla realtà, più difficile sarebbe stato.

Dire che era esausta era un eufemismo. La magia nera la faceva sentire poco più che un cadavere; il suo corpo si sentiva congelato dall'interno. E non era solo l'atto fisico di lanciare l'Incantesimo della Memoria. Era piuttosto il peso schiacciante di sentirsi così usata. Le faceva male fisicamente il fatto che la sua magia, una parte della sua anima che le pulsava nelle vene come il sangue, fosse usata in modo così casuale a scapito degli altri. Temeva di essere proprio come Kingsley e Percy l'avevano descritta: non diversa da un Mangiamorte. Le faceva male sapere che aveva dato così tanto durante la guerra, per poi essere sfruttata dal Ministero, che avrebbe dovuto ricostruire la fiducia dalle fondamenta.

Facendo ruotare una gamba sull'altra, Hermione si sedette sul bordo del letto. Poi, per la prima volta in cinque giorni, si alzò in piedi. Sentendosi stordita, cercò il bicchiere d'acqua sul comodino. Non voleva andare a cena nella Sala Grande. Si sarebbe concessa un'altra serata di solitudine, un'altra occasione per stare al riparo da persone che avrebbero potuto deluderla.

Voleva parlare con Harry. Anche lui non era nuovo a scelte difficili e si era spesso trovato in situazioni sconcertanti con l'autorità. Hermione sapeva che gli ultimi anni gli avevano fatto pagare un tributo emotivo. C'era stato molto di più della vera e propria lotta contro Voldemort e della sua sconfitta. Sapeva che aveva anche affrontato sentimenti contrastanti nei confronti di Dumbledore, sapendo che il mago faceva il possibile per proteggerlo, ma sentendosi anche una pedina in un gioco che non capiva.

Ma ora che Harry lavorava a tempo pieno al Ministero, dubitava che avrebbero avuto presto l'opportunità di parlare a cuore aperto. Sarebbe stato troppo rischioso esternare i suoi sentimenti con un gufo.

Heartlines and Bloodlines - LadyMorphia (traduzione)Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt