storytime 15

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"Lascia almeno che ti aiuti" Replicò mia madre mentre mi reggeva con una mano sul fianco.
"Faccio da sola" Dissi scocciata, volevo andarmene il prima possibile.
"Non peggiorare le cose" Alzò la voce "Ti lascio andare ma facciamo le cose per bene" Disse per poi accompagnarmi verso la sua macchina.
Mia madre mi fece sedere nei sedili posteriori della sua auto, spostandosi poi al lato del conducente e lasciando la portiera aperta per far circolare l'aria, aria che lì dentro era solo carica di tensione.
"Kyla, chiamalo e digli di venire qui," disse con voce gentile, consegnandomi l'indirizzo scritto su un pezzo di carta. "Dì a tuo padre di venire qui."
Non me lo feci ripetere due volte, presi subito il pezzo di carta e chiamai mio padre; la chiamata fu breve ma intensa.
"Papà, puoi venire a prendermi all'indirizzo che sto per dirti?" chiesi con voce ansiosa.
"Che succede?" chiese mio padre, preoccupato.
"Ti spiegherò tutto a casa," risposi con la voce tremante. "Per ora, ho solo bisogno che tu venga a prendermi."
Mio padre acconsentì con un semplice "Va bene" e chiuse la chiamata dopo che gli lessi l'indirizzo.
Mia madre si girò e mi guardò con occhi tristi mentre io tenevo la testa completamente rivolta dall'altra parte per non guardarla.
"Kyla," iniziò mia madre, "vorrei parlare meglio più avanti, è stato tutto così improvviso."
La ignorai completamente, in quel momento ero distrutta emotivamente ed ero molto stanca, volevo solo andare a casa.
Mia madre, vedendomi immersa nel silenzio, prese la decisione di non aggiungere altro alle nostre parole, rispettando la mia necessità di tranquillità.
Una decina di minuti dopo iniziai a percepire il debole ronzio dell'auto di mio padre avvicinarsi, lasciai il mio sguardo vagare verso il finestrino posteriore, osservando con ansia il paesaggio fuori mentre il rumore si faceva sempre più vicino.
Sentii il leggero scuotere dell'auto quando si fermò, e il cuore mi batté velocemente quando mio padre uscì dall'auto con passi pesanti.
La tensione nell'aria era palpabile, e la mia ansia cresceva, mentre gli occhi di mio padre esprimevano preoccupazione, ma anche una leggera sfumatura di confusione.
Il suo sguardo si incrociò con il mio mentre mi affacciavo dal finestrino posteriore, niente parole vennero scambiate in quel momento, solo una connessione silenziosa tra padre e figlia.
Senza pronunciare alcuna parola, mio padre si avvicinò alla macchina, il mio cuore batteva sempre più forte mentre mi preparavo ad affrontare ciò che sarebbe venuto.
"Cos'è successo?" chiese mio padre, con un'enfasi preoccupata nel tono della voce, mentre mi tendeva la mano per aiutarmi a uscire dall'auto di mia madre.
Non feci in tempo a rispondere che mia madre lo fece al posto mio: "Si è fatta male alla caviglia."
Mio padre guardò la sua ex-moglie con occhi colmi di rabbia e disgusto. "Con te ci si può solo far male," Disse lanciandole un'ultima occhiataccia per poi concentrarsi nel darmi una mano ad entrare nella sua auto.
Senza perdere tempo mio padre accese il motore e partì, e mentre ci allontanavamo, mia madre rimase lì, rincorrendoci per pochi metri. "Ti voglio bene, Kyla!" gridò, con un grido carico di emozioni, ma ormai ci stavamo allontanando sempre di più, e la distanza fisica rifletteva la distanza emotiva che si era creata tra noi.
Il viaggio in macchina verso casa fu immerso in un silenzio pesante, mio padre era chiaramente sconvolto dopo aver visto l'ex moglie dopo tanto tempo, mentre io ero ancora turbata da tutto ciò che era accaduto; le parole in quel momento sembravano troppo deboli per affrontare la tempesta emotiva che si scatenò nelle ultime ore.

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