XLIV

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Sofia venne scaraventata via dalla realtà, sottratta con violenza dal terreno. Quando riaprì gli occhi si trovava nell'altra dimensione. La testa le faceva male, ma un dolore minore rispetto a prima.

Una ragazza, quella del ricordo a cui aveva assistito, Amaris, stava camminando avanti e indietro. La spada, che si trovava alle sue spalle, stava splendendo di una luce propria, accecando Sofia e creando un alone bianco intorno ad Amaris.

«Tu...» Sofia si ritrovò un dito puntato contro. «Tu!» La ragazza non si arrestò. «Non puoi. Non puoi farlo uscire da lì. Ma non capisci?»

Sofia strinse i pugni. Avrebbe voluto scappare da quella situazione, ma anche se fosse uscita da lì, si sarebbe ritrovata in una ben peggiore. Non poteva andarsene. Non finché non avesse trovato una soluzione per risolvere quello che stava succedendo al di fuori della sua testa.

«Chi sei?» chiese con voce debole. Spostò lo sguardo sulla spada. «Chi è lui? E perché vi vedo?»

I piedi di Amaris smisero di muoversi e la luce della spada sfarfallò. «Questo non è il momento delle presentazioni, stupida ragazza.»

L'insulto colse Sofia di sorpresa.

La ragazza venne verso di lei. Sofia cercò di spostarsi, allontanarsi da lei prima che potesse ferirla, ma il suo corpo, come per magia, smise di muoversi.

«Stavi per liberarlo» l'accusò Amaris. Si fermò a pochissima distanza da Sofia, che riuscì a vedere i pori del suo volto.

Sembrava così giovane, appena un'adulta, con ancora le cicatrici dell'acne. Il suo respiro era irregolare, alternato da quelli che potevano essere dei rantoli.

«Perché?» chiese. Era tutto quello che voleva sapere. Perché?

Amaris scosse la testa. «Vuoi vincere, Sofia?» Indietreggiò, coprendo con il suo corpo la spada.

Sofia restò a guardarla, ancora non riuscendo a concepire quello che le stava succedendo.

«Rispondi!»

L'urlò fece accapponare la pelle di Sofia. «Sì! Voglio vincere!»

«Va bene» mormorò la ragazza. «Ti aiuterò io a vincere.» La sua espressione si indurì, come se lei fosse sul punto di mettersi a piangere oppure sputare a terra. «In cambio, devi promettermi che non lo libererai mai.»

«Come posso fidarmi delle tue capacità?»

Amaris spalancò la bocca, non riuscendo a credere a ciò che sentiva. «La vedi questa?» chiese, indicando la spada alle sue spalle. «L'ho rinchiuso io lì dentro. Certo che posso aiutarti a vincere, stupida!»

Sofia non stava apprezzando il suo tono aggressivo. In quel momento, però, tutto ciò che le importava era vincere, non deludere Niles e Akihito, che avevano tanto lavorato per arrivare fino a quel traguardo.

«Accetto» disse senza pensarci troppo su.

Le risposte alle sue domande potevano aspettare.

Amaris fece un sospiro di sollievo. «Ottimo» disse, parlando a se stessa. «Andiamo, allora. Usciamo da questo posto orrendo.»

Sofia venne spinta fuori dall'altra dimensione da una mano invisibile.

Dhruv era davanti a lei, tra i loro corpi appena qualche metro di distanza. La sua espressione confusa le permise di capire che lei doveva essersi bloccata per abbastanza tempo da farglielo notare.

«Sei tornata?» le chiese con voce interessata.

«Sì.» Le uscì appena un respiro straziante.

Il volto di Dhruv si rilassò e la sua schiena tornò dritta. A Sofia sembrò prepararsi a usare la sua abilità magica.

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