11) il ritorno

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Goffredo tornò quella sera stessa.
Quando sentì i cavalli Cecilia corse giù per le scale pensando fosse un altro messaggero.

Guardava sull'unica via di accesso ascoltando lo scalpitio degli zoccoli sul selciato con ansia, i cavalli si stavano avvicinando e il cuore smise di batterle per una frazione di secondo quando lo scorse fra le fronde, poi tonfi assordanti le parvero uscirgli dal petto. Lo accompagnavano i suoi amici più fidati: sir Uld e sir Amalrico. Tutti e tre sembravano provati.

Sir Goffredo era bianco come un cencio, terribilmente dimagrito gli zigomi sembravano sporgenti sulle guance scavate. Scese da cavallo e si volse verso di lei. Rimasero fermi a guardarsi per un po'. Poi Cecilia gli corse vicino e gli si tuffò fra le braccia. Sentì l'uomo irrigidirsi e alzando il viso notò l'espressione sofferente dell'uomo.

«Scusate! La vostra ferita...»
Lui la guardò serio. Si era stupito dell'abbraccio e ora non sapeva come reagire.
«Entriamo, ho bisogno di sedermi..»
Cecilia lo sorresse fino all'interno.
Alle narici le arrivò un odore acre e poco gradevole.
«Avete bisogno di un bagno.»

«È la spalla che ha un cattivo odore..» camminava come se ogni passo gli costasse molta fatica.
«Ve la curerò io!» disse risoluta «Riuscite a fare le scale?»
«Non adesso...fra un po'! Ho bisogno di bere»

«Donna Cecilia, se volete possiamo portarvelo su noi.» disse sir Uld.
«Siete sicuro? Mi sembrate terribilmente dimagriti»
«Nelle ultime settimane di assedio le scorte di cibo non erano sufficienti per tutti.... ...ma ora va molto meglio.» abbassò la testa e si affiancò a Goffredo e portandosi un suo braccio sulla spalla lo sorresse fino ad una delle panche all'interno.

Amalrico sopraggiunse e lasciò le spade e le bisacce sul tavolaccio vicino al camino.
«Goffredo vi lasciamo riprendere aria per qualche minuto poi vi porteremo di sopra.»
Goffredo era infastidito e imbarazzato, non gli piaceva farsi vedere così debole da Cecilia.

Quando era partito da Angers si era sentito forte abbastanza per rivederla, ma dopo il primo giorno di viaggio la ferita aveva ripreso a pulsargli e la febbre lo aveva stremato.
Grugnì girando intorno gli occhi febbricitanti.

Sentì una mano fresca posarsi sulla fronte, lo sguardo si annebbiò per poi rischiararsi sul bel viso contornato dalle fiamme rosse dei suoi capelli.

«Non possiamo perdere altro tempo, devo pulire subito la ferita e voi dovrete tenerlo fermo.» disse Cecilia a Uld e Amalrico poi si rivolse a Goffredo «Mi spiace mio signore! Ma dovremo portarvi subito di sopra. »

Goffredo tentò una debole protesta, che restò inascoltata. Lo portarono su di peso mentre Cecilia faceva strada e apriva la porta, e mentre Uld e Amalrico lo sistemavano sul letto Cecilia scese e chiamò alcuni dei servi e impartì ordini precisi. Li mandò, chi a prendere delle erbe vicino al fiume chi dall'erborista, chi a bollire dell'acqua, chi ad accendere il camino nella sua camera.

Amalrico ammiccò all'amico
«Vedo se sotto hanno qualcosa di forte da bere e ve lo porto. Ne avrete bisogno.»
Camminando verso la porta sentì qualcosa sotto il calzare, lo raccolse e lo tese a Goffredo.
«Vi deve essere caduto questo!»

Goffredo lo prese e se lo rigirò fra le mani, mentre Amalrico ridiscendeva di sotto. Anche lui era stato ferito, e anche più gravemente di Goffredo, ma la ferita si era quasi rimarginata, forse il filo della lama più pulita aveva fatto la differenza.
Ma un buon boccale di sidro lo avrebbe bevuto volentieri anche lui. Entrò nelle cucine e se ne fece dare tre bei boccali, uno per lui e gli altri due per i suoi amici.

Tornò di sopra e vide uscire Cecilia dalla stanza accanto con un paio di forbici. Insieme entrarono nella camera. Goffredo guardò i due in cagnesco. Cecilia cominciò a disporre tutto il necessario per medicarlo sulla cassapanca e cominciò a trascinarla vicino al letto, subito aiutata da Uld.

«Aiutatemi a spogliarlo» gli tolsero casacca e camicia. Cecilia arrossì poi cominciò a togliere le strisce di tessuto che avevano avvolto sulla spalla e annodato intorno al torace per non farla scivolare.
Goffredo strinse nella mano il sacchetto di pelle che Amalrico gli aveva dato credendo fosse suo.
Serrò la bocca mostrando i denti ma senza farsi uscire un lamento quando Cecilia staccò le bende dalla ferita.

«Mia sorella non è mai riuscita a cauterizzare una ferita, se lo avesse fatto subito ora passereste meno guai.» Cecilia mise un panno nell'acqua bollente.
«Come fate a sapere che è stata vostra sorella a medicarmi.»
«Il nodo. Lei lo fa così, con un lembo ripiegato per scioglierlo»
Rispose Cecilia.

«Sembrate preoccupata..» disse lui.
«È troppo tardi per cauterizzarla ora, vi farei morire per l'infezione...Goffredo vi farò male, molto male...»
«Ho già avuto altre ferite.»
«Così infette?... Metterò un panno bollente sopra per far spurgare la ferita. Poi dovrò togliere tutta la parte marcia, lo vedete il nero? E questa zona, questa dovrò portarla via è già in cancrena. Farò un impacco di erbe bollite...Dopo bisognerà tenerla ben pulita e aspettare che ricresca la carne. Ci vorrà molto tempo...
Amalrico chiedete se hanno qualcosa di più forte nelle cucine, portatene su due bei boccali. »

«Volete torturarmi?»
«Vorrei non ce ne fosse bisogno...dovrete essere forte perché ci vorrà molto tempo. Cercherò di fare più veloce possibile.» Cecilia si morse il labbro.

Uno dei servitori portò la mistura che Cecilia gli aveva chiesto di far preparare dall' erborista, giusquiamo, succo di more acerbe, foglie di rovo, edera rampicante, papavero, belladonna, e oppio. Vi intrise una pezza e la fece annusare a Goffredo che dopo un po' si addormentò.

«Ora tenetemelo forte, perché potrebbe svegliarsi. Non posso fargli annusare molto questa roba. Potrebbe morirne.»
Si mise all'opera, e per i primi venti minuti Goffredo fu incosciente, poi si svegliò ringhiando dal dolore. Uld, e Amalrico gli tenevano immobilizzate le braccia e Goffredo tirava su il bacino e si dimenava bestemmiando.

Cecilia era madida di sudore, lavorava alacremente cercando di preservare i tessuti sani, a volte lui tirava su il capo digrignando i denti e la guardava furente. Quando tentò anche di morderla, Cecilia gli portò di nuovo la pezza intrisa sul naso finché non lo vide calmarsi.

Quando finalmente ebbe finito mise sulla ferita un unguento di cavolo rosso.
E bendò con strisce di lenzuolo pulite.

Uld e Almerico guardarono la ragazza con rinnovata stima. Era stata risoluta e ora sembrava stesse per crollare. Quando Almerico le strinse una spalla con la mano lei non riuscì più a trattenere la tensione e pianse scossa dai singhiozzi.

«Siete stata brava. Vedrete che starà bene.»
«Grazie per averlo tenuto fermo... mi odierà..»
«Forse un po', ma gli passerà presto. Ora vi lasciamo, siamo anche noi stanchi per il viaggio.»

Cecilia appoggiò il capo sul letto vicino all'uomo per un po'. Poi si alzò e cominciò a togliere tutto quello che emanava cattivo odore, per buttarlo fuori. Mise le lame nel catino le lavò e le mise ad asciugare vicino al fuoco. Si affacciò sulla porta e chiamò uno dei servi a gran voce e gli diede la roba da buttare.

Poi tornò dentro e si mise sulla sedia con le braccia incrociate sul letto e la testa appoggiata. Chiuse gli occhi e ascoltò il respiro di Goffredo, sembrava un buon respiro, solo ogni tanto un sussulto lo scuoteva e agitava.
Cecilia si addormentò a quel suono rassicurante.

Goffredo si svegliò all'alba del giorno dopo solo nella stanza. Aveva le labbra secche e un cattivo sapore in bocca. Strinse qualcosa in una mano e se la portò davanti agli occhi. Non lo aveva mollato neanche durante la lunga operazione di pulizia della ferita.
Serrò la mandibola e corrugò la fronte, due solchi si accentuarono fra le sopracciglia. Un lampo gli oscurò lo sguardo. Rigirò il sacchetto di pelle fra le dita.
Non era suo quel sacchetto. E non era di Cecilia perché sapeva che ne aveva un paio con lo stemma dei D'Angiò.
Una fitta gli mandò scosse fino alle punta delle dita, trattenne il respiro poi inspirò a fondo e buttò fuori.

Chiuse gli occhi, la stanchezza lo vinse e si addormentò di nuovo.

Rossa come le fiammeWhere stories live. Discover now