XXXI. Prigioniera

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I giorni cominciarono a passare, sempre uguali. Scivolavano via. Non so quanti si susseguirono. Nulla cambiava. Sempre giornate di sole, cieli azzurri, notti stellate. Tutto era tanto perfetto da essere irreale. In che luogo non pioveva mai? E dove non c'era mai il vento?

Cominciai a provare una strisciante nostalgia. Percepivo lo stomaco appassire come un fiore. Vedevo crepe nell'incantesimo che mi univa a Basilius. Non era più perfetto. Non avrei saputo dire a parole cosa non andasse. Era un senso d'inquietudine. Di sbagliato. Di fuori posto.

Un pomeriggio mi affacciai al ruscello che scorreva davanti al castello e vidi nell'acqua Neuberg. Le torri, le mura, il cielo grigio. Una stretta mi chiuse lo stomaco. Era quella casa mia. Mi resi conto, con dolore, che non potevo rimanere lì. Io non ero una fata. Io ero umana. Beh, forse non proprio umana, ma nemmeno una creatura magica.

-Sembri triste- mi disse Basilius.    

-Io... mi dispiace, ma credo che questo sia solo un attimo di felicità... non può durare per sempre-

-Perché non può?- mormorò. Sembrava sorpreso. Non si aspettava quella domanda.

-Io... non posso restare qua- ammisi -dovrò tornare a casa-

Basilius mi fissò, come se non capisse. -A casa? Perché dovresti?-

-Perché quello è il mio paese, io l'ho difeso- fissai il castello, il cuore che batteva più forte.

Basilius continuava a non capire. Gli occhi grigi scintillavano. -Non ti piace qua?-

-Certo, ma hanno bisogno di me- come potevo farglielo comprendere?

-Chi?-

-I miei sudditi-

-Io ho bisogno di te- e lo disse con una tranquillità che mi mise i brividi.

Ero di nuovo prigioniera e questa volta di un uomo che amavo. Basilius. Cos'era diventato? Non lo capivo. Come poteva la sua personalità modificarsi così? Oppure lo era sempre stato? Forse mia nonna aveva visto bene. Forse Basilius non era mai stato il ragazzo di cui mi ero innamorata. Forse avevo visto ciò che non c'era. Mi ero illusa.

-Te ne vuoi davvero andare?- mi chiese Basilius, il dolore che gli vibrava nella voce.

Annuii, non riuscendo a parlare.

-Va bene- sussurrò -se è quello che vuoi-

Lo fissai, confusa. Mi lasciava andare così? Neppure una protesta? E se fosse stata una trappola? Avrebbe potuto esserla. Le fate erano infide, ingannevoli.

-Io ti amo, Al, voglio solo il tuo bene e il tuo amore- mormorò. Era tremulo. Indifeso. Fragile. E io lo amai doppiamente. Forse avrei dovuto lasciare. Gli sorrisi debolmente e lui mi rispose nello stesso modo, il viso splendente come il sole. Lo amavo. Però non sempre si può amare qualcuno. A volte bisogna mettere da parte i sentimenti, per quanto doloroso possa essere.

-Addio, Basilius- gli posai un tenero bacio sulla guancia.

-Tra noi non può esistere un addio, ci amiamo troppo per poter stare per sempre separati- e lo disse dolcemente.

Era tutto così naturale con lui. Non c'era nulla di artificioso, nulla di falso, nulla d'irreale. Questo era, lo compresi in quel momento più che mai, il motivo per cui l'amavo.

Basilius mi portò fino a Neuberg, dove regnava una notte tempestosa. Mi aiutò a scendere da cavallo. Tenni il cappuccio alzato più perché non vedesse che stavo piangendo che per la pioggia. -Non è un addio- sussurrò lui.

-Sembra un addio-

-Non lo sarà mai- risalì sul cavallo. -A presto- ripartì al galoppo e mi lasciò sotto l'acqua che mi bagnava gli abiti.



Quando Wulf mi vide mi abbracciò. -Sei tornata- sussurrò contro il mio orecchio. Una sorta di ringraziamento. Non parlammo più della mia scomparsa. Per me era troppo doloroso. Suppongo che lo fosse anche per lui.

Fu un messaggero a comunicarmi che la battaglia della Montagna Bianca era stata vinta dalle truppe imperiali. Lo accolsi nella mia sala delle udienze nonostante l'ora tarda. Non volevo che qualcun altro sapesse prima di me ciò che stava succedendo.

-L'imperatore ha vinto, Dame, il Re d'Inverno è scappato-

-E sapete qualcosa di mio marito?-

-Sta bene, ma non so quando tornerà-

Annuii, pensierosa. Non ero certa di volere che tornasse. Me ne stavo bene senza di lui.

Fu poco dopo che seppi dell'attentato a cui mio padre era sopravvissuto. Fu Wulf ad avvisarmi.

-Sta bene, per fortuna la freccia lo ha solo sfiorato- mi posò una mano sul braccio. Lo sentii appena.

Riflettei sulle sue parole. -Hanno trovato il colpevole?-

-No, lo hanno cercato, ma nulla- abbassò lo sguardo. Non c'era bisogno che aggiungesse altro.

Io sapevo chi era stato. Basilius aveva cercato di vendicarsi.

-Non devi temere- disse Wulf. -Sta bene e qui tu sei al sicuro-

Annuii. Non temevo. Non potevo temere. Non da parte di Basilius. Era un'altra la persona che mi preoccupava. Mi chiesi cosa stesse architettando la mia sorellastra. Forse si era stancata di cercare di colpirmi. Oppure era pronta a partire di nuovo all'attacco con uno stratagemma.

Salvia, rosmarino e incantesimiWhere stories live. Discover now