CAPITOLO 11 - Emily

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Evan.

Il ragazzo dagli occhi di ghiaccio si chiama Evan.

Adesso so il suo nome.

Mi piace. Suona bene nella mia testa.

Ieri ho pensato a lui tutto il giorno, e so che non avrei dovuto, specialmente mentre ero con Brad. Mi chiedo se non si tratti solo del mio subconscio che prova a ribellarsi e ha preso come vittima questo povero ragazzo perché era lì nel mio momento di debolezza, o se c'è qualcosa di più e in realtà mi piace veramente.

Ogni tanto mi giro leggermente per guardarlo, ma devo stare attenta perché Brad è proprio alla mia destra.

Quei jeans che ha addosso, poi, gli stanno davvero bene, cavolo. Gli fasciano perfettamente le gambe muscolose e gli fanno un gran bel sedere.

Arrossisco non appena lo penso, divincolandomi nervosamente sulla sedia.

È che, quando si è voltato per prendere posto, mi è caduto l'occhio e non ho potuto evitare di guardarlo. O di pensare a quelle gambe che mi spingevano contro il muro appena due notti fa.

Indossa una semplice felpa nera, con il cappuccio e i cordini bianchi, e, d'impulso, ripenso al momento in cui ci ho infilato le mani sotto, l'altra sera, e a quando i miei polpastrelli freddi si sono posati sul suo addome nudo e lui si è mosso in un tremito, mentre io mi sono eccitata.

Eccitata nel vero senso della parola, santo cielo! E non mi riconosco.

Non so cosa sarebbe successo se Crystal non fosse intervenuta, e, peggio ancora, non so se la cosa mi disturba o mi solleva.

Lo guardo di nuovo, giocherella con una matita tra due dita. Continua a fissarmi. Non mi toglie gli occhi di dosso e inizio ad agitarmi. Non avrei dovuto baciarlo, anche se mi è piaciuto da morire, e mi piace pure il fatto che mi guardi. Però, se Brad se ne accorge, sono finita.

E... ecco che se n'è accorto... Cacchio!

Gli lancia secco un'occhiataccia, ma Evan ricambia con un sorrisetto sfacciato e uno sguardo di sfida. E questo diventa un problema. Enorme.

Il suono della campanella mi salva, facendomi sospirare.

Vedo Brad alzarsi e andare verso... Evan?

Oh, merda!

«Ehi, stronzo, che cazzo hai da guardare?» Gli ringhia contro incavolato nero.

Mi affretto a raggiungerlo e lo afferro per un braccio. «Brad, ti prego.» Tento di calmarlo, ma trasuda rabbia da ogni poro.

«Qualche problema?» Gli domanda Evan con tutta calma, fingendosi sorpreso. Come se non lo sapesse perché ha fatto saltare i nervi al mio ragazzo.

«Sì, se quella che fissi per tutta la lezione è la mia ragazza.» Chiarisce lapidario, afferrandomi bruscamente la mano.

Evan fa una breve risata, poi guarda Brad negli occhi e la stanza trema. «Un uomo sicuro di sé non ha bisogno di minacciarne un altro.» Lo stronca con poche parole.

Avverto la mano di Brad stritolare fortissimo la mia. Percepisco addirittura la rabbia scorrergli nelle vene.

«Non mi provocare, pagliaccio, non sai chi sono.»

Evan sorride, e io mi preparo al secondo round. Il respiro bloccato in gola.

«Giusto, dovevo immaginarlo che avresti chiamato paparino. Ti sceglie anche le mutande, Westbrook

«Fottiti, Reed. E gira al largo dalla mia ragazza, o ti assicuro che me la paghi.»

«Vedremo.» Gli risponde Evan, fronteggiandolo, poi mi fa l'occhiolino. «Ciao, Emily.» Mi saluta e se ne va pacifico, mentre io mi preparo al finimondo.

SIRIO - FRAMMENTI DI LUCEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora