your fragile like glass

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[ i giorni passavano e minho si ostinava a rimanere chiuso nella sua camera al riparo dal mondo. quel suo comportamento gli ricordava il bambino dentro di lui che, nonnostante la morte di entrambi i genitori, non riusciva a tranquillizzarsi.
cercò di ritrovare il jisung che aveva conosciuto, ma ogni volta che provava a scrivere un messagio lo sguardo spento del coetaneo gli si fiondava addosso facendogli cancellare il messaggio. eppure lui voleva così tanto riavere un rapporto con jisung. ]

le mie malboro erano come sempre al mio fianco sopra il davanzale della finestra chiusa per colpa del pioggia che cadeva senza fermarsi.
anche se difficilmente, guardavo giù da essa per vedere se passava gente in quella via sempre piena di persone.
vidi un ragazzo passare. era senza giacca così aprii la finestra e gli feci un fischio per richiamare la sua attenzione.
<non hai cenere da buttarmi addosso stavolta?> disse il ragazzo con la voce che si dissolveva nel vento.
<jisung smettila di dire cazzate ed entra in casa.>
<devo entrare? da quando sono un ospite gradito>
alzò lo sguardo verso di me.
<entra e non fare domande.>
così vidi jisung entrare nel portone.
scesi con una sigaretta quasi finita in bocca.
<cosa ci fai da queste parti, piove a dirotto>
dissi buttando fuori l'ultimo tiro di sigaretta per poi spegnerla dentro il posacenere che si trovava allo stesso posto di sempre.
<non ti sei mai interessato di me. perché ora ti interesso.>
feci spallucce e gli allungai una felpa asciutta e calda e un asciugamano per asciugarsi.
<grazie> sentii borbottare dalle sue labbra.
così si tolse la maglietta ed io potei ammirare il suo corpo bagnato dalla pioggia.
era davvero perfetto come credevo.
gli addominali definiti e il petto gonfio il giusto.
lasciò cadere la maglia a terra su un panno.
si asciugò e si infilò la felpa stringendosela al corpo ancora freddo.
<vuoi il phon, oppure preferisci prenderti un raffreddore?>
<tanto ce l'ho già.>
<ma muoviti>
lo quasi presi a calci fino al bagno dove potè asciugarsi i capelli e riscaldarsi con l'aria calda che usciva dal phon.
<va meglio?>
<mhmh> annuì jisung sentendosi al caldo.
<andiamo di là>
lo portai in salotto perché la camera da letto era un casino e sopratutto puzzava di fumo.

era una bella mezz'ora che eravamo seduti a guardare la tv.
jisung si avvicinò a me e si infilò sotto la mia maglia.
sussultai al contatto tra le sue mani fredde e il mio stomaco.
passò le dita su tutto il mio busto finché non toccò la mia cicatrice sul fianco destro.
quella cicatrice me la procurò mio padre con la sua cinta in cuoio puro.
vicino quella cicatrice c'erano lividi e bruciature sempre fatte dalla stessa cintura.
<questi come te li sei fatti?>

cigarette out the windowOù les histoires vivent. Découvrez maintenant