Capitolo 14

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Izuku passò tutto il resto dell'allentamento seduto sulla stessa sediolina a fissare il vuoto, lasciandosi scappare una lacrima di tanto in tanto.

Non sapeva cosa pensare. Non stava nemmeno pensando. Era semplicemente fermo, gli occhi fissi sul nulla e la mente bianca.

Non sapeva come comportarsi, dopo ciò che gli aveva detto il padre. Ora che era a conoscenza anche della sua versione della storia, e non solo della propria, trovava improbabile non riuscire mai a perdonarlo, ma non sapeva come perdonarlo. Non poteva semplicemente andare da lui, quando avesse riflettuto abbastanza sulla loro situazione, e dirgli "ti perdono", con tanto di abbraccio. O forse poteva? Eppure, non si vedeva a farlo. Forse era perché era passato troppo poco tempo da quando avevano parlato – circa due ore – e il suo cervello doveva ancora processare bene l'accaduto.

Non si rese nemmeno conto che l'allenamento era finito. Lo riportò alla realtà una mano sulla spalla.

<Ehi, Nerd. Tutto bene?>

Il ragazzo si voltò e incontrò lo sguardo di Katsuki. Sapeva di avere un'espressione che trasmetteva tutto quello che stava provando – tristezza, confusione, un velo di disperazione – ma proprio non riuscì a cambiarla. Non riuscì a forzarne un'altra. Non era in grado di fingere che le cose andassero meglio di com'erano in realtà.

<No> sussurrò semplicemente. Non trovava nessun'altra risposta da dare.

Katsuki si fece una smorfia, come se si fosse aspettato quello che Izuku avrebbe detto. <Io e i ragazzi volevamo andare a fare un aperitivo o qualcosa del genere, dopo che ci siamo cambiati. Ti va di venire?>

Izuku lo guardò poco convinto, sentendo i propri occhi pesanti. <Non sono sicuro di essere molto di compagnia, ora. Probabilmente sarei solo un peso...> Si alzò e si guardò attorno per capire quale strada fare per scendere dalle tribune, dato che Katsuki sbarrava quella attraverso cui era entrato.

Il ragazzo scosse la testa. <Sei proprio stupido. Non vogliamo andare a fare un aperitivo di merda per spassarcela. Ti vogliamo risollevare il morale, idiota.>

Izuku lo guardò con occhi confusi. <... eh?>

<Hai sentito bene> disse Katsuki. <Durante l'allentamento io e gli altri abbiamo visto che non stavi al massimo, quindi a Capelli di Merda è venuta questa idea. Io avrei optato per un pigiama party da ragazzine dove ci sedevamo in cerchio e parlavamo degli stronzi che ci hanno spezzato il cuore, ma la mia idea è stata bocciata.>

A dispetto di tutto Izuku si fece scappare un sorriso. Non sapeva quale strano superpotere Katsuki avesse, ma era riuscito a risollevargli il morale, almeno un poco. Non credeva fosse possibile.

Gli si scaldò un po' il cuore per quello che gli aveva detto. I suoi amici avevano capito che stava male e avevano deciso di fare qualcosa per lui, come portarlo fuori e distrarlo. Prima di allora, gesti del genere li aveva visti sempre e solo nei film.

<Va bene, se ci tenete proprio...>

<Fantastico> lo interruppe Katsuki. <Allora è deciso. Aspetta dieci minuti e arriviamo.>

Senza lasciargli il tempo di replicare, il ragazzo fece un balzo oltre la ringhiera e corse verso gli spogliatoi, come se ora che Izuku aveva accettato non ci fosse tempo da perdere.

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<Non posso credere che il coach abbia un passato così complicato> commentò Denki pensieroso mentre prendeva un sorso del suo drink.

Izuku annuì con una smorfia.

Non appena erano entrati nel baretto carino che era di fianco alla scuola, Izuku aveva raccontato ai suoi amici la dinamica completa del rapporto col padre e la storia che lui gli aveva spiegato poco prima. Dirlo ad alta voce l'aveva sorprendentemente aiutato a capire meglio cosa doveva aver significato per Hisashi vivere quello che aveva vissuto, e gli aveva permesso di mettersi meglio nei suoi panni. Da quello al perdonarlo del tutto ancora ce n'era, ma gli sembrava un primo passo.

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