002 " are you ready for it?"

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Destiny
La mattina successiva giungiamo a Capitol city, dopo un viaggio durato svariate ore.
Mi sveglio con un'emicrania lancinante che minaccia di peggiorare il mio già cattivo umore.
Durante la colazione bado di non scambiare troppe parole con nessuno.
Potrei reagire male come accade spesso quando mi sveglio di malumore.
Quando finalmente quella tortura è terminata, mi preparo per scendere dal treno.
Racimolo tutti i miei oggetti personali, anche se essi sono ben pochi, e lascio il mezzo, mentre veniamo indirizzati al centro di addestramento, che mi sembra del tutto differente rispetto a quello dove si è svolto l'allenamento l'ultima volta che ho partecipato ai giochi.
L'edificio sembra ancora più imponente, come minimo deve essere stato ristrutturato, anche se la posizione mi fa intuire che debba essere di nuova costruzione.
" Lo ricordavo diverso" dico, rivolgendomi a Miles.
" In effetti sembra del tutto differente" mi risponde, decisamente confuso.
" Quest'anno Snow non ha badato a spese. Vuole che questa edizione sia indimenticabile, e per questo ha fatto costruire un nuovo centro di addestramento, con ancora più attezzature e degli strumenti per la simulazione" replica Ivy, elettrizzata.
Ancora mi domando come faccia ad essere così emozionata per uno sterminio di massa.
Alzo gli occhi al cielo e procedo lungo il percorso.
Passo in rassegna ogni elemento di quell'edificio, e rimango alquanto sconcertata.
Il palazzo è di altezza esttememamente elevata, e gran parte della sua superficie è delimitata da ampie vetrate tirate a lucido, a tal punto da potercisi specchiare.
In quelle al piano terra riesco quasi a scorgere la mia espressione perplessa e quella attonita di Miles.
" Bene, allora entriamo!" Esclama Ivy, per poi dirigersi verso l'ingresso, in attesa che uno di noi la segua.
Avanzo, riuscendo già ad intuire che quella che mi si prospetta davanti sarà una giornata estenuante.

Una volta dentro, mi obbligano ad indossare una tuta striminzita in cui riesco a malapena ad entrare.
Il tessuto aderisce perfettamente ad ogni forma del mio corpo, non lasciandomi nemmeno la possibilità di cercare di celare certe parti, che sembrano quasi risultare ancora più esposte.
Riesco a tastare le mie costole, che sembrano essere sul punto di squarciare il tessuto nero e traspirante della tuta.
Ci accompagnano fino all'ingresso della vera e propria sala dove sono custodite le attrezzature.
Prima di entrare uno degli uomini di Capitol ci illustra il regolamento in un discorso che ritengo completamente inutile, dato che ognuno di noi ha già precedentemente partecipato ad un allenamento di quel genere e sappiamo benissimo quali sono le regole.
Non possiamo scontrarci con nessun altro dei tributi, possiamo cambiare le postazioni e programmarle in base al nostro interesse e poi ci sarà una valutazione individuale per ogni di noi.
Non ascolto nemmeno una delle parole che esce dalla bocca di quel lurido scagnozzo di Capitol, e appena tutta questa pagliacciata è terminata e ci danno il via libera, mi avvio verso una delle postazioni che voglio collaudare.
Non voglio sprecare nemmeno un singolo secondo del mio tempo.
Parto con il tiro con l'arco, nel quale me la cavo, seppure non è mai stato il mio punto di forza.
Dallo schermo a disposizione scelgo un programma di difficoltà intermedia, per non attirare fin da subito l'attenzione.
Raccolgo l'arco e la faretra colma di frecce.
L'arco è estremamente diverso da quelli rudimentali che ero solita usare a casa. La corda è decisamente più tesa di quanto la ricordassi,e tastarla mi riporta almeno in parte a casa.
Estraggo la prima freccia e subito scorgo il primo ologramma presentarmisi davanti. Scaglio la prima freccia verso il bersaglio, ma essa non colpisce un punto importante, per cui sono costretta a scagliarne un'altra che arriva dritta nel centro del petto.
Rapidamente estraggo un'altra freccia, e mi preparo a tirare.
Anche il secondo ologramma si presenta, e questa volta mi richiede addirittura tre frecce prima di essere messo al tappeto.
Sto sprecando ogni mia possibilità di essere scelta come alleata.
Mi concentro e inizio a fare sul serio.
Una dopo l'altra scaglio ogni freccia contro ogni ologramma, riuscendo ad abbatterli con un unico colpo, preciso e mortale.
Durante gli ultimi secondi le figure aumentano di numero e mi ritrovo circondata.
Quando mi manca solamente un ologramma sto per essere sconfitta, ma riesco a ribaltare la situazione.
Tenta di colpirmi, ma io gli sfuggo, mi inginocchio e gli scocco l'ultima freccia dritta all'altezza del cuore.
Mi rialzo e poso la faretra e l'arco, con ancora ogni muscolo dolorante e il fiato che sembra non voler entrare nei miei polmoni.
Scorgo fuori dalla vetrata almeno una buona metà dei tributi osservarmi con insistenza.
Riesco anche a vedere Katniss e Peeta, che si scambiano parole che non riesco a recepire da quella distanza.
Decido di cambiare postazione, cercando di non attirare troppa attenzione.
Scorgo subito una postazione che dovrebbe aiutarmi a realizzare delle esche e mi ci fiondo.
Noto subito però che essa è occupata da un'anziana signora intenta a creare un'esca che sembra anche particolarmente notevole.
Riesco ad osservarla di sottecchi per qualche secondo prima che ella si accorga della mia presenza.
"Posso rimanere o preferisce rimanere da sola?" Le chiedo,con il tono più gentile che riesco a produrre.
Lei mi fa cenno di restare e io la affianco, osservando ancora una volta il suo lavoro, frutto di una certa maestria.
" Però, è davvero un lavoro incredibile" le dico, accennando un sorriso che lei ricambia, senza però pronunciare alcuna parola.
" Dice che potrebbe insegnarmi a fare una di queste?" Le chiedo, e lei annuisce.
Osservo le sue mani veloci ed esperte mettersi all'opera, e nel giro di una decina di minuti sono in grado di realizzare un'esca tutto sommato decente.
" La ringrazio moltissimo, vorrei ci fosse un modo per potermi sdebitare con lei per la sua gentilezza"
Lei alza una mano per farmi capire che non vuole che mi preoccupi di questo.
A quel punto ho un lampo di genio.
" Forse un modo per sdebitarmi con lei c'è" le dico, già determinata a raggiungere la postazione per il lancio dei coltelli.

𝐓𝐈𝐋𝐋 𝐅𝐎𝐑𝐄𝐕𝐄𝐑 𝐅𝐀𝐋𝐋𝐒 𝐀𝐏𝐀𝐑𝐓, Finnick Odair Where stories live. Discover now