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12 Gennaio 1941

Le fredde nevicate dell'inverno inoltrato e le temperature glaciali degli ultimi giorni avevano reso impossibile lavorare il terreno. Per evitare che le piante più deboli gelassero, Taehyung le aveva avvolte in pesanti coperte e poi si era assicurato che i loro animali rimanessero sempre al caldo, riparati e con cibo in abbondanza. Il lavoro all'aperto era limitato e lui si ritrovava spesso a trascorrere la maggior parte delle giornate in casa, riscaldandosi vicino al camino, con il libro tra le mani.

Aveva passato ore a sfogliare il libro che gli aveva prestato Jungkook, che era per lui una finestra su un mondo di bellezza e meraviglia. In esso, fortunatamente, si prediligeva la riproduzione di opere d'arte rispetto alla narrazione di esse e Taehyung si trovò rapito dai loro colori e dalle loro forme. Provocavano in lui emozioni contrastanti: da un lato, l'estrema stima per gli autori delle opere stesse; dall'altro, un'immensa frustrazione per la blanda conoscenza che aveva del giapponese, che non gli permetteva di capire le didascalie esplicative.

Nonostante ciò, tra le sue pagine preferite ce n'era una che aveva appuntato con un foglio di carta. L'intera sezione era occupata dalla riproduzione del quadro di una spiaggia. Era una scena che emanava una luce particolare, che sembrava cambiare a seconda dell'angolo da cui la si guardava. Il mare era di un azzurro profondo e si fondeva con il cielo tra varie sfumature. Le barche a vela erano come macchie di colore e la spiaggia era una striscia di sabbia chiara, dove si distinguevano alcune figure in abiti eleganti, che avevano l'aria di appartenere a un altro mondo.

L'immagine gli trasmetteva una sensazione di pace.

Imparò, traducendo a fatica il paragrafo accanto, che il titolo del dipinto era "Spiaggia a Sainte-Adresse" e che Claude Monet aveva dipinto quella scena nel 1867, durante l'estate che trascorse con la sua famiglia in quella località balneare. Incantato dal paesaggio, Taehyung non poteva fare a meno di immaginarsi sulla stessa spiaggia, a respirare l'aria salmastra e a sentire il rumore delle onde, con il vento tra i capelli.

Tuttavia, la pagina su cui tornava più spesso, quasi fino a sgualcirla, era quella che Jungkook gli aveva mostrato a lezione. Un sorriso involontario gli curvava le labbra ogni qualvolta che i suoi occhi si posavano sui loro messaggi in matita, impressi accanto a un paragrafo – fissava il nome scritto in corsivo e non riusciva a non pensare a quanto quella calligrafia elegante si addicesse a Jungkook e a quanto fosse diversa dalla sua, poco sopra, irregolare e disordinata.

Gli era capitato, durante quelle lunghe ore di studio assiduo, di soffermarsi su dei quadri in particolare che per il soggetto o il tema, suscitavano in lui una forte nostalgia. Taehyung avrebbe voluto condividere con Jungkook le sue impressioni, sapere cosa ne pensava, scoprire se le opere che lo colpivano erano le stesse che affascinavano anche lui, quali emozioni gli suscitasse osservarle. 

E quando un dipinto gli piaceva tanto da spingerlo a riprodurlo su un foglio di carta, con i materiali che aveva a disposizione, avrebbe voluto fargli vedere il risultato, perché sentiva che lui lo avrebbe apprezzato e incoraggiato.

Taehyung sapeva che le sue erano poco più che fantasie, sogni ad occhi aperti la cui unica colpa era quella di renderlo un inguaribile romantico. Se da una parte era sicuro che avrebbe rivisto Jungkook – almeno per restituirgli il libro – dall'altra non voleva illudersi con la convinzione che il ragazzo desiderasse passare più tempo in sua compagnia. Figurarsi ascoltarlo mentre gli raccontava quanto quel libro gli fosse piaciuto o stare accanto a lui mentre gli mostrava i suoi disegni.

Sebbene fosse frutto della sua immaginazione, ciò non gli impediva di rallegrarsi al pensiero che tutto potesse un giorno diventare realtà. Questo lo portava ad aggirarsi per casa con un sorriso stampato sul volto, suscitando la curiosità della sua famiglia.

Louder than bombsNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ